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I sentieri di Cimbricus / Quella prima medaglia indiana

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Mercoledì 11 Agosto 2021

 

chopra 

 
La sorprendente vittoria del giavellottista indiano, ha riacceso la curiosità attorno ad un lontano personaggio che, nell'India coloniale del Raj e di Kipling, aveva aperto la strada. 
 

Giorgio Cimbrico

Complimenti a Neeray Chopra per la vittoria nel giavellotto e per aver ricordato chi, del suo sterminato e popolato paese al podio era andato vicino: Milkha Singh, quarto nei 400 a Roma ’60, detto il Sikh volante, e Pilavullakandi Thekkeparambil Usha, quarta nei 400H a Los Angeles ’84, meglio conosciuta, per ovvie ragioni, come PT Usha e gratificata del titolo di regina dell’atletica indiana. Il primo successo olimpico dell’India in atletica, ma anche la prima medaglia?

La ricerca fa piombare nell’India del Raj britannico, all’era vittoriana, a un’esistenza che poteva finire in un racconto di Kipling che conosceva di nome, e forse anche di persona, Norman Pritchard, due volte sul podio olimpico (anche se il podio non c’era ancora) in una dalle più caotiche edizioni, Parigi 1900. Secondo nei 200, secondo nei 200H.

Pritchard è stato a lungo al centro di dispute e di ricerche. Nel volume di statistiche della IAAF per i Giochi del 2004 è indicato come britannico e alcuni storici tendono a confermare questa versione. Per il CIO è indiano. David Wallechinsky, valentissimo compilatore di “The Complete Book of the Olympics”, ha tagliato la testa al toro: accanto al suo nome è stampato Gbr/Ind. Ed è giusto così perché Norman in India era nato e cresciuto, proprio come Kipling: due anglo-indiani, questa era l’etichetta. Nel suo caso l’anno di nascita è il 1875 e la località è Calcutta, nella Presidenza del Bengala. Padre, George Petersen Pritchard; madre, Helen Maynard.

Vince sette volte di seguito, dal 1894 al 1900, il titolo bengalese delle 100 yards, opera qualche intrusione di successo anche nel quarto di miglio e nelle 120 yards ad ostacoli e nel 1897 segna la prima tripletta nella storia del calcio indiano nella sfida tra il suo ex-college, il Saint Xavier e il Sovazabar. E’ molto realistico pensare che quei match non prevedessero la partecipazione dei nativi. Dell’appena nata federazione calcio sarà anche il segretario.

Nel 1900 Pritchard sale su una delle navi della Peninsular&Oriental, va in Gran Bretagna, partecipa alle selezioni olimpiche dell’AAA e conquista un posto nella squadra per Parigi. Come britannico? Come indiano? Nelle iscrizioni figura come appartenente al London Athletic Club e al Bengal Presidency Athletic Club. Il 16 luglio è secondo nei 200H dietro Alvin Kraenzlein, al quarto oro, e il 22 luglio nei 200, in 22”8, finisce alle spalle di John Walter Tewsbury.

Torna in India, si dedica al commercio della juta, ma ha altro per la testa. Rivede l’Inghilterra nel 1905 ma è solo una tappa di un altro lungo salto: nel 1913 è a New York e appare in non meno di 28 produzioni a Broadway. Norman Pritchard ha lasciato il posto a Norman Trevor ed è con questo nome che abbandonerà la costa atlantica per quella del Pacifico: a Hollywood la Mecca del cinema ha ormai lasciato l’infanzia. Recita in una trentina di film (la prima edizione di Beau Geste, con Ronald Colman, è il più famoso) e fa in tempo a lavorare con un giovane William Wyler. Non fa in tempo invece a trovar posto nel cinema sonoro: un’emorragia cerebrale lo stronca il 30 ottobre 1929, il giorno dopo il Martedì Nero di Wall Street.

 

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