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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / L'atletica prende fiato e guarda avanti

Lunedì 2 Agosto 2021

 

battocletti-tokyo 

 

Dopo i fumi della sbornia d’oro, giornata di transizione, sia pure con alcuni azzurri in finali importanti. Ma sugli scudi finisce Nadia Battocletti, 21 anni, figlia d’arte, che guarda lontano e studia da prima donna.

Daniele Perboni

Ci siamo addormentati al confine dell’attacco cardiaco. Fibrillazioni provocate da due “sfrontati” ragazzi che hanno avuto cuore, fegato, spavalderia di fronte al mondo, incredulo, esterrefatto. Miscredenti che non hanno mai creduto a leggi che relegavano gli azzurri a una sorta di sudditanza verso altri grandi, grandissimi campioni di mondi lontani: Africa, Nord e Sud America, Caraibi, piccoli lembi di terra affondati nel deserto. 

Il risveglio non poteva che essere piacevole, andando incontro a una giornata olimpica, la quarta per l’atletica, che non aveva in serbo, per noi, cartucce ad alto potenziale. Inevitabile. Così eccoci a raccontare di ottavi e settime piazze, promozioni, eliminazioni più o meno amare. È la vita, lo sport.

Soprattutto è l’atletica che non concede spazio all’improvvisazione, anche se la favole di Marcell e Gianmarco potrebbero raccontare altro. Quei successi, infatti, non sono nati per caso, ma voluti, fortemente. Programmati, con scrupolo. Pianificati e organizzati in ogni minimo dettaglio. Anno per anno, mese dopo mese, giorno per giorno. Due ori che hanno avuto il potere di mettere in bocca al presidente del CONI Malagò parole di elogio verso una struttura tecnica, forse un poco invisa alla nuova dirigenza FIDAL.

Chiaro messaggio. Chi vuol capire capisca. Nel mentre dalle parti di via Flaminia Nuova si lanciano progetti che, ancora una volta, lasciano il Consiglio federale freddo e pronto a bocciarli o, nel migliore dei casi, modificarli profondamente. Per ora regna la pace olimpica, ma fra una decina di giorni, quando la truppa azzurra al completo si lascerà alle spalle le coste del mitico Cipango chi riuscirà a garantire altri mesi di tregua?

NADIA E LE ALTRE – Ultima gara in programma, permetteteci il salto temporale, i 5000 con grandi attrici e una comparsa che sta studiando per diventare prima donna: Nadia Battocletti. La figlia d’arte, calata in un parterre più che nobile, non si lascia intimorire. Resta con le dive sino a un paio di giri dalla fine. Stringe i denti ma perde qualche metro. Nessun problema, continua sul suo ritmo. Davanti l’olandese Sifan Hassan dispone a piacimento delle avversarie vincendo a mani basse (14’36”79). Negli ultimi 200 metri parte, contrastata, invano, dalla keniana Obiri (14’38”36) e dall’etiope Tsegai (14’38”87).

Dietro, a gruppo sgranato, la ragazza trentina sembra destinata a finire fuori dal palcoscenico. Da grande agonista non ci sta. Finisce settima in 14’46”29, primato personale ampiamente migliorato, a poco meno di due secondi dal record italiano di Roberta Brunet datato 1996 (14’44”50). Il futuro è suo. Ora riposo, qualche corsa su strada, distanze spurie in pista e poi testa alla stagione invernale. Fari puntati sui Campionati Europei di cross, in programma il prossimo dicembre a Dublino. È due volte campionessa continentale under 23. Deve difendersi dall’assalto delle nuove arrivate.

Nella notte italiana le prime a scaldare muscoli e testa sono le ragazze impegnate nel miglio metrico: Federica Del Buono e Gaia Sabbatini. Compito arduo uscire dalla palude delle batterie. Ci riesce solo Gaia, anche lei campionessa europea under 23, quarta in 4’05”41, nella batteria vinta dalla Hassan, vittima di una caduta all’inizio dell’ultimo giro che le aveva fatto perdere una quarantina di metri rispetto al gruppo di testa. Qualche problema? Nessuno. Innesta le marce basse, sgommata, accelerata, sorpasso e vittoria. Arrivederci nel pomeriggio per la finale dei 5000. 

Poco meno di un’ora ed ecco che la pedana viene occupata dai lunghisti. Filippo Randazzo nelle qualificazioni ha mostrato qualità più che discrete (8.10). Logico attendersi ancora una prestazione su quei livelli. Purtroppo non è così. Nella gara vinta dal greco Tentoglou a 8.41 (identica misura, ma miglior secondo salto rispetto al cubano Echevarria) non va oltre l’ottava piazza. Primo balzo nullo, il secondo (7.99) garantisce l’accesso alle prime otto piazza, poi… si spegne la luce: due nulli, 7.88, nullo. Corrente alternata sembra essere il motto del catanese di San Cono. Stabilità, questo serve per scalare le classifiche mondiali e restare fra i grandi. Proprio ciò che manca al tifoso juventino.

SIEPI – Seconda finale di giornata i 3000 siepi. Favorito d’obbligo il lungagnone marocchino Soufiane El Bakkali che non tradisce chi ha puntato qualche yen su di lui. Finalmente il metallo più prezioso è il suo, dopo il quarto posto di Rio, il terzo dei Mondiali di Doha 2019 e l’argento di Londra 2017. Azzurri nel gruppo sin poco oltre la metà gara poi… addio sogni di gloria. Nono Ala Zoghlami (8’18”50) e 14º Ahmed Abdelwahed (8’24”34).

Il resto? Sufficienza per Davide Re, quinto nella sua semifinale con 44”94 (primato stagionale); sufficienza con qualche meno invece per Gloria Hooper (23”16/personale stagionale in batteria e 23”28 in semifinale) e Dalia Kaddari (23”26/23”41). Dalia che, nel primo turno per la miseria di 4 millesimi ha “fatto fuori” la giamaicana Jackson, terza nei 100.

E qui lasciateci spazio per un piccolo omaggio a una veterana come la bulgara Ivet Lalova, moglie dell’ex velocista Simone Collio, frazionista della 4x100, argento agli Europei di Barcellona con il record italiano (39”48) e ai Giochi di Londra 2012. 37 anni, Ivet, Simone ne conta 41, è alla sua quinta Olimpiade, ad Atene fu quarta nei 100 e quinta nei 200. Vanta inoltre sette partecipazioni ai Mondiali ed stata quinta agli ultimi Europei di Berlino 2018. 10”77 e 22”32 i suoi migliori tempi in carriera.

Non ce la fanno Linda Olivieri (57”03) che pasticcia un po’ e Yadisledis Pedroso (55”80) che ci prova nei 400 acca. Daisy Osakue? Non riesce ad onorare il recente record italiano con la pedana sferzata dalla pioggia: ultima, ma pur sempre nella finale del disco (59.97).

 

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