Osservatorio / Le amare sorprese dell'uovo pasquale
Mercoledì 17 Aprile 2019
Fatte le nomine per la governance di Sport&Salute – la società che dirigerà in futuro lo sport italiano –, si aspetta che vengano diffuse le linee di programma. Augurandosi che non si limitino a quanto annunciato ieri dal Sottosegretario Giorgetti.
Non c’è bisogno di essere cattolici osservanti per scandalizzarsi quando si sentono delle bestemmie. Ma quando queste vengono pronunciate – per di più dai nostri politici – nella Settimana Santa che precede la Pasqua, c’è il rischio di convertirsi talebani. Questo è quanto mi è accaduto e che ha ispirato l’attuale intervento, anche se a gamba tesa. Questa è la sensazione che ho provato stamani leggendo sul tablet la Gazzetta dello Sport – come tanti non compro più l’edizione cartacea da tempo, per evitare di incorrere in tutte le baggianate sul calcio – l’articolo dell’attento Valerio Piccioni sul primo incontro fra il Sottosegretario Giancarlo Giorgetti e la Giunta del CONI.
Piste&Pedane / A colloquio con l'uomo che crede (solo) nel lavoro
Mercoledì 17 Aprile 2019
Il futuro del nostro movimento atletico è affidato ad Antonio La Torre, l'allenatore filosofo che scommette nel lavoro di squadra e che teorizza la necessità di tornare a parlare come "noi" e non più come "io".
Daniele Perboni
Se Pietro da Morrone, al secolo Celestino V, colui che fece per viltade il gran rifiuto, fu messo da Dante fra gli ignavi. Oggidì in quale antro dovremmo collocare Antonio La Torre che ha rifiutato il posto da Direttore Tecnico quattro volte? A sua discolpa potremmo dire che, grazie a quelle rinunce, quattro tecnici hanno trovato lavoro. Ora, non abbiamo la spudoratezza di assimilarci al sommo poeta e neppure di accomunare il D.T. a quel Papa abruzzese del 1294, ma alcune domande impertinenti le abbiamo volute ugualmente porre.
Professor Antonio La Torre, quando e perché ha deciso di mettersi dall’altra parte della barricata, cioè allenare piuttosto che essere allenato?
I sentieri di Cimbricus / Storie del deserto che strego' Gordon Pasha
Martedì 16 Aprile 2019
I giornali e i telegiornali tornano a parlare degli orrori che il Sudan ha provato e continua a provare: il genocidio, la fame, la sete, la sopraffazione, la malattia, i malcelati interessi delle potenze.
Giorgio Cimbrico
Abbacinante, un aggettivo che crea in fretta un effetto, perfetto per sconfinare nell’effettaccio, specie se accompagnato da un rullar di tamburi, dal tintinnare dei finimenti dei cammelli. È l’unico per capire il Sudan, un’infinita distesa bianca, spaccata dalla striscia azzurra del Nilo; orizzonti tremolanti nella calura, truccati dal miraggio. Paese di sole spietato, di fango, d’acqua. A sud, verso Equatoria, verdissimo. Il Sudan è Africa araba, è Africa Nera. T. H. Lawrence si innamorò del deserto dell’Arabia che i romani chiamavano petrea: sabbia che tende all’arancione, cattedrali di arenaria, pinnacoli scuri, gole, cespugli e fichi stenti che tentano di conquistarsi un piccolo spazio vitale, piccole fonti, pozzi da cui pescare acqua sabbiosa e salmastra.
Fatti&Misfatti / Previsioni, gente, solo previsioni: non certezze
Lunedì 15 Aprile 2019
Alle ultime tornate di campionato, la scelta (obbligata?) delle otto che si schiereranno sul tabellone dei play off. Sullo sfondo, neppure tanto lontane, le strategie per dare un'anima ad Azzurra tremebonda che, d'un colpo solo, si gioca Mondiali e Olimpiadi.
Oscar Eleni
Con un mazzo di fiori preso nelle meravigliose acque polinesiane di Tuvalu da portare a Sugar Ray Richardson sul campetto bolognese del Meloncello. Con lui questo basket era stato ingiusto ieri e non ha fatto di meglio oggi che è tornato a salutare gli amici veri. Fiori che avremmo dovuto dare anche a Sasha Djordjevic per riconoscenza, ma anche solidarietà perché la Virtus che gli hanno servito è una squadra fredda, lessa. Una cosa davvero brutta e pensare che davano tutta la colpa a Pino Sacripanti. C’era rimasto male al piccolo Madison, vedendo quello che è rimasto della Virtus, anche Sugar, nel suo ieratico gessato, come ce lo ha descritto il Fuochi che non deve rispondere a famigli, agenti, uomini del padrone, e ha sistemato la prova contro Brindisi con nessuna sufficienza.
Saro' greve / I triangoli pitagorici di Klaus e Natalino
Lunedì 15 Aprile 2019
La storia, è appena il caso di dirlo, siamo noi ... Continua con questa nuova puntata il viaggio alla riscoperta (mai troppo necessaria) dei grandi Maestri che hanno forgiato lo Sport italiano a cavallo della indimenticabile Olimpiade di Roma.
Vanni Loriga
Questo “greve” è dedicato al pugilato italiano e a quei Maestri che nell’ultimo secolo l’hanno fatto grande. Parto dalla premessa che la mia carriera giornalistica ebbe inizio proprio con un articolo sulla boxe, pubblicato nel 1950 da Paese Sera, il cui responsabile delle pagine sportive era Antonio Ghirelli. Vivevo allora a Civitavecchia ed intervistai Alvaro Cerasani (detto “er palletta”, allievo di Lucifero Panaccione), che si preparava al combattimento per il titolo tricolore dei pesi piuma nella palestra di Carlo Saraudi. E qui usciamo dalla cronaca ed entriamo nella storia.
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