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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / Gli americani si prendono la scena

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Martedì 1 Ottobre 2019 (Notte)

 

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Nella quinta giornata mondiale, stelle a strisce sugli scudi (Lyles, Kendricks e Brazier),ma anche buone cose dagli azzurri: con Claudio Stecchi ottavo nell'asta e Gimbo Tamberi in finale nell'alto. 

 

Carlo Santi

DOHA (V G.) – Adesso che non c’è più Usain Bolt, lo sprint è tornato nelle mani degli Stati Uniti. Dopo il trionfo della coppia Coleman-Gatlin nei 100 metri, arriva un altro lampo a stelle e strisce. Nei 200 metri Noah Lyles non ha lasciato spazio a nessuno: potente e determinato, questo giovanotto di Gainesville, Florida, 22 anni e un primato di 19”50 (quarto di sempre al mondo) e che da un paio di stagioni ha monopolizzato la distanza, ha fatto il vuoto: 19”83 per vincere staccando il canadese Andre De Grasse di 12 centesimi con l’ecuadoregno Alex Quiñónez terzo (19”98). Il turco Ramil Guliyev, campione in carica (e primo lo scorso anno agli Europei) con il successo londinese nel 2017 davanti al sudafricano Van Niekerk, è naufragato: solo quinto con 20”07 scavalcato dal britannico Gemili (20”03).

Buona Italia in questa quinta giornata del Mondiale che ha visto Gimbo Tamberi arrivare in finale nell’asta come hanno saputo fare le ostacoliste dei 400 Pedroso e Folorunso e un altro azzurro, il terzo, tra i finalisti, ossia tra i primi otto classificati. Difatti, dopo Tortu e la Giorgi, ecco Stecchi.

Claudio ottavo. – Figlio d’arte con il papà Gianni buon astista negli anni Ottanta, una dinastia non solo nello sport ma anche di farmacisti fiorentini a Bagno a Ripoli, 27 anni, Claudio Stecchi ha concluso la sua avventura all’ottavo posto con 5.70. Sperava in una misura migliore, l’azzurro, ma i tre tentativi a 5.80 non lo hanno mai visto in grado di farcela. «Ho commesso troppi errori con la rincorsa – ha spiegato Stecchi. – Con 5.80 potevo essere quarto. Dalle sensazioni dopo la qualificazione e nel riscaldamento ero fiducioso. Ma non ci sono scuse: 5.80 dovevo saltarli, ho preso anche un’asta più dura ma ho sbagliato ancora rincorsa».

Gara dall’epilogo affascinante. Lo statunitense Sam Kendricks (foto iaaf.org), campione in carica che ha saputo riconfermarsi con 5.97, è stato il primo a balzare a 5.92 imitato, ma al secondo tentativo, dal giovane talentuoso svedese Duplantis mentre il polacco Lisek, argento due anni fa, dopo un errore ha optato per i 5.97 poi falliti. Che Duplantis ha raggiunto al terzo tentativo andando a superare Kendricks che, tornato in pedana subito dopo da inseguitore nel disperato tentativo di riprendersi il primo posto, ha valicato tornando così al comando. Ebrezza con 6.02 ma nessuno ha saputo salire lassù e lo statunitense, dopo due errori e ormai campione del mondo, ha evitato.

Titolo mondiale all’australiana Kelsey-Lee Barber che ha urlato la sua gioia quando non ci credeva più. Invece, all’ultimo lancio ha mandato il giavellotto a 66.56, misura che le ha permesso di prendersi l’oro e battere le cinesi Shiyng Liu (65.88) e Huihui Lyu (65.49).

Gimbo in finale. – Gimbo Tamberi caccia via i cattivi pensieri, salta 2.29 e arriva alla finale di venerdì, quella che a Londra, due anni fa, gli sfuggì di un soffio. Nella qualificazione due prove quasi di riscaldamento a 2.17 e 2.22 poi, dopo aver staccato troppo presto nel primo tentativo a 2.26, è salito al secondo trovando un ostacolo nelle prime due prove a 2.29. Nella terza, quella del dentro o fuori al Mondiale, Gimbo non ha fallito raggiungendo la massima altezza della stagione all’aperto. Non ci è invece riuscito Stefano Sottile che forte del 2.33 realizzato quest’anno è scivolato fuori dalla gara dopo il 2.26 ottenuto al terzo tentativo. Sono usciti anche gli ucraini Bondarenko (infortunatosi al secondo balzo a 2.17 e uomo da 2.42) e Protsenko.

