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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Tokyo 2020+1 / (9) Gianmarco e Marcell: la miniera dell'oro

Domenica 1° Agosto 2021

 

tamberi-gambone

 

Toccherà ora alla dirigenza dell'atletica porsi al livello delle due medaglie vinte nel giro di venti minuti (e che portano a 27 il totale olimpico). Perchè da qui si potrebbe/dovrebbe ripartire, riannodare molti fili e spegnere quelle litigiosità da cortile che stanno avvelenando l’ambiente.


MEDAGLIE ITALIA - 27 (4 ORO - 8 ARG - 15 BRO)
CLASSIFICA A PUNTI (10-8-6-5-4-3-2-1) - 179 GARE SU 339

1. Stati Uniti 730
2. R.P.Cina 558
3. C.O. Russo 485
4. Giappone 395,5
5. Gran Bretagna 387,5
6. Australia 338,5
7. Italia 327,5
8. Francia 285
9. Germania 237,5
10. Olanda 236

Gianfranco Colasante

I podi di Tokyo e i risultati degli azzurri 

Dopo aver consegnato in piscina le medaglie di bronzo alla 4x100 mista, Giovanni Malagò ha trovato modo di ringraziare Alfio Giomi, per due quadrienni presidente della FIDAL, per i due successi dell'atletica: due medaglie d'oro, come dire quante l'intera maxi-spedizione azzurra aveva vinto nei precedenti otto giorni di gara. Un segnale che ha più di una valenza e che va interpretato con intelligenza, specie dopo i segnali degli imminenti cambiamenti nel settore tecnico, annunciati e allarmanti. Auguriamoci che non resti solo un gradevole episodio di bon-ton. Quanto alla serata dei miracoli, partiamo da Marcell Jacobs: non so se, come ha suggerito Franco Fava su Rai-2, il vero erede di Bolt potrà essere lui, ma dopo stasera la possibilità appare più che concreta.

JACOBS - Anche se dopo la messe di risultati sui 100 ai Trials americani solo due mesi fa, non pareva proprio. Invece a guardare a quanto è accaduto in questi due ultimi giorni, ciò che più risalta è l’irresistibile progressione che il fulmine di Desenzano ha messo in mostra nei tre turni. Ricordiamo che quando si è allineato per la batteria, il suo “personale” era fermo al 9”95 ottenuto a Savona ai primi di maggio.

Con la volata che gli ha dato il titolo olimpico era sceso al 9”80 del record europeo dopo le sforbiciate inferte col 9”94 in batteria e col 9”84 in semifinale: come dire quindici centesimi di miglioramento in meno di 24 ore che a questo livello non hanno precedenti che si ricordino, né vicini né lontani. Se poi analizziamo il percorso dei sei finalisti superstiti, vedremo che seppure Kerley è stato capace di produrre il medesimo andamento, lo ha fatto con un differenziale superiore di 19/100:


• Marