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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Scherma / La scomparsa di Luigi Carpaneda

Sabato 17 Dicembre 2011

Se ne è andato a 86 anni travolto sulle strisce mentre rientrava a casa dopo una sosta all’edicola, come ogni mattina. Principe dell’esistenza, nelle sue mille vite Luigi Arturo Carpaneda era stato alpino per obbligo, poi schermidore per scelta, ingegnere per predisposizione, e infine velista per scelta. Proprio sul mare aveva vissuto gli anni più intensi. Il suo primo amore era stato la scherma alla quale s’era avvicinato a 24 anni, nel 1949, con ancora addosso i segni della guerra che per lui aveva significato una deportazione in Germania e l’invio al fronte russo. Era stato tra gli ultimi a rientrare da quell’inferno di ghiaccio dopo una lunga odissea affrontata per lo più a piedi. Strappando il tempo agli studi universitari, con quell’impasto di destrezza e di furbizia che lo sosteneva in pedana, già nel 1953 era entrato nella selezione nazionale, in tempo per far parte della squadra che vinse il titolo olimpico a Melbourne 1956. Con lui – come mostra una copertina de Lo Sport Illustrato di Emilio Di Martino – c’erano Edo Mangiarotti, Manlio Di Rosa, Giancarlo Bergamini, Vittorio Lucarelli, Antonio Spallino, destinato a metterà a segno la stoccata decisiva.

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Atletica / Londra 2012: parte il “rinnovamento” di Arese


Venerdì 9 Dicembre 2011

Dopo mesi di latitanza, il grande silenzioso finalmente ha parlato. Per farlo Francesco Arese ha scelto un palco autorevole, quello della Rcs: Corriere della Sera e Gazzetta. Una soluzione eccessiva (o inutile, secondo le opinioni) per esternare un progetto che ai più è parsa una spremuta di acqua, neppure tanto fresca. Dopo il disastro annunciato di Daegu, a soli otto mesi di Londra, sarebbe stato lecito attendersi un’analisi più approfondita sullo stato dell’arte, con soluzioni drastiche ma condivisibili. Niente di tutto questo. Non bastano frasi roboanti, del tipo “è venuta l’ora di cambiare tutto”, frasi che non fanno più effetto da tempo. Quanto ci si attendeva, una rivoluzione, un cambio di rotta, si è tradotto in una imbarazzante sequela di propositi che – alla conta finale – non potranno che lasciare le cose nell’attuale immobilismo.

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Politica sportiva / CONI: austerita (per le federazioni) nel 2012

Sabato 3 Dicembre 2011

Tempi di austerità. Un po’ per tutti, quindi anche per lo sport. Almeno per quello che, come il CONI, vive e prospera di denaro pubblico. Per le federazioni – olimpiche o meno – la cura dimagrante per il 2012 si tradurrà in un “taglio” di poco superiore al 20%. Una sforbiciata consistente, in qualche maniera conseguenza delle manovre dello scorso agosto volute dal ministro Giulio Tremonti. Annunciata l’ultimo giorno di novembre, poche ore prima che il governo del presidente affidato a Mario Monti rivelasse la sua ricetta “lacrime e sangue”, la manovra al ribasso per lo sport capita in un momento poco propizio, coincidente com’è con l’anno olimpico. Tutto muove dal ridotto contributo statale (comunque superiore alle attese) che, per il 2012, si attesta a 408,9 milioni di euro, mentre per il 2011 era stato di 447,8 (in linea costante con l’ultimo quadriennio, come si rileva dall’ultima relazione della Corte dei Conti sulla gestione economica del CONI). Una riduzione netta, quindi, di 38,9 milioni che, secondo i dati resi noti, andranno a pesare per oltre 16 milioni sulla sola federcalcio. Per tutte le altre federazioni il taglio sarà “lineare”, attestato cioè su una riduzione media del 20,4%, sia pure corretta per le federazioni olimpiche da altri parametri (risultati recenti, contributi olimpici, ecc.). Non subiranno riduzioni rispetto al passato quelle federazioni che disponevano già di finanziamenti inferiori al milione di euro.

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Giornalismo / Rino Negri, cantore di un ciclismo che non esiste piu

Mercoledì 30 Novembre 2011 

Con la morte di Rino Negri, scomparso a 87 anni, se ne è andata una delle ultime firme storiche del giornalismo sportivo italiano. Grande cultore di ciclismo (sport che aveva anche praticato sin da adolescente con una iniziale propensione per la velocità, visto che a metterlo in sella era stato Verri, correndo per le piccole società della sua zona), per la Gazzetta – il giornale che lo aveva accolto sin da giovane – aveva seguito 42 edizioni del Giro d’Italia e 39 del Tour de France, un record difficilmente eguagliabile. La sua carriera in Gazzetta era iniziata all’ombra di un altro generoso interprete delle due ruote, Guido Giardini, che lo aveva preceduto nella rubrica di ciclismo, la più prestigiosa della vecchia “rosea”. Capace di una scrittura immediata e senza eccessi, sempre comprensibile, illuminata da sprazzi di cultura tecnica, Negri poggiava le sue cronache e i suoi commenti su una competenza non comune, mai accademica. S’era innestato con personalità su quel fortunato filone tracciato tra le due guerre da Emilio Colombo e da Giuseppe Ambrosini, due colossi del giornalismo sportivo che, come lui, avevano amato il ciclismo sopra ogni cosa.

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Politica sportiva / Nuovi scenari col nuovo Governo

Giovedì 24 novembre 2011

Lo scorso venerdì il Governo del presidente affidato a Mario Monti ha ricevuto la fiducia nei due rami del Parlamento ed è entrato nella pienezza dei suoi poteri. Dall’angusta angolazione dello sport va notato che la competenza sul suo comparto ritorna in abbinamento col Turismo, come in un lontano passato (ricordate i fasti di Via della Ferratella?). Il nuovo ministro incaricato anche del comparto sport è ora il 73.enne commercialista bolognese Piero Gnudi, uno dei professionisti più noti e influenti del Paese. Nei suoi profili si legge che è stato presidente dell’Enel e consigliere di un numero imprecisato di società private dalle quali, per evitare conflitti di interesse, dovrebbe aver già dato le dimissioni. Ma soprattutto, come è stato ricordato, “nell’elenco sterminato dei suoi clienti c’è metà dell’Italia che conta”.

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