Atletica / Il caso Schwazer, ... se cosi' fan tutti, ...
Giovedì 18 Settembre 2014
(gfc) La chiusura inchiesta della Procura di Bolzano su Alex Schwazer, con i relativi rinvii a giudizio, va aprendo scenari inediti (ma non nuovi) sul doping in Italia. Che evidenza in particolare una grave carenza di controlli e, soprattutto, di interventi sanzionatori. Al centro, la mancata reperibilità di molti atleti secondo quanto stabilito dai protocolli della WADA, l’agenzia mondiale antidoping. Una distrazione elevata a sistema: nessuno rispondeva (atleti) e nessuno sanzionava (istituzioni sportive), a voler essere sintetici. Sotto la lente l’intero biennio preolimpico 2011/12 e gran parte della squadra di Londra 2012. Una conclusione forse affrettata, ma che getta una luce sinistra su tutto l’ambiente dell’atletica, neanche mancassero altri tipi di problemi.
Rio 2016 / CONI: bilanci mondiali in profondo rosso, ma tutto tace.
Mercoledì 10 Settembre 2014
Ci si è messa anche la pallavolo di Mauro Berruto, il coach indicato da Enrico Letta, quand’era premier, come l’uomo della svolta, il valore aggiunto della nuova visione dello sport olimpico italiano. Invece, il sestetto azzurro, dopo un girone eliminatorio disastroso ai Mondiali polacchi, difficilmente potrà entrare tra le sei squadre che si disputeranno le medaglie. (Oggi nel pomeriggio la partita verità contro la Serbia). E qui arriviamo al punto. A meno di due anni dai Giochi di Rio i segnali che giungono dai Mondiali (e dagli Europei) disputati questa estate risultano preoccupanti. Annunciata come un cambiamento epocale, la gestione del CONI da parte di Giovanni Malagò sta presentando preoccupanti crepe. E qualche scivolone mediatico, come i ripetuti annunci sulla federcalcio, finita – com’era logico – nella mani di Carlo Tavecchio. Il quale ultimo, a 71 anni suonati, è rimasto l’unico per ora a parlare di cambiamenti o riforme. Che poi non si faranno, come insegna Renzi, ma a parlarne si guadagnano tempo e considerazione.
Amarcord / Oliviero Beha, primatista mancato di mezzofondo, ...
Giovedì 7 Settembre 2014
(gfc) L’altro giorno ho comperato “Un cuore in fuga”, l’ultimo libro di Oliviero Beha dedicato alla “seconda vita” di Gino Bartali (ora pubblicizzata oltre quanto avrebbe voluto la riservatezza del Ginettaccio). Bartali è stato – assieme al Grande Torino – il mito della mia fanciullezza. Anni fa, un mio libro si classificò al secondo posto ad un “Premio Bancarella”, preceduto proprio da una sua biografia. Bartali, ch’era presente alla cerimonia sulla piazzetta di Pontremoli, mi dette la mano, calda e pesante, e chissà perché quella “sconfitta” mi parve meno importante. Dicevo di Beha. Voi già sapete tutto, della sua verve, del suo essere fedele a se stesso e volutamente “contro”. Per conferma chiedere ad Eugenio Scalfari. Giornalista, conduttore televisivo, scrittore. Opinionista, si dice oggi. Mi fermerei a polemista raffinato e arguto. Se non s’è capito, confesso di avere un debole per Oliviero, che ho sempre chiamato Oliver. L’ho conosciuto ragazzino, quando arrivò all’Acquacetosa – il nostro campo della via Paal -, studente dell’Orazio, portato all’atletica da Elio Sicari ch’era il suo professore di e.f.
Focus / Ma siamo certi che l'atletica sia solo Usain Bolt?
Martedì 2 Settembre 2014
(gfc) Le recenti riunioni di Zurigo e Berlino hanno prodotto una serie di eccellenti risultati tecnici. Passati in secondo piano per l’assenza di Usain Bolt che ha chiuso la sua fulminea stagione (nel senso di impegni agonistici) con i 100 indoor di Varsavia. Certamente il 28enne Bolt resta l’atleta n. 1 al mondo, ma mi chiedo – e vi chiedo, così, tanto per parlare – se i suoi record mondiali e i suoi titoli olimpici/mondiali siano l’alibi più fedele per l’atletica dei nostri tempi. Che l’atletica sia ormai stabilmente Bolt-dipendente è un fatto; che Bolt sia in grado di caricarsi il peso di tutto il circo è un altro. Fermiamoci all’agosto di quest’anno, dopo i tormenti degli infortuni e del tendine. Bolt ha viaggiato molto, da Glasgow (2 agosto: Giochi del Commonwealth, con una straordinaria frazione della 4x100 e l’infelice dichiarazione sui quei “Giochi di m …”) a Copacabanam come mostra la foto (18 agosto: dove ha corso su una pista stesa sulla spiaggia) e a Varsavia (23 agosto: dove ha preteso che si chiudesse la copertura dello stadio). Ieri era a Pechino dove si è esibito con un monopattino per promuovere i mondiali del prossimo anno, credo. Leggo sul The Guardian on-line di una sfida contro un giapponese di 103 anni, personale di 38”35 sui 100. Questa, se vera, ci mancava.
Atletica / Stefano Baldini: a dieci anni da Atene 2004
Venerdì 29 Agosto 2014
Terzo italiano, dopo Dorando Pietri e Gelindo Bordin, ad aver vinto una maratona olimpica, è entrato di slancio della storia a cinque cerchi vincendo per distacco la maratona ai Giochi di Atene, il 29 agosto 2004, come dire oggi di undici anni fa. Corridore dall’andatura leggera e redditizia, pur se non sempre esteticamente irreprensibile, ma dotato di notevole potenza muscolare e salda determinazione mentale. Queste le caratteristiche che hanno consentito a Stefano Baldini di occupare un posto di rilievo nella storia dell’atletica: non soltanto per aver vinto la maratona olimpica di Atene (scaramanticamente, alla 17ª esperienza sulla distanza), ma anche per la lunga serie di risultati di pregio inanellati all’insegna di una continuità ventennale che ha pochi riscontri nella corsa lunga, di certo nessun’altra in Italia.
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