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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

I sentieri di Cimbricus / Il peso irrazionale delle medaglie

Lunedì 14 Febbraio 2022

 

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La malsana frenesia dell'innovazione e, soprattutto, la tentazione di fare affari, sta dilatando a dismisura i programmi olimpici, con eccessi anche bizzarri se non comici, come dire il proliferare delle "miste" costruite a tavolino.

Giorgio Cimbrico

Premessa: l’atletica non è stata stravolta, non si è stravolta. In questi anni di cambiamenti o di mutazioni dai contenuti carnascialeschi che gli altri sport hanno accettato o impetrato, l’atletica ha intrapreso il cammino dell’uguaglianza nel programma tecnico di uomo e donna introducendo, passo dopo passo, le lunghe distanze, i 400H, il triplo, il martello, i 3000 siepi. Solo cedendo alle istanze del CIO, propugnatore del mixed, ha inserito la 4x400 per maschi e femmine. Non è prevista l’introduzione del triplo a coppie miste, né la prova a squadre di giavellotto, di un genere, dell’altro e magari dei due generi assieme.

Tutto questo appartiene alla dimensione e al repertorio del “partire da lontano” per arrivare alla tesi centrale che riguarda l’Olimpiade che stiamo vivendo e che investe la sempre delicata questione del peso delle medaglie.

Ho notato, confidandomi con alcuni amici fidati e dall’anagrafe e dall’esperienza più solide della mia, che se gli sport invernali non avessero subito un allargamento e una parcellizzazione diventati marcati – e preoccupanti, o entusiasmanti per chi impone in nome degli affari – a partire dall’edizione del 2002, i bilanci di giorno in giorno aggiornati sarebbero molto diversi.

C’è uno snowboard che possiamo definire artistico, uno cosiddetto di cross country, uno a squadre e tutto deve essere moltiplicato per due, per via del citati generi che una volta si chiamavano sessi. La chance che l’operazione implichi un “per tre” è remota: il CIO è molto aperto sulla posizione dei transgender malgrado quelle che più che prese di posizione sono constatazioni da parte del mondo medico e scientifico.

Nuovi sport o taglio dei vecchi in fette sempre più numerose e sottili, a volte all’insegna del grottesco: la staffetta dello slittino con manata sulla placca, già battezzata “padella”, possiede aspetti da fiera rustica, paesana o da giochi da cortile come il rubabandiera, i quattro cantoni.

Oggi la dimensione in cui il pubblico vive i grandi eventi è all’insegna di una certa superficialità alla quale i media, specie quelli televisivi, per mezzo dei loro cronisti e esperti, aggiungono in molti casi note o deliri, quanto sinceri non è noto, di isteria nazionalista.

E così può non essere agevole o comodo giungere a dei giudizi. Ho il grande vantaggio di ignorare il mondo dei social media, quella sfera informe in cui tutti sono autorizzati a dar fiato a trombe che spesso sembrano quelle di Barbariccia e che, ho notato, invita a prudenze che ritengo inspiegabili. Per un muto patto il direttore, che ha le mie stesse iniziali, lascia ch’io scriva ciò che si srotola nella mia testa, senza sottoporlo a censure o ai beep che risuonano e cancellano non appena a uno scappa di dire cazzo o fuck.

Bene, io alle 15,13 del 13 febbraio 2022, vigilia di S. Valentino, dopo aver utilizzato pesi tradizionali, come quelli conservati nel museo parigino in cui è in mostra il Pendolo di Foucault, sono pronto a dire che per il momento metto in archivio l’argento in gigante di Brignone e le due medaglie nel pattinaggio di velocità, su oval grande, di Lollobrigida e Ghiotto. L’ho detto: nel mio scriptorium non corro il rischio di esser insultato o vilipeso. Quando si diventa vecchi anche le piccole cose rendono felici.

 

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