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Duribanchi / Sull'orlo di una catastrofe annunciata

Martedì 8 Marzo 2022

 

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"Nessuno sano di mente può augurarsi la guerra. E men che meno una guerra mondiale che ridurrebbe in cenere il pianeta. Eppure una strada alternativa alla guerra e ai sicari, ma più efficace delle sanzioni, deve pur esserci. E c'è."

Andrea Bosco

La guerra: oscena. Oggi come in passato. Per quanto si possa scavare nel repertorio delle “ragioni”, di questa o quella parte, restano le immagini dei civili massacrati. Del neonato stroncato agli albori della vita, della bellissima ragazzina con i capelli rosa che non avrà un futuro. Gli appelli alla pace, finora sono stati inascoltati. Quelli del Papa hanno un senso e una vocazione. Quelli “landiniani” si frantumano contro l'ignoranza. Fausto Landini ha invocato in Ucraina l'intervento dell'ONU, come forza che si frapponga tra invasori russi e resistenti ucraini. Peccato che l'ONU non possa.

E non solo perché la Russia (membro permanente alle Nazioni Unite) ha diritto di veto (e lo farebbe valere), ma perché l'ONU è una forza “mista” che teoricamente dovrebbe coinvolgere anche gli stati che si stanno fronteggiando.

Tutti proviamo ad esorcizzare il presente: nella speranza che il Diavolo venga rispedito all'Inferno. Ma dicono, pregano, scrivono, spiegano: senza umiliare Putin. E pazienza se Putin ha dato dimostrazione di volerla, la guerra. Ha spiegato Jonathan Littell, scrittore statunitense di origine ebraica, naturalizzato francese, conoscitore della Russia, che Putin: “odia l'Occidente e continuerà ad accanirsi e a spingersi oltre”. Forse per quel sogno folle di riportare indietro le lancette della Storia. Forse per personale ossessione di lasciare nella vicenda umana qualche cosa: sia pure di tragicamente nefasto.

Ha scritto Kant che quando “il diritto viene schiacciato in un punto del mondo, viene schiacciato in tutti i punti”. Il diritto dell'Ucraina a vivere libera è messo in pericolo dal tallone chiodato della Russia. Ci sono similitudini tra Putin e Hitler? La Storia non si ripete. Ma oggi “potenzialmente” Putin è più pericoloso di Hitler. Con un arsenale incredibilmente più letale e sofisticato rispetto a quello dei nazisti. Sarebbe riduttivo pensare che la Russia sia “l'Impero del male” e che l'Occidente e gli Stati Uniti siano “l'Impero del bene”. E sarebbe profondamente sbagliato confondere il popolo russo con Putin e la sua corte di oligarchi. Oggi è scattata la caccia (anche in Italia) ai beni dei satrapi: smisurati yacht, faraoniche ville, smodati beni di lusso.

Sta emergendo che i russi si sono comprati mezza Italia, connivente la politica: Letta e Prodi, Berlusconi e Salvini, Renzi e Conte. Persino Giorgia Meloni nella sua vendutissima biografia ha avuto parole di elogio per Putin. Si dirà che sono “affari”. E che nel nome del gas e di quello del petrolio, qualche occhio è stato chiuso. Il problema è che ora gli occhi è impossibile “chiuderli”. Putin ha scoperto le sue carte. Quattro assi sul tavolo per prendersi il “piatto”. Serve, per batterlo, una scala reale: una coalizione che non tremi. Una coalizione determinata. Quanti scrivono che “qualche cosa a Putin va comunque lasciata” stanno svicolando dal problema. “A male estremi, estremi rimedi” recita il proverbio. Che non significa dichiarare guerra alla Russia. Significa che le sanzioni non basteranno. Putin ha già chiarito “che non si fermerà”. E chi reputa che si limiterà all'Ucraina, di Putin ha capito poco.