Non poteva fallire l’appuntamento con la finale, Tamberi. «Dovevo concentrarmi sulla tecnica e non ho chiesto la carica del pubblico – ha raccontato. – Per me questa qualificazione è una gara vera come una finale. Mi sono anche distratto perché sono andato a fare il tifo per Sottile». Ha spiegato di essersi un po’ abbandonato all’idea che fosse sufficiente 2.26 e per questo a 2.29 non ha subito forzato. «Dovevo realizzare la misura subito, invece ho sbagliato. Avrei spaccato tutto se non ci fossi riuscito. Adesso devo prepararmi per la finale: non posso negare di aver speso molto, oggi. Volevo prendermi questo posto ad ogni costo».

Un giro da Re. – Dal volo al giro di pista. Davide Re, che si allena a Rieti con Chiara Milardi, ha cominciato nel miglior modo la sua avventura iridata nei 400 metri. Lo ha fatto vincendo la batteria in 45”08 correndo con facilità e nel finale non ha mostrato affatto fatica. Si tratta del suo terzo tempo di sempre - e della lista all time italiana - dopo il primato nazionale di 44”77 in giugno e del precedente record di 45”01. Davide approda in semifinale con il quarto tempo. Al vertice c’è Kirani James di Grenada: l’ex campione del mondo a Daegu 2011 ha corso in 44”94.

«Mi aspettavo 45”30-45”40 per passare il turno – ha detto Re. – Sapevo di stare molto bene, sono venuto qui senza paura perché avevo la sicurezza di aver lavorato bene». Gara senza troppa tensione. «Non sono mai arrivato a dare il 100 per cento. Alla fine ho mantenuto l’impegno e ne ho approfittato. Ma domani è un altro giorno e credo che per arrivare in finale occorrerà andare sotto i 45 secondi».

Hanno staccato il biglietto per la semifinale le quattrocentiste ad ostacoli Yadisleidis Pedroso e Ayomide Folorunso, quarta la prima nella seconda batteria con 55”78, terza la seconda con 55”20 mentre la piemontese Linda Olivieri, giovane promessa (21 anni) argento questa estate ai campionati Europei under 23 a Gävle, è uscita di scena con il sesto posto nella quinta batteria in 56”82.

Out entrambi i siepisti, Chiappinelli e Osama Zoghlami. Il primo ha corso in 8’24”73, in linea con il primato personale (8’24”26 quest’anno), il secondo in 8’28”57.

Intersex. – La nigerina Aminatou Seyni non è riuscita a raggiungere la finale dei 200 metri. In semifinale la 23.enne velocista è finita quarta con 22”77 nonostante il poderoso finale. Lei, che ha fattezze mascoline come Caster Semenya e anche gli ormoni, quelli che contano mica essere belle o brutte, per essere in regola con le recenti norme sul sesso emanate dalla IAAF ha optato per questa gara lasciando i 400 dove quest’anno è la terza al mondo con il 49”19 firmato a Losanna. Questione di testosterone oltre il limite consentito per le prove dai 400 ai 1500 metri e Amina per evitare controlli e guai, ha preferito correre i 200 dove, però, non ha le stesse pretese e la stessa forza del giro di pista.

Ottocento lampo. – Donovan Brazier è un ottocentista statunitense che si fa allenare da Allyene Francique, coach di Grenada. Ha vinto in 1’42”34, crono che al Mondiale è il più rapido di sempre: Billy Konchellah a Roma ’87 vinse con 1’43”06 e da allora nessuno ha saputo fare meglio. Brazier ha staccato il secondo, Amel Tuka, 28enne bosniaco, di 1”13. E anche qui è record, nel senso che prima d’oggi nessuno aveva saputo stracciare il secondo così tanto. Tuka era stato bronzo mondiale nel 2015 a Pechino mentre a Londra era uscito di scena presto.

 

 

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