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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Servire, obbedire e non combattere

Martedì 22 Maggio 2018

madrid


Ammettiamolo, questi spagnoli sono da invidiare: vivai fiorenti,
palazzi di qualità, da loro funziona perfino la Liga.

di Oscar Eleni

Sottobraccio a Marcello Fonte e Nicolo Melli davanti alla statua madrilena dedicata all’orso e al corbezzolo pianta curativa. Ci piace sognare di averli avuti al fianco anche nel bosco deli sconosciuti al parco del retiro: il primo perché straordinario in Dogman e infatti lo hanno premiato come miglior attore a Cannes, che per noi non esiste più da quando ci manca Torquemada Porelli; il secondo per la bella partita che ha giocato in finale a Belgrado contro il Real, unico del Fenerbahce a battersi come si doveva in una finale. Non lo ha fatto Datome, non lo ha fatto di certo Vesely palla al piede per Obradovic.

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Saro' greve / Gentile: un record mondiale di gruppo

Lunedì 21 maggio 2018
 
gentile3
 
Metti una sera a cena a casa Gentile, a cinquant'anni dalla piu' straordinaria e sorprendente gara della storia olimpica.
 
di Vanni Loriga
 
Metti una sera a cena a Casa Gentile e fai un salto indietro di circa 1330 giorni e ti trovi proiettato a Città del Messico. Il 17 ottobre 1968, a partire dalle 15,15 locali, si disputa la finale del salto triplo. È passata alla storia come la “gara delle gare” definita da Eddy Ottoz come il primo caso di “record mondiale di gruppo”. Tutto era iniziato il giorno prima, durante le qualificazioni. Alle 11,10 del 16 ottobre Giuseppe Gentile aveva stabilito il primato mondiale cancellando con 17.10 il precedente 17.03 di Jozsef Schmidt. Il giorno dopo la finale. Per cui, nell’arco di una giornata, il record assoluto fa un progresso di 36 centimetri e in una specie di staffetta passa in quattro mani con cinque miglioramenti. Il detentore uscente deve accontentarsi del settimo posto mentre si trova relegato in nona posizione il campione europeo, il bulgaro Georgi Stoikovski.

Nella foto post-Messico, Beppe col padre Vincenzo e l'allenatore/mentore Luigi Rosati.

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Osservatorio / Ma dove sta andando la federAtletica?

Sabato 19 Maggio 2018

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Tre argomenti di stretta attualità mettono in discussione le strategie di gestione e di comunicazione della FIDAL.

di Luciano Barra

Mi sono astenuto negli ultimi mesi dal fare commenti sullo stato della nostra atletica, soprattutto dopo i poco brillanti risultati dei Mondiali Londinesi. Questo soprattutto per non criticare atleti o tecnici che comunque, secondo me, sono gli ultimi ad essere responsabili degli stessi. Alla stessa maniera evito ora di far commenti sui primi risultati positivi della stagione appena iniziata. Lo evito perché gli stessi vanno giudicati solamente in presenza di “reali” confronti agonistici. Sono sicuramente un buon inizio a dimostrazione che se c’è un piano di programmazione tecnica seria i risultati gioco forza vengono. Tra l’altro sono allergico a: a) leggere di risultati (quelli dei 100 metri) ottenuti in condizioni di altitudine e di vento favorevoli. Sperando che prossimamente non si invertano rettilinei od altro. I “garretti” si formano nelle condizioni avverse.

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Fatti&Misfatti / Spesso capita che i peggiori non sono i battuti

Venerdì 18 Maggio

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Purtroppo il play off stile Crudelia ispira cattivi pensieri: si sa che i muscoli non si muovono bene se la mente non li comanda.

di Oscar Eleni

Da Osimo dove un tempo si giocava pure buon basket perché dovevamo accendere un cero a San Giuseppe da Copertino che morì in solitudine e non riusciva più a volare. Ci sembra di conoscerlo da sempre. Purtroppo il play off stile Crudelia, regia di chi ha diretto un bel film come “Non si uccidono così anche i cavalli”, ispira cattivi pensieri. Puoi vincere soltanto se hai di tutto e di più, al momento i fatti dicono questo. Nel 2018 si va avanti con questo passo da Strumtruppen, mentre era il 1969 e Sydney Pollack pensava più a Jane Fonda che ai play off del basket italiano, invenzione della stagione 1977-78. Da quel tempo, purtroppo, una cosa non è cambiata di sicuro: la brutalità di arrivare all’epilogo con il grande caldo dentro palazzi dove fa sempre un gran freddo soltanto per la vergogna di doverli far vedere a qualche straniero di passaggio, perché di aria condizionata non se ne parla proprio.

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I sentieri di Cimbricus / E pensare ch'era un gioco per soli Sahib

Venerdì 18 Maggio 2018

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Esportato con tutti i suoi riti, in un fenomeno di riflusso storico, il Rugby britannico ritorna cambiato di pelle.  

di Giorgio Cimbrico

Era un gioco per soli Sahib, è diventato il gioco per tutte le razze del mondo: Thomas è del Mali, Itoje nigeriano, Nyanga congolese, Navidi iraniano, Goromaru giapponese, Trinh Duc vietnamita. Non è il caso di fornire un elenco, anche molto parziale, di tongani, samoani, fijiani. Meglio ricordare i baschi, i lituani che hanno giocato per l’Argentina, i norvegesi che hanno avuto i loro momenti in Premiership, gli olandesi bianchi e neri (Visser e Betsen), gli albanesi, i georgiani, gli ucraini.

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