Putin, vuole ristabilire l'ordine ante caduta Muro di Berlino. Vuole che la NATO si ritiri dall'Europa. Sogni mostruosamente proibiti. Se “media” il piccolo stato di Israele significa che il mondo è profondamente cambiato. Cosa fare nei confronti di un interlocutore che non rispetta le regole, che bombarda le centrali nucleari e che minaccia la terza guerra mondiale? Pensare che il popolo russo rovesci Putin è sognare (come fanno i combattivi hacker di Hanonymous) l'impossibile. In Russia gli oppositori ci sono. Ma sono pochi. E quei pochi sono in galera. O al camposanto. Putin ha fatto emanare una legge che condanna fino a 15 anni di prigione chi diffonde notizie non gradite al regime. L'informazione libera del mondo se n'è andata da Mosca. Oggi in Russia viaggia solo l'informazione di regime.

Patton era un generale statunitense che contribuì alla vittoria contro i nazisti nelle Ardenne. Era un conservatore (razzista) che in Italia (in Sicilia) si macchiò di crimini contro i soldati italiani. Mori in un singolare incidente stradale che innescò una teoria complottista che ancora sopravvive: Patton avrebbe voluto continuare la guerra (arrivando a riarmare la Germania), stavolta contro l'URSS di Stalin. Convinto che i russi fossero un pericolo mortale per la democrazia. Essendo nemico giurato del presidente Roosevelt (da lui accusato di pavidità), il “generale di ferro”, come veniva chiamato (e che andava in battaglia con una cintura da cowboy dentro alla cui fondina aveva una pistola con il calcio d'avorio) era ritenuto un ostacolo alla conferenza di Yalta nel corso della quale l'Europa venne frazionata e alcuni paesi (Germania in primis) smembrati. Per questo sarebbe stato eliminato. Leggenda priva di puntelli. La pace che scaturì da Yalta non durò. Di lì a poco sarebbe iniziata la “guerra fredda”.

Quindi? Chinare la testa? Girarsi come già accaduto per la Crimea? Oppure lottare? Basteranno le sanzioni? L'Occidente sta scommettendo sul collasso economico della Russia. Che però è ricca di materia prime. E che non è una democrazia. La sua “libertà” è stata sempre “modesta”. Libertà della quale l'Occidente non appare pienamente consapevole. Mi ha scritto un mio amico toscano (quindi “velenoso”): “Invece di mandare a Mosca il loro primo ministro, gli israeliani avrebbero dovuto mandarci uno dei loro infallibili ... specialisti”. Eppure una strada alternativa alla guerra e ai sicari, ma più efficace delle sanzioni, deve pur esserci. E c'è. Quella di isolare la Russia non solo economicamente. Quella di isolare i paesi tolleranti con Putin. Visto che non si può stare dalla parte di Putin, inevitabilmente non si può non essere che “contro” Putin. Oggi metà del mendo è in guerra con Putin. Non con le bombe, i missili e i carri armati. Ma pur sempre in guerra. Negarlo è ipocrita.

L'ipocrisia di chi (Italia e Germania, per esempio) da un lato condanna e sanziona. E dall'altro continua a foraggiare Putin pagando per quel “gas” che avrebbe potuto e dovuto contrattare con altri. Ma che ha voluto ricevere dalla Russia. La Russia sta sparando sui civili, sta radendo al suolo le città, sta distruggendo una nazione. Ma c'è chi pensa al gas.

Che serve, certamente, a far marciare l'economia. Ma che non può giustificare cinicamente ogni cosa.  

Ci sarà un prezzo altissimo da pagare. Si stima che 5 milioni di profughi si riverseranno in Europa. E' pronto il vecchio continente ad accoglierli? Ad accudirli? A sfamarli? A dar loro una casa e un lavoro? Io ho donato: più di una volta. E continuerò a farlo. Avessi una casa adatta ospiterei almeno una famiglia. Come ha fatto il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ne sta ospitando due, ognuna con tre bambini.

In Ucraina si continua a morire: per la brama e la cupidigia di un assassino contro il quale si sta valutando di aprire una procedura per crimini contro l'umanità.

Il 24 giugno del 1921 Filippo Turati, padre del moderno socialismo, pronunciò in Parlamento un memorabile discorso: “La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio, soprattutto figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione, dei suoi effimeri trionfi”. Qualcuno lo traduca e lo invii a Valdimir Putin, orco del peggior incubo della nostra recente vita. “Effimeri trionfi”. Tutti quanti li avevano rivendicati, ormai dormono. Tutti: sulla collina.

 

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