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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / Berlino '18, nostro banco di prova

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Mercoledì 20 Giugno 2018


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Proviamo a pensare all'appuntamento europeo di questa estate come ad un punto di partenza e non di arrivo.

di Daniele Perboni
 

Continua, inarrestabile, l’euforia dei massimi dirigenti dell’atletica italiana. E ne hanno ben donde. A guardare i risultati tecnici ottenuti sul campo, se ne può dedurre che la salute del movimento e ottima, se non eccezionale. Non ci credete? Provate a leggere i comunicati stampa che vengono lanciati nell’etere a gran profusione. Come abbiamo già avuto modo di scrivere la settimana scorsa, gli atleti del bel Paese stanno progredendo a falcate, inarrestabili, verso l’Olimpo. Miraggi, sottolinea qualcuno malignamente. No, l’atletica italiana è in salute. Ribatte qualcun altro. A dire il vero potrebbero aver ragione entrambi se non fosse che... Se non fosse che stiamo sempre a confrontarci con il vecchio continente. Quella Europa che ultimamente sembra sempre più asfittica e avara di eccellenze.


I dati della stagione 2018 nella sezione TOP TEN.


Lo stadio olimpico di Berlino sarà il nostro banco di prova. Più o meno con queste parole si espresse il presidente federale Alfio Giomi dopo la disfatta di Londra, i Campionati Mondiali da cui uscimmo a pezzi, frustrati e frustati. Ora ci siamo.

Fra poco più di un mese (7-12 agosto) si saprà finalmente la verità. Tutti i nodi verranno sciolti? Non crediamo, ma qualcosa di concreto su cui lavorare per il futuro quello sì. Inutile, ora, stare a rimestare e chiedersi se si sono compiuti i passi giusti, se le scelte tecniche sono state adeguate, corrette, pertinenti. Ormai quel che è fatto è fatto. Al massimo sono possibili piccoli correttivi, aggiustamenti.

L’Europa dicevamo. Già, perché se prendiamo in esame il resto del mondo sono dolori. Per usare un eufemismo. Un piccolo ma più che esplicito esempio? Prendiamo il gioiellino che sta crescendo sotto i nostri occhi e che tutti stanno osannando come il “nuovo Mennea”. Il suo più che eccellente 10”03 ha fatto gridare al miracolo solo perché si è avvicinato al mostro sacro di Barletta (ma di quarant'anni fa). Provate ora a inserirlo in una lista (graduatoria) mondiale odierna. Fatto? Ora diteci cosa ne avete ricavato. Semplicemente che quel crono, tanto magnificato, non è altro che una piccola cifra nell’immenso mare degli uomini lampo. E molto probabilmente non riuscirebbe (Tortu) neppure a superare lo scoglio delle qualificazioni in un contesto iridato. Naturalmente saremmo più che felici di essere smentiti ad ogni piè sospinto.

Attenzione: questo non è altro che un piccolo e insignificante esempio, senza nessuna valenza statistica o scientifica, ma solamente un esercizio dettato dal buon senso, e che può essere tranquillamente applicato ad ogni altra specialità.

Ai nostri cari lettori non resta che pazientare.

 

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