- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Terza pagina / C'erano una volta cinque amici al bar ...

PDFPrintE-mail

Giovedì 12 Luglio 2018

cus__roma1


Una preziosa testimonianza sulla nascita di una delle più belle realtà dello sport nazionale: la Sezione Atletica del CUS Roma.


di Mario Pescante

 
Carissimo Gianfranco, ti ringrazio per avermi coinvolto nel reciproco scambio di “condoglianze” per il decesso del CUS Roma. Ero già stato messo al corrente della situazione qualche mese fa. Non gli ho dato peso poiché sia dal punto di vista mentale che sentimentale, da qualche decennio avevo mollato gli ormeggi con il nuovo (sic!) CUS Roma. Di conseguenza le notizie di questi giorni non mi avevano scosso; per questo motivo non ho replicato alla tua cortese mail. Poi, però, ho pensato che non rispondere alla tua sollecitazione di scambiarsi qualche riflessione sulla vicenda, poteva essere considerato un atto di scortesia nei confronti tuoi e di Giorgio. Se non altro sarebbe stata un’occasione per ritrovarsi.

Arena di Milano, fine luglio 1963. Il CUS Roma conquista il campionato di società Juniores. Mario Pescante è il secondo da sinistra, Roberto Fabbricini (che vince nella 4x100) il quinto. A destra, Giorgio Lo Giudice, in scuro, tra Leopoldo Marcotullio, Oscar Barletta ed Ennio Bragaglia. Al centro, il "profeta" Alfredo Berra. 

Ciò detto, caro Gianfranco, giustificherai la debolezza che contraddistingue quelli della mia età che aspirano all’iscrizione all’esclusivo albo degli aspiranti a raggiungere (inshallah!) i primi cento anni di vita.

Non guardiamo mai al futuro, e si capisce il perché, ma siamo proiettati sempre verso il … passato. E proprio del passato del CUS Roma voglio parlarti per darti una mia testimonianza.

Come in tutte le favole, i racconti iniziano sempre con “c’era una volta …”. Appunto “c’erano una volta quattro (anzi cinque) amici al bar …”. È lì che si riunirono coloro che fondarono la Sezione di Atletica del Centro Universitario Sportivo di Roma. Per la verità era una nota gelateria vicino a Piazza Bologna, nella quale ci ritrovammo Alfredo Berra ed il sottoscritto, in rappresentanza, si fa per dire, delle società del nostro movimento affiliate all’UISP: la Vis di Giorgio Lo Giudice, la Virtus di Luciano Barra, il Monte Mario di Raucci, la Lungaretta dei fratelli Macale. È passato più di mezzo secolo da allora e sicuramente ho commesso qualche errore o omissione.

L’incontro avvenne, e questo lo ricordo bene, con Emilio Izzo, presidente onorario del CUS, Marcello Tarasconi, presidente esecutivo, e Marco Nicoletti, direttore tecnico. Si trovò immediatamente un’intesa, senza incertezze. Non vi erano né interessi, né soldi in discussione, ma solo la voglia e la passione di creare insieme un grande club di atletica.

Ci riuscimmo! Non solo conquistammo il titolo di Campioni d’Italia di società, ma furono forgiati grande campioni a livello nazionale ed internazionale.

La storia di quegli anni la conosci molto bene, non ho fatto nomi, ma qualche citazione è doverosa: Spinozzi, Frinolli, il grande Gentile, Ferrucci, Mazzacurati. Su tutti Alfredo Berra. Ed ancora Peluso, Rosati, Marcotullio, Funicello, Vernole e tanti altri. Caro Gianfranco, non riesco a collocarti, ma c’eri.

Più o meno così nacque la Sezione di Atletica del CUS Roma, che si trasferì da Via Sicilia (sede dell’UISP provinciale) alla “casermetta dell’università” che condividevamo con gli amici del rugby, del basket, della lotta e con i giocatori di … tressette.

Perché questi ricordi? Certamente perché ho provato una bellissima sensazione a “riesumarli”, ma soprattutto per un omaggio a quegli “amici del bar”. Sono tutti scomparsi, tranne il sottoscritto, due di loro in tragiche circostanze.

Ma prima che precipitino nell’oblio totale, ho voluto ricordarli e soprattutto scusarmi con loro, a nome di tutti noi, per la fine ingloriosa di quell’esperienza. Dico esperienza poiché è difficile trovare un altro termine per raccontare anni di vita trascorsi insieme, legati dalla passione per uno sport puro, immacolato, genuino e spontaneo.

In conclusione, nel prendere atto che il nome della nostra “casa madre” è scomparso, ma allo stesso tempo, è sempre più forte il legame che ci unisce, consolidato da sentimenti che non è facile spiegare, fatti di ricordi mai ingialliti e di comune consapevolezza di aver condiviso anni meravigliosi.

 

Cerca