Fatti&Misfatti / Non state troppo vicini
Lunedì 27 Aprile 2020
In un clima del genere perché stupirsi se nello sport prendono a calci, se la famosa politica disinfettata dallo sport, ricordata quando serve fare cassa o trovare voti, guarda sgomenta all’incompetenza. Non soltanto ministeriale.
Oscar Eleni
Lontano dai gatti selvatici che infestano, insieme ai topi, la riserva di cielo scuro nel Pacifico, un luogo privo di inquinamento luminoso. Vedi soltanto le stelle. Magari. Il contrario di quello che succede qui. L’ordine è tenersi a distanza, meglio se hai a che fare con gente stupida, bambini dell’asilo che fanno dispettucci da dozzina, leccapiedi a servizio permanente. Nomi? Lista lunghissima. Meglio fingere che non ci siano anche se poi li trovi ovunque: comici i momenti di “democrazia” televisiva dove tutti possono dire le stesse cose che illuminano il cielo di Trump.
Duribanchi / "Questo qui ha fatto una grande partita"
Lunedì 27 Aprile 2020
Senza rispetto, e accettazione, non esiste vita civile. Si definisce sovente “dialettica” la “non accettazione”: foglia di fico che non copre l'astio per chi la pensa diversamente. Le guerre civili portano a ferite profonde.
Andrea Bosco
Rispetto: questa inapplicata parola. Oggi, in tempo di pandemia, più che mai. Non mi dilungo: li vedo in televisione quelli che la ignorano mentre io sto a casa. Sono arrabbiato e impotente. La festa del 25 aprile, festa della Liberazione, dovrebbe essere una festa nel segno dell'unità del paese. Non lo è, purtroppo. Non lo è perché dalla festa è stata rimossa quella parola: rispetto. Da parte dei “vinti” (meglio: dei loro eredi, dopo 75 anni) mai veramente consapevoli di cosa sia stata la dittatura fascista, di cosa sia stata la Seconda Guerra Mondiale, di cosa sia stata la feroce repressione repubblichina. Ma anche da parte dei “vincitori”, raramente disponibili ad una vera riconciliazione. Mai veramente disposti a riconoscere anche le numerose crudeltà della “parte giusta” del Paese.
I sentieri di Cimbricus / Vox clamans in deserto
Venerdì 24 Aprile 2020
Questa febbre che vuole il ritorno in campo a tutti i costi non riesce a mimetizzare la paura che le tv non paghino l’ultima rata e premano per un ridimensionamento, nell’ordine del 15%, per il prossimo accordo.
Giorgio Cimbrico
Con quel nome che sembra uscito dall’Armata Brancaleone o da Così fan tutte (“o fuori la spada o perdiam l’amistà”), il ministro Spadafora non sa cosa fare e riporta a un’altra aria mozartiana, questa volta del Don Giovanni: “vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor”. Il calcio preme e pressa e, sempre per rimanere nella sfera del magnifico Wolfgang, Lotito non mostra alcuna clemenza. Il dilemma è: chi è più spaventato? Spadafora che rinvia, che guadagna ancora qualche giorno ascoltando i pareri di comitati scientifici? O il calcio che trema per i mancati introiti?
Italian Graffiti / Qui si prendono tutti un po' troppo sul serio
Giovedì 23 Aprile 2020
È ormai prevalente una certa commistione, non proprio casuale, sulla parola Sport. Ridotto ad un calderone nel quale tutto trova legittimità, dallo spettacolo televisivo al puro risvolto sanitario. Con qualche strizzatina d’occhio all’impresa.
Gianfranco Colasante
Nei giorni scorsi, in una lunga e articolata intervista a Sky, il senatore leghista Claudio Barbaro ha lanciato un grido di allarme per le sorti del cosiddetto “sport di base”, una indefinita entità che come tutte le altre attività del Bel Paese si vedrebbe minacciato dalle restrizioni di massa e dalle perdite finanziarie imposte del Covid-19. Lo aveva già fatto – a nome dell’ASI, l’ente che presiede – qualche giorno prima con una pagina a pagamento sul Corriere della Sera (16 marzo 2020) titolo: “Lo sport patrimonio di tutti”. Nella quale pagina, stigmatizzando i silenzi del ministro Vincenzo Spadafora, pretendeva “risposte immediate” per lo “sport di base al collasso” e, soprattutto, indicava otto priorità per sostenere il settore e i suoi addetti e fruitori.
I sentieri di Cimbricus / Sport, tra arroganza e superficialita'
Giovedì 23 Aprile 2020
Ridotto a merce, spedito a occupare ogni minuto, ora, giorno, mese a un ritmo ossessivo, in mano a dirigenti facenti funzioni, si è trovato alle prese con un brutale e inevitabile azzeramento.
Giorgio Cimbrico
Di fronte al responsabile assedio delle federazioni internazionali – in primis, l’atletica – e di alcuni comitati olimpici che non potevano più sopportare l’atteggiamento della casa madre, e cogliendo al balzo la resa di Shinzo Abe, il CIO ha evitato un mese di vuote chiacchiere e in tempi contratti ha benedetto la decisione del governo giapponese. “Se l’hanno detto loro, noi cosa potevamo fare?”. Il tempo sarà utilmente impiegato per sottoporre alla TAC i contratti con gli sponsor, con le tv e tutti assieme, non si sa quanto appassionatamente, marceranno verso la prima Olimpiade dispari della storia. Su magliette, zaini, berretti etc rimarrà scritto e stampato Tokyo 2020 ma è solo una faccenda merceologica. Buttar tutto sarebbe stato uno spreco.
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