Piste&Pedane / Suvvia, signor presidente, basta un po' di fantasia
Mercoledì 11 Agosto 2021
Usciti da un’Olimpiade come mai nella storia patria, ora si stanno tutti scervellando su come far fruttare, in termini propagandistici e mediatici, questo inaspettato “grasso che cola”, casomai pensando alle nuove vocazioni.
Daniele Perboni
Quelli che la scuola, oh yes! Quelli che il governo, oh yes! Quelli che mamme ora mandate i vostri figli a fare atletica, ho yes! Quelli che, un giornalista, ma ora che inizia il calcio non avete paura che vi porti via spazio e interesse? Ho yes! Quelli che ma siete voi che dovete continuare a seguirci e darci spazio, ho yes! Quelli che è Tortu il salvatore della patria, ho yes! Quelli che ma gli altri tre che ci stanno a fare allora, oh yes! Quelli che grazie a Stefano Mei per queste medaglie, oh yes!
Duribanchi / Giochi come sonnifero temporaneo
Martedì 10 Agosto 2021
Pensieri di mezza estate. Certo, le Olimpiadi, ma hanno il torto di durare solo due settimane. Poi cala la tela e riparte lo spettacolo del quotidiano: dal “non ritorno” del clima alle migrazioni, dalla RAI lottizzata ai misteri buffi del calcio.
Andrea Bosco
Tokyo: fine dei Giochi. Pessima battuta per dire che forse il “gigantismo” dell’evento andrebbe ripensato. Le Olimpiadi sono sport: fatica e sudore. Ma anche business. E spettacolo. De Coubertin sarebbe inorridito per come si è evoluta la sua creatura. Essendo io contro la “globalizzazione” (che non significa alzare muri, steccati e roba del genere, ma solo non rendere indiscriminato quello che poi nessuno è in grado, se le cose vanno male, di contenere) non potevo scrivere diversamente. I Giochi hanno monopolizzato l’interesse del mondo. Mondo che ha preso un temporaneo sonnifero davanti alle ferite, ai mali, alle menzogne.
Osservatorio / Evviva i Giochi Olimpici di Tokyo
Martedì 10 Agosto 2021
Alcune considerazioni su una edizione che, malgrado le restrizioni del Covid, è andata oltre le attese. La televisione, i successi italiani, le future scelte del CIO, l’obbligo per CONI e Federazioni di mostrarsi all’altezza del valore degli atleti.
Luciano Barra
Evviva i Giochi Olimpici Tokyo 2020, non i Giochi Olimpici in genere, ma questi appena terminati in particolare. E spiego, dal mio punto di vista, perché. Nonostante le perduranti difficoltà della pandemia sono servite a marcare una ripartenza di cui tutti noi, tutto il mondo, avevamo bisogno. Come sempre prima dei Giochi abbiamo dovuto leggere, da quelli che definisco “corrispondenti di guerra”, reportage negativi e drammatici. Secondo loro i Giochi non si dovevano fare, con il rischio di una depressione totale. Lo stesso era capitato prima di Atene 2004 e di Londra 2012, causa il terrorismo ed anche prima di Rio 2016.
Fatti&Misfatti / Olimpiadi addio, vai col Tiggi'
Lunedì 9 Agosto 2021
“Se la stampa straniera ironizzava giurando di non conoscere Jacobs, come poteva sapere dell’indagine sul nutrizionista abbandonato, l’amico d’infanzia che nel processo ancora da svolgere si dichiara addirittura parte lesa?”
Oscar Eleni
Dal museo milanese delle illusioni, inventato da un croato, bello quasi come le montagne fluttuanti cinesi Tianzi, finto pianeta in Avatar. Eravamo nell’immaginario. Come le troppe cose che vorrebbero farci digerire dopo Tokyo gli stessi che mai si sono vergognati di considerare sport minori quelli che, partendo dall’atletica, hanno dato gloria e titoli, gli stessi che non hanno mai considerato l’educazione sportiva, lo sport stesso, importante per una scuola emancipata. Serviva la stanza dove i nani si sentono giganti e viceversa, era necessario stare in piedi nella camera inclinata, perché Giochi come quelli di Tokyo ci hanno portato in zona pericolo, quella dove il cervello non si accorge della mancanza di equilibrio.
I sentieri di Cimbricus / Che fine hanno fatto gli Stati Uniti?
Lunedì 9 Agosto 2021
Le nuove gerarchie atletiche dopo Tokyo: praticamente sparite Francia e Germania, la nuova Europa continentale e post Brexit ha ora i paesi guida nell’Italia, nella Norvegia, nella solida Polonia.
Giorgio Cimbrico
Le prestazioni che hanno lasciato il segno, che a qualche vecchio suiveur hanno strappato un gemito, in una “recerche” del tempo perduto e ritrovato (“ma qui siamo di fronte a un nuovo Mexico ‘68”) sono il 45”94 di Karsten Warholm, ancora ammantato di un’aura di irrealtà per chi è cresciuto a forza di 48”, di 47” e di una “rara avis” siglata 46”; l’euro 3’28”32 di Jakob Ingebrigtsen che prelude a un attacco del ragazzo con il “ritmo dentro” al record mondiale, non lontano dal quarto di secolo e sempre freschissimo nella memoria, di Hicham el Guerrouj; il 9”80 di Marcell Jacobs, terminale di una raffica di tre record italiani e due europei.
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