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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Storie di famiglie e cromosomi

Giovedì 17 Febbraio 2022


strolz 

Gli Strolz sono il padre e il figlio che trovano posto in quel libro della Bibbia dello sport scandito dalle successioni: Hubert generò Johannes, così come Imre (Nemeth) generò Miklos e Keke (Rosberg) generò Nico.

Giorgio Cimbrico

Johannes, nato a Bludenz, Vorarlberg, aveva già pareggiato il padre (luogo di nascita, Warth, stessa regione dell’Austria occidentale), con il successo nella combinata, 34 anni dopo l’oro, nella stessa gara, di Hubert ai Giochi di Calgary. In un altro tipo di gimkana è stato secondo, come chi ha contribuito a metterlo al mondo: Hubert finì secondo, alle spalle di Alberto Tomba, in gigante: Johannes si è arreso, tra i pali dello slalom, solo al francese Clement Noel, che fatica spesso a “trovare” due manches ma quando ci riesce di solito vince.

Sciisticamente savoiardo, Clement viene dai Vosgi. Johannes si è rivelato un campione di pazienza e di costanza: dopo 99 gare in Coppa del Mondo è riuscito a vincerne una (a Adelboden, non in un posto qualsiasi) un mese prima dell’inizio dei Giochi e tra i monti cinesi ha trovato l’ispirazione.

Per celebrare i suoi fasti e la sua linea di ereditarietà, la famiglia Strolz ha atteso 34 anni. Il clan dei Nemeth è stato più rapido e 28 anni sono stati sufficienti: Imre diventò campione olimpico nel martello nel ’48, a Londra, quando Miklos, classe ’46, muoveva i primi passi. Il padre voleva mettere il figlio … in gabbia ma Miklos decise altrimenti: sentiva che correre e dare una spallata faceva per lui. Dopo un paio di fallimenti (“Dovete pensare che in Ungheria non è facile essere figlio di un campione olimpico”), ebbe il suo giorno dei giorni a Montreal: medaglia d’oro con record del mondo a 94.58, lasciando Hannu Siitonen a quasi sette metri.

Lo stesso intervallo di tempo impiegato dagli Strolz è stato necessario a due dinastie della Formula 1: Graham Hill, campione una prima volta nel ’62 al volante della BRM (il bis nel ’68 su Lotus) venne imitato nel ’96 dal figlio Damon su Williams, in fondo a elettrici scontri con un giovane Michael Schumacher. E 34 anni passarono sino a quando la famiglia Rosberg affiancò il titolo di Keke, nell’82 con la Williams, a quello di Nico, nel 2016 con la Mercedes, che interruppe dopo un biennio il dominio che Lewis Hamilton avrebbe poi ripreso e impresso a fuoco. E’ curioso che queste glorie di Finlandia (5+23 i GP vinti) abbiano luoghi di nascita lontani da Suomi: Keke a Solna, Svezia, Nico a Wiesbaden, Germania, dove ha visto la luce anche John McEnroe. Nel loro caso la “trasmissione” delle qualità ha funzionato alla perfezione. Non altrettanto per Paavo Nurmi: il figlio si rivelò mediocre mezzofondista.

Altri legami interessanti: Verner Jarvinen aveva tre figli e portò Matti all’oro di Los Angeles ‘32 e ai dieci record del mondo che guadagnarono all’occhialuto finlandese l’etichetta di “Mister Javelin” e l’attribuzione della torre dello stadio di Helsinki, alta 77.23, proprio quanto l’ultimo dei record mondiali.

Altro? Ryan Crouser è cresciuto in una famiglia di lanciatori: il padre Mitch, più di 20 metri di peso e più di 67 di disco, lo zio Dean oltre 21 e quasi 66.

Armand Duplantis, campione oiimpico e primatista mondiale di asta, è stato “allevato” nel giardino di casa dal padre Greg, 5,80 nel ‘93, e dalla madre Helena Hedlund, 5300 punti nell’eptathlon.

I bavaresi Christian Neurether avversario della prima Valanga Azzurra, e Rosi Mittermaier, due ori olimpi e e una del Mondo generale, hanno trasferito le loro qualità a Felix, cinque volte sul podio dei Mondiali.

 

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