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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

I sentieri di Cimbricus / Il sipario su Pechino 2022 ... together

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Venerdì 4 Febbraio 2022

 

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Non sappiamo se sia il caso di parlare di diritti umani, di censura, di sorveglianza, di regime, di palese complicità del CIO, ma solo di “diritti sportivi” che oggi vengono trascurati, accantonati, calpestati.

Giorgio Cimbrico

Un braciere – caldron, in inglese – così piccolo non si era mai visto: una fiaccola, l’ultima, sistemata da due giovanissimi cinesi poco conosciuti in un maxi-cristallo di neve fatto di luci; una compilation di musiche per la sfilata delle squadre che aveva l’apparenza e la sostanza di quelle cassette da due soldi che si compravano per l’ascolto durante noiosi viaggi in macchina: brevi brani dalla Carmen di Bizet, dalle Quattro Stagioni di Vivaldi, dalle Pomp and Circumstances Marches di Elgar, da Cajkovskij dell’etichetta nera il brandy che crea un’atmosfera, da Mozart sentito in una miriade di spot pubblicitari: con i diritti d’autore Wolfgang sarebbe più ricco di Bezos, altro che fossa comune.

Poco prima della cerimonia, collegamento con la pista di discesa libera: monti sabbiosi, vento che ovviamente trasporta la sabbia, temperatura venti sotto zero, neve artificiale che si liquefa lo stesso.

Qui non c’è proprio l’intenzione di parlare di diritti umani, di censura, di sorveglianza, di regime, di mordacchie, di complicità del CIO (un repertorio molto battuto …), solo di “diritti sportivi” che oggi vengono trascurati, accantonati, calpestati.

Wengen, Kitzbuhel, Garmisch, Bormio: e invece l’oro olimpico verrà assegnato su queste montagne poco incantate. Se il Qatar amplierà quel maxi-capannone dove già oggi è possibile organizzare manche da venti secondi in slalom, può mettersi in lista per Giochi invernali prossimi venturi.

Subito dopo si passerà all’assegnazione per videogame o per referendum via social media, anche per motivi climatici. Gli scienziati, che sono i soliti menagramo, continuano ad avvertire che la situazione è grave e quando sarà finito il ghiaccio non potremo bere più un Negroni e dovremo prendere come pigionante – non pagante – un orso polare provando ad assicurargli condizioni dignitose: per il cibo nessun problema (c’è la pescheria, c’è il banco del pesce surgelato), per la temperatura la faccenda è più seria. Ma il mondo non è diventato sostenibile? O forse è insostenibile, chissà.

Basta con il trattato di catastrofologia, sennò uno si abbatte, è preda della depressione, viene frequentato sempre più assiduamente da un visitatore segreto come Keith Earls, l’ala dell’lrlanda di rugby, perseguitato dal suo doppio oscuro che lui ha chiamato Hank. Ricorda quel bel film con Russell Crowe, “A beautiful mind”, tratto da una storia drammaticamente vera, quella del matematico John Nash.

Basta con le tinte nere o fosche e, esaurita la parentesi cinese, focus, come usa dire oggi, sul sol dell’avvenire che già splende su Milano-Cortina 2026 che può proporre la più totale e finale parcellizzazione del programma perché, come diceva Oskar Schindler, quello della lista, così sono tutti felici: milanesi, lombardi di montagna, veneti, trentini, sudtirolesi. Tutti avranno la loro fetta o fettina. E in più avranno strade, nuovi collegamenti, eliporti, architettura d’avanguardia. Tutto come sopra, magnificamente sostenibile. Il mondo sorride, come la pubblicità di un dentifricio o di uno spazzolino, elettrico naturalmente.

 

 

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