Fatti&Misfatti / Chiedendo scusa ancor prima di peccare
Lunedì 24 Agosto 2020
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Oscar Eleni
Fra le risaie tailandesi che profumano di gelsomino per nascondere il dolore dopo la morte di Zizon l’americhen, il Gigi Serafini che era umanità, bellezza dell’anima anche quando montava e smontava parquet, giocatore vero per un basket che scopriva i suoi talenti per strada. Una fuga da Covid street dove ballano i terrapiattisti riccastri, gente con stivali bucati che organizza feste e se ne sbatte con la scusa degli evasori di ogni Paese: ci hanno tenuto troppo in casa. Meglio infettarsi, fingere che sia tutto un trucco, dando retta ai mostri che avvelenano un mondo in estinzione, a sentire il Mercalli su FQ, uno a cui credi perché, come Saviano per la mafia nascosta come i grandi latitanti, ci lavorano davvero, studiano e cercano di informare e non confondere.
Italian Graffiti / Riforme italiane e realismo americano
Mercoledì 19 Agosto 2020
Che lo sport olimpico statunitense sia da sempre il più vincente è acclarato, ma forse non tutti sanno che questo avviene senza ricevere alcun contributo di natura pubblica. Se ne può trarre qualche insegnamento?
Gianfranco Colasante
Qualche giorno prima di Ferragosto il comitato olimpico statunitense, organismo che ha recentemente mutato il nome in “US Olympic and Paralympic Committee” e ingloba 61 strutture a vario titolo riconosciute, ha diffuso i dati 2019. Il report – intitolato “Sport Benefits Statement” – è articolato in cinque sezioni: a) Programmi d’alta prestazione; b) Competizioni olimpiche e paralimpiche; c) Centri di allenamento (Chula Vista, Colorado Springs, Lake Placid, Salt Lake City); d) Supporto ad atleti e federazioni; e) Promozione per la squadra olimpica (USA Team). Come si noterà, nessun accenno al cosiddetto “sport sociale” o a palestre di fitness spacciate per società sportive o a contributi per potersi iscrivere … alle scuole calcio (Spadafora docet).
I sentieri di Cimbricus / La normale quotidianita' della regalita'
Mercoledì 19 Agosto 2020
“Nella mia vita da cronista, e in quelli che Liszt chiamava gli anni di pellegrinaggio, ho incontrato alcuni re ma nessuno portava il manto di ermellino, la corona, il globo e lo scettro. Se vogliamo, neppure tanto sorprendente”.
Giorgio Cimbrico
Olimpiade di Sydney 2000: arrivo allo stadio, dal boccaporto scendo verso il mio posto e lo trovo occupato da un anziano signore. “Guardi che questo, ehm, sarebbe il mio posto”. “Mi scusi, mi scusi, me ne vado subito”. Era Cesare Romiti. Conosco italiani che gli avrebbero impedito a viva forza di alzarsi (“sto benissimo anche qui sullo scalino, sa? anzi, forse è anche meglio”), ma queste sono considerazioni personali. Una volta, durante la solita calca di cronisti che si creava quando l’Avvocato si alzava a fine partita, sono riuscito a infilare un dito in quel groviglio laocoontico per saggiare la consistenza corporea dell’Avvocato stesso.
I sentieri di Cimbricus / Se il rugby e' tolemaico, il calcio e' copernicano
Lunedì 17 Agosto 2020
“Credo che quelli dell’Uefa, di fronte agli irati flutti che hanno imperversato e mostrano ancora creste pericolose, siano stati bravi a plasmare questo formato (si dice format, ma me ne fotto) e siano stati anche fortunati.”
Giorgio Cimbrico
Basta con gli snobismi e sotto con la confessione che non avviene né sotto minaccia né dopo tortura: il calcio è bellissimo. E con lo stadio vuoto, l’impegno ravvicinato, la sfida senza ritorno sta dando il meglio di sé: il sovvertimento di quel che appare scontato, il clamoroso, il meraviglioso che ha avuto eccellenti teorizzatori e tecnici in Omero e Ludovico Ariosto. Ora gli aggettivi che vanno di moda sono storico e eroico: lassamo perde’, come diceva Paolino Rosi e andiamo avanti mostrando un po’ di clemenza per chi ha un sacchetto degli aggettivi molto smilzo. Facciamo degli esempi: se l’Italia incontra gli All Blacks perde sempre, se l’Olympique Lione (sigla “O Lione”, come il vecchio Vinicio …) incontra il Manchester City, che tiene in panchina qualche centinaio di milioni di sterline, vince. Perché?
Fatti&Misfatti / Tutti avvinghiati alle minchiate
Lunedì 17 Agosto 2020
Non c'è davvero un filo che collega la base disperata, impoverita, ai ricchi e potenti, non potrebbe esistere dialogo tra la coscienza della gente e chi si fa la doccia nel superfluo.
Oscar Eleni
Fra gli archi naturali di arenite dello Utah per chiedere ai viandanti non religiosi, tipo gli incatenati e contagiati nella chiesa coreana, se noi intossicati dall’agonismo, soprattutto sportivo, ci salveremo. Nessuna risposta. Il coro ci fa sapere che ogni chiusura provoca una crisi, che la borsa perde, stadi e palazzi vuoti portano alla crisi, le balere vietate fanno diventare blu, verdi tipi che ieri negavano il “coviddi” come quelle bestioline ammucchiate sulla spiaggia. Ti alzi, cammini, tutto sembra normale, anche se sai che non sarà più tanto normale la convivenza. Per fortuna qualcuno registra le minchiate e le risbatte in faccia ai Trump e Bolsonaro di casa nostra, dell’Europa rigida del Nord e piagnona del Sud. Battaglia perduta se pensiamo a come reagisce il mondo in generale, lo sport in particolare.
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