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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Saro' greve / Una sfilata olimpica in ... libera uscita

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Venerdì 8 Dicembre 2017

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di Vanni Lòriga

Alle ore 16,43 di sabato 8 dicembre 1956 (cioè esattamente 61 anni ad oggi) si celebra la cerimonia di chiusura dei Giochi della XVI Olimpiade dell’era moderna. Sui pennoni del Cricket Ground Main Stadium di Melbourne vengono ammainate tutte le bandiere e restarono solo quelle greca, australiana ed italiana mentre sul tabellone luminoso appare la scritta: “Melbourne vi dice arrivederci e buon viaggio. E buona fortuna a Roma”. Poi salve di cannone e pacifica invasione di campo da parte degli atleti, da un’idea di Ian Wing, un giovane di origini cinesi che aveva proposto di abbandonare la tradizionale sfilata per nazioni.

Gli atleti di tutti i paesi procedono in camminata libera accanto a quel prato che sino a pochi minuti prima ha ospitato l’ultima gara di quei Giochi; la finale del torneo di calcio. Nella quale s'erano confrontate Unione Sovietica e Iugoslavia.
 
Il soccer non è football

Il pubblico sbadiglia e si domanda di quale Football si tratti. Gli viene spiegato che stanno assistendo al Soccer, una cosa del tutto differente da quello a cui sono abituati.  Inutile ricordare che il termine “soccer” è la contrazione di Association Football: semplicemente a loro non piace. In realtà l’incontro è di una noia mortale ed alla fine vince l’URSS per 1-0. Difende la inviolata porta dei sovietici un certo Lev Ivanov Yashin, che non mi fa una grande impressione anche se è soprannominato il “regno nero”. Chiedo il parere del giornalista che in campo calcistico è sicuramente il più informato. Si tratta di Vittorio Pozzo, inviato della Stampa.

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Lev Yashin sul poster ufficiale di Russia 2018

Tutti sanno che fra l’altro Pozzo ha vinto due titoli mondiali ed uno olimpico. Io lo adoro anche perché lo sento a me vicino per svariati motivi. È nato come me il 2 marzo (magari una quarantina di anni prima …); ha frequentato il mio stesso ginnasio, il Cavour di Torino; lavora per il giornale del quale in seguito sarò collaboratore; è stato tenente degli alpini, stimata specialità della fanteria così come i bersaglieri fra i quali militai … Insomma, quasi un collega!

“Commendatore – gli dico con la deferenza che gli era dovuta – a me questo Yashin non è piaciuto. Non sembra neanche un portiere … non si tuffa mai!”

“Infatti non è un portiere – rispose Pozzo – lui è il Portiere. Non ha bisogno di tuffarsi perché è sempre al posto giusto. Lui sa dove va la palla e l’attende tranquillo …”. Confermando l'assunto che tutti capiscono di calcio, ma qualcuno, evidentemente, ne capisce di più (e altri di meno, ma non lo sanno). Yashin, tanto per la cronaca sarà l’unico portiere a vincere il Pallone d’Oro. Un motivo in più perchè i suoi connazionali non lo hanno mai dimenticato, tanto da effigiarlo nel poster ufficiale di Russia 2018. La memoria è soprattutto radice della cultura.
 
L’allegra camminata finale

Torniamo ora a Jan John Wing. Ragazzo australiano di genitori cinesi: orfano di madre e da piccolo allevato in un orfanotrofio, rientra poi in famiglia. Dal caffè del padre situato nella Bouke Street di Melbourne osserva il pubblico che affluisce al vicino Palace Theatre. Nota che prima dello spettacolo gli spettatori si allineano in disciplinata fila per acquistare il biglietto; al termine invece sciamano in gruppo. Ha 17 anni quando con la citata lettera anonima propone agli organizzatori dei Giochi di limitare la marcia, divisi per Nazioni, alla Cerimonia di apertura e di celebrare quella di chiusura con gli atleti a formare una simbolica unità globale, camminando liberamente e salutando il pubblico.

I commenti della stampa sono piuttosto severi, non approvando quella sorprendente confusione, ma da quel giorno nasce una allegra ed informale tradizione. Solo anni dopo si viene a sapere chi fosse l’ideatore di questa pacifica rivoluzione e a Ian John Wing, in occasione dei Giochi di Sydney 2000, viene assegnata una medaglia olimpica (simbolica) ed intitolata una strada del Villaggio. Merita di essere ricordato. E lo faccio con piacere anche perché ho avuto la fortuna di assistere alle due edizioni dei Giochi disputate in Australia … 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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