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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / La rivolta contro il fattore Q

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Sabato 25 Novembre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Oggi non parliamo di sport, ma di terrore, terrore puro. Ho appena visto la pubblicità di Sky sul nuovo modo di vedere la tv. O meglio di vivere la tv, nella tv, per la tv. La tecnologioia, la chiamano. Il futuro del vostro tempo libero. Si chiama Q, e a un indefesso lettore come me ha richiamato in mente il titolo – proprio Q, già, – del bel libro scritto dal collettivo di scrittori bolognesi noto come Wu Ming o Luther Blissett. Q era un monaco, agente dell’Inquisizione, che per mezzo di trame crudeli e raffinate, tarpava e castrava i movimenti che, nati dallo scisma luterano, proponevano prima una nuova visione della religione, poi della società. Erano pericolosi e andavano eliminati, bruciandoli, disperdendoli, facendoli massacrare dalle truppe imperiali.

Altro rinvio,  questa volta cinematografico: la donna che le Corporazioni hanno dato come moglie a Jonathan E, campione di Rollerball, passa il suo tempo in una casa dalle pareti coperte di televisori piatti con cui, usando una di quelle parole che mi fanno ribrezzo, interagisce. Rollerballer è del ’75. Oggi tutto questo con Q è realtà: la moglie-concubina di Jonathan E è felice di una felicità ebete, più o meno come le felici famiglie offerte dalla pubblicità.

Q è un sistema che agisce su tutti i televisori, fornisce informazioni e prestazioni, aggiorna, offre, suggerisce, ammicca; presto, credo, agirà anche sulle tavolette, sul telefonino che non è più un telefonino. E se perderete il telecomando, lui si farà vivo emettendo un bip: sono qui, non mi hai perso, non mi puoi perdere. E se il cane di casa proverà a masticarlo, ma gliene incoglierà e se qualche danno verrà subito, il cane in carne e ossa verrà sostituito da uno di quei segugi elettronici che in Fahrenheit 451 davano la caccia a chi aveva libri e, colpa suprema, li leggeva.

L’ennesimo mondo nuovo non ha pompieri che bruciano invece di spegnere, non ha giganteschi e asettici istituti dove viene creata una vita geneticamente perfetta. E’ uno scenario felice come in un altro racconto di Bradbury, Lenta cadrà la pioggia: la casa elettronica continua a funzionare anche dopo che la razza umana è stata spazzata via da una guerra atomica e dei vecchi occupanti è rimasta solo un’impronta, un’ombra, un’incerta silhouette.

Che è più o meno quel che sta accadendo oggi. Il silenzio del treno, dell’autobus, della sala d’aspetto, della sala d’imbarco, della folla che non emette neanche un brusio. Tutti guardano gli schermi piatti appesi ovunque, con le loro musichette martellanti, le loro notizie che strisciano nella parte bassa, sempre le stesse, in un’iterazione da incubo; tutti compiono lo stesso piccolo esercizio fisico: scorrono con il dito sullo schermo alla ricerca di non so cosa, di solito un commento pieno di acrimonia, di veleno. Una volta, sul bus, sul treno c’era chi leggeva i Buddenbrok, ma anche i romanzi di Liala o il Giallo Mondadori o magari il giornale. Adesso, questo silenzio, gli occhi bassi ch riportano alle sterminate e obbedienti plebi del Grande Fratello,di 1984.

La potenza di fuoco di chi ha in mano le nostre vite non si può misurare, è assoluta, soprattutto è capace di insinuare il dubbio: se vai avanti così, se continuerai a ostinarti a non comprare queste meraviglie, a non conoscere norme, procedure, parole d’ordine, presto sarai un analfabeta. E’ un pensiero che può cogliere, è capitato anche a me. L’ho messo in fuga comprando la Divina Commedia illustrata da William Blake. Trenta euro, trenta volte meno di un e-phone di ultima generazione, sessanta volte meno di uno di quelle tv più piatte di una sogliola. Da tre giorni uso il dito, ma per girare le pagine.

 

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