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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

I sentieri di Cimbricus / Cari Europei dalle brame azzurre

Martedì 28 Febbraio 2023

 

atakoy arena 2 

A ben vedere, quelli dell'Atakoy Arena, potrebbero essere campionati in chiave italiana, anche a causa di una insolita defezione da parte dei big europei. Da tradursi in una possibile pioggia di medaglie: da pesare più che da contare.

Giorgio Cimbrico 

Una volta gli Europei indoor duravano due giorni, ora quattro. Lo sport si gonfia sempre di più, basta pensare, tanto per fare un esempio, al fondo-sprint (una contraddizione in termini …) che non esisteva e ora, dopo l’individuale d’origine, ha fatto sbocciare staffette e gare di coppia per ciascun genere o ambosessi. Torniamo a Istanbul che incombe. Saranno campionati di qualità diversa, bassa, media, alta.

L’analisi preventiva – e magari anche quella conclusiva – può essere pericolosa e, con i tempi che corrono, finire etichettata come disfattismo. Poffarre, le medaglie sono medaglie. D’accordo, ma portarne a casa una saltando 2.27 o 16.80 per proiettarci al tempo di Brumel e Schmidt lascia spazio a una riflessione. Sempre che qualcuno ricordi ancora Brumel o Schmidt. 

Qualche big ha deciso di non andare: Armand Duplantis, che dopo il 6.22 di Clermont Ferrand, scalerà per la 61ª volta i 6 metri (o molto di più) alla prima gara all’aperto; Mohamed Katir che dopo il super 3000 sulle suole di Lamecha Girma e il 1500 di Madrid ha deciso di passare, come Dina Asher Smith, due volte al record britannico sui 60 per dimenticare una stagione tempestata di problemi muscolari e concentrarsi su Budapest. In attesa delle ultime conferme da annotare anche la rinunce di due velocisti tedeschi, Hartmann e Wagner, scesi, centesimo più centesimo meno, ai livelli cronometrici di Ceccarelli e Jacobs. 

Crouser a parte, il peso è di prima qualità, una bella battaglia che può essere decisa da un palmo, forse meno. Paolo Dal Soglio pensa che con 21.70 si porti via il titolo e pensa anche che con 21.50 sia possibile rimanere fuori dal podio. Paolo è l’allenatore di Leonardo Fabbri e di Zane Weir e dice di non sognare la doppietta. Scaramantico? Di sicuro è più esplicito per quello che avverrà più avanti: vedere i suoi due allievi forzare la linea dei 22 metri, sfiorata di un centimetro dall’uno e dall’altro. Nel gruppo che cercherà le medaglie, il fiorentino, il sudafricano con nonno triestino, il ceko Stanek, il nuovo ucraino Kokoshko e il croato Mihailjievc che, alto 2,04, può disegnare parabole alla Crouser. Chi ha lanciato più lontano (21.93), il lussemburghese Bertemes, non è mai a proprio agio negli appuntamenti che mettono in palio titoli. 

A occhio, l’Italia vincerà parecchie medaglie: Jacobs e Ceccarelli nei 60 (davanti o al fianco di Prescod che guida con un 6”49 berlinese, centrato nella stessa occasione che rivelò il massese Samuele), Tecuceanu negli 800 se saprà tirar fuori lo spunto giusto al momento giusto; Sottile e Fassinotti nell’alto; il verdissimo Mattia Furlani nel lungo; Stecchi nell’asta in una competizione che senza il volante “Mondo” diventa equilibrata, da prenotare con una “boccia di posizione”, un 5.80 alla prima; Bocchi nel triplo e i due lanciatori di palla da sedici libbre. Dal Molin aveva cominciato bene, 7”54, ma non è stato altrettanto convincente nel prosieguo e la concorrenza, soprattutto spagnola, è ispida. 

Donne: sui 3000 Ludovica Cavalli e Nadia Battocletti possono mettersi alle calcagna di “Twiggy” Klosterhalfen e di Hanna Klein e rimediare qualcosa di importante, così come Sinta Vissa nei 1500 della veterinaria scozzese Laura Muir. Larissa iapichino non è lontana dal podio, in questo momento occupato dalle serbe Gardasevic e Vuleta e dalla tedesca Mihambo e stessa posizione tocca sia a Elena Vallortigara – un 1.95 al momento opportuno può spingerla in una posizione molto interessante – che a Roberta Bruni, un record, 4.62, e un quasi record, 4.61, nelle due ultime uscite. Da tenere d'occhio la Derkach, seconda quest'anno in Europa. Per finire, una 4x400 da zone importanti, subito alle spalle delle olandesi.   

Momenti a più stelline: i 400 di Femke Bol che in 49”26 ha posto fine all’interminabile regno di Jarmila Kratochvilova, e della più che probabile doppietta orange se la bellissima Lieke Klaver non si sfiaterà troppo in uno dei suoi avvii violenti, gli 800 di Keely Hodgkinson (record britannico portato a 1’57”18) che non si è rassegnata al suo fresco destino di eterna seconda e l’alto di Yaroslava Mahuchikh, già andata oltre i 2 metri. Un anno fa era in fuga dalla sua Dnipro, bombardata dall’aria e dalla terra.

Tra gli uomini, i momenti più caldi verranno da norvegesi sempre bollenti: Karsten Warholm, per abbattere la barriera dei 45" e abbandonare la compagnia di Thomas Schonlebe, e Jakob Ingebrigtsen per confermare, con l'accoppiata 1500/3000, la sua fama di stakonivista.  



 

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