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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Sochi 2014 / Sara' (finalmente) Armin Zoeggler l'alfiere azzurro

Martedì 5 Novembre 2013

zoegglerTerzo altoatesino, in ordine di tempo tra gli slittinisti (dopo Hildgartner nell’84 e la Weissnsteiner nel ’98), toccherà al “cannibale” reggere il tricolore durante la cerimonia d’apertura dei Giochi Invernali di Sochi (7/23 febbraio), i primi a livello del mare. La scelta, com’è noto, l’ha fatta il CONI un mese fa, dando finalmente ragione ad Armin Zoeggler che, quest’incarico, aspettava almeno da Torino 2006. A quell’epoca avrà da pochi giorni compiuto i 40 anni, se vogliamo un altro record. Che va a sommarsi ai due titoli olimpici (2002 e 2006), alle sei corone mondiali, alle tre europee e, soprattutto, alle dieci Coppe del Mondo, sei delle quali consecutive. Chi più di lui? Anche se la sua gara olimpica, all’indomani dell’apertura, rischierà di mettere fine a una carriera leggendaria. Col timore che ne risenti tutto il piccolo comparto dello slittino olimpico che, diversamente da quello su strada (popolarissimo in Alto Adige), soffre di una perenne crisi di vocazione. Ma intanto prepariamoci a godere dell’ultimo (forse) capitolo che il “cannibale” scriverà nel budello di Sochi. Ma chi è Armin Zoeggeler?

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Musei / Chiude il Ghisallo ma il Governo da' 25 milioni per 14 Musei a tema sportivo.

Lunedì 4 Novembre 2013

Un tema suggerito dall’apertura al Lingotto di “Artissima”. Intendiamoci, stiamo parlando di una delle maggiori vetrine mondiali sull’arte contemporanea che nulla ha da spartire – in quanto a livello culturale – coi circensi maneggi del prossimo venturo (?) “Museo dello Sport” che dovrebbe essere inaugurato nei maltrattati spazi della “Casa delle Armi” di Luigi Moretti, il fondatore di Spazio del quale, proprio quest’anno, ricorreva il quarantennale della morte. Occasione casuale, certo, ma utile per una riflessione sui Musei in genere che tanto bene, da noi, non se la passano. Dei quattromila circa spazi censiti nel nostro Paese, a godere di buona salute non sono più di un centinaio. La quasi totalità arranca tra (mancati) finanziamenti e (cronica) assenza di visitatori, moltissimi poi sono inagibili o semplicemente chiusi. Una riprova della fatica di vivere da italiani, se pensiamo che mentre noi guardiamo Pompei cadere a pezzi, a Londra una mostra sulla stessa Pompei guadagna al botteghino oltre 12 milioni di euro. Ecco, “Artissima” ora propone uno scenario in controtendenza, indirizzato ai giovani, artisti o visitatori. Ma che c’entra con il “Museo dello Sport”? Nulla, per carità: sola una conferma che per fare le cose al meglio, bisognerebbe affidarsi a persone che conoscono il loro mestiere (e, soprattutto, lo sanno fare con la professionalità richiesta).

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Calcio / Le incertezze e i distinguo della giustizia sportiva

Mercoledì 23 Ottobre 2013


curva


Dal razzismo agli insulti “territorialmente discriminatori”, il passo è breve, come insegna anche ai più distratti il calcio malato dei nostri giorni. Che sport, almeno al massimo livello, non lo è più da tempo, trasformatosi com’è in uno spettacolo (si fa per dire) senza regole e, soprattutto, senza bilanci in ordine. Uno squarcio sul presente, figlio del nostro tempo, direte, ma che si fa una certa fatica ad accettare come metafora della nostra vita quotidiana. Ma tant’è. In tale direzione vanno le recenti decisioni del giudice sportivo (Giampaolo Tosel) con la chiusura delle curve – poi, chissà perché, solo quelle, come se gli altri settori fossero riservati solo alle educande – ad ogni sospir di canti al vento. Elevati contro tutto, gli avversari in campo, ma non solo. Con una certa apprezzabile fantasia rivolta anche contro chi si trova al momento lontano, ma pur sempre “nemico” dei propri colori. E allora giù con le sentenze, curve chiuse e tutti davanti ai televisori.

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Impianti / Si riparla della “Citta' dello Sport” di Tor Vergata

Martedì 8 Ottobre 2013

Sembrerebbe, allora, che sia stato riaperto il polveroso dossier di Tor Vergata: la “Città dello Sport” che doveva essere pronta – all’epoca di Veltroni sindaco – per i Mondiali di nuoto del 2009 (quelli di Diacetti e Malagò) e che si era arenata in cento pastoie. Per chi non ricorda, proprio nell’ufficio di Veltroni, il 20 febbraio 2006 erano stati siglati gli atti per una società Comune di Roma-Federnuoto che doveva gestire l’organizzazione dei Mondiali, dei quali Malagò era stato designato presidente. Terreno scelto, quello che circonda l’università di Tor Vergara. Lavori affidati all’archistar Santiago Calatrava che aveva designato arditi ghirigori di cemento, poi abbandonati per anni all’incuria malgrado le centinaia di milioni costati (pare 250). Come fotografia del nostro bel vivere, c’erano state anche un paio di inaugurazioni anticipate. Poi il silenzio. Le gare mondiali erano tornate al Foro Italico – su più affidabili impianti costruiti negli anni Trenta – e della “città dello sport” nessuno aveva parlato più per anni.

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CIO / Thomas Bach nuovo presidente. Restera' in carica (almeno) fino al 2021.

Giovedì 12 Settembre 2013

bachrogge


E’ il sessantenne tedesco Thomas Bach il nono presidente del Comitato Olimpico Internazione fondato il 23 giugno 1894: questo il responso delle elezioni tenute all’Hilton di Buenos Aires il 10 settembre nel corso della 125ª Sessione. Succede al chirurgo belga Jacques Rogge – in carica dal 16 luglio 2001 – ex-velista con tre partecipazioni olimpiche alle spalle, rimasto alla guida il CIO negli ultimi tre quadrienni, i più difficili nella storia secolare dell’organismo. Toccherà ora a Bach – ex-fiorettista vincitore di un oro olimpico a squadre a Montreal 1976 –, affermato uomo d’affari ed avvocato, indirizzare il CIO verso acque meno insidiose e restituire al Comitato una autorevolezza oggi intaccata dall’asservimento a un certo potere economico (leggi sponsor e televisioni) e l’occhiolino a una certa geo-politica dettata dalla “globalizzazione”. Non per nulla, in questi anni di cambiamenti, della “mission” del CIO resta poco più che un ricordo, mentre lo sport appare ingabbiato nelle sue profonde contraddizioni, su tutto doping diffuso e flussi di denaro. Un compito enorme quello che cade sulle spalle di Bach che lo dovrà affrontare in pratica da solo, non potendo contare su un Esecutivo altrettanto nuovo. Nuovo leader, vecchio governo: una riprova di come appaia sempre più anacronistico, nel nostro secolo, un organismo fondato nell’Ottocento, con regole e liturgie sempre più datate.

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