I sentieri di Cimbricus / Dal nostro (svagato) indignato speciale
Mercoledì 7 Ottobre 2020
“Calcio: un mondo di mille balle blu, quando c’è invece qualcuno che, nel pieno rispetto dello sport inteso come miniera di denaro, ha saputo inventare una bolla solida come quelle costruite per coloni di mondi lontani.”
Giorgio Cimbrico
Come invidio quelli che si indignano o fanno finta di indignarsi o si indignano a comando: loro sarà il regno delle aule parlamentari, dei posti di comando, delle abbondanti, direi quasi principesche, mercedi. Io sono tranquillo, non mi indigno più, mi sono sedato, sorrido e rido e vorrei essere Panurge che per punire il mercante gettò uno dei suoi montoni in mare e tutti gli altri, pecudum more, lo seguirono e alla fine nei flutti finì anche il mercante che gli aveva rotto le palle.
Piste&Pedane / La magia un po' bislacca dei numeri
Mercoledì 7 Ottobre 2020
Al levare delle mense agonistiche, proviamo a mettere in fila i migliori di quest’anno monco e incompleto. Cedendo anche alla tentazione di buttare giù qualche considerazione di natura diversa.
Daniele Perboni
– Specchio, servo delle mie brame, chi è il più famoso del reame?
– È Filippo, mia regina …
– Chiamate il PR Coordinator!
– Eccomi mia regina.
– Conduci il ragazzo nel bosco e, veloce come il vento, vedi di incrementare la sua presenza in ogni dove. Deve apparire il migliore, il più bello, più convincente, il solo in grado di rappresentare il nostro regno.
– Sarà fatto mia regina.
Duribanchi / Se le pippe si reputano campioni
Martedì 6 Ottobre 2020
C’è una nuova rogna in città: il pianeta calcio senza pace. Se in FIGC non sono dei pazzi, dovrebbe prevalere la “ragion di stato”. Che, quasi sempre, è odiosa. Ma che quasi sempre si rivela indispensabile.
Andrea Bosco
Ha spiegato il vescovo di Roma che “siamo tutti sulla stessa barca”. Oggettivamente il suo pensiero non può che essere questo. Ma da incallito peccatore, pur nella consapevolezza che in molti sulla loro barca non mi vorrebbero, devo confessare che a certa gente in circolazione in Italia e nel Mondo impedirei di salire sul mio battello. Il Piemonte è in ginocchio. Il maltempo ha prodotto disastri. Con libidine (si rendono conto i colleghi che nel dare conto dei disastri ci vorrebbe misura, che per i morti ci vorrebbe anche nel tono del resoconto pietas?) i TG sparano a raffica le brutte notizie: ponti crollati, fiumi usciti dall’alveo, campi distrutti, api in fuga, animali annegati, uomini dispersi, qualcuno ucciso dalla furia delle intemperie. Colpa della natura?
Fatti&Misfatti / Benvenuti nella Siberia dei nostri tempi
Lunedì 5 Ottobre 2020
Ci frana tutto addosso, dopo la pioggia scoprono sempre che i fiumi esondano, i ponti non erano in sicurezza, la gente muore, ma la colpa è sempre degli altri. Statene pur certi.
Oscar Eleni
Nascosto in fondo alla sala Cabiria del cinema Massimo, rifugio torinese dentro il Museo del Cinema dove ci invita sempre Monica Geraci, vestale che difende una nobile arte e la sua storia. Ci faranno vedere un capolavoro di Abel Ferrara con Defoe. Si parla e si pensa alla Siberia il quel rifugio di neve prima di uscire a cercarsi fra orrido, piaceri, scoperte. Ci sembra il film adatto al tempo che stiamo vivendo, così come Torino è il posto giusto per capire che sarà disastro per troppe attività e sport “minori” se il calcio dovesse chiudere, dando la colpa a tutti meno che a se stesso.
I sentieri di Cimbricus / Quelle Olimpiadi che non ci furono
Domenica 4 Ottobre 2020
Winston Churchill era stato una cornacchia: “Avevate due possibilità: l’onore e la guerra. Avete perso l’onore e presto avrete la guerra”, disse, quando Neville Chamberlain era tornato da Monaco sventolando l’accordo che garantiva la pace.
Giorgio Cimbrico
Erano passati quasi due anni e Hitler aveva rispettato il trattato: d’accordo, si era preso l’Austria e un bel pezzo di Cecoslovacchia ma le vecchie volpi della diplomazia avevano convenuto che, tutto sommato, il cancelliere aveva messo le mani su territori di lingua tedesca dove, per di più, la gente non vedeva l’ora di essere annessa da quella che ritenevano la heimat, la madre patria. Su Danzica la situazione rimaneva spinosa ma immobile: capitava che nel corridoio che divideva la vecchia Città Libera dalla Germania avvenisse qualche incidente di cui l’una e l’altra parte riversavano la responsabilità su provocatori polacchi o agenti tedeschi.
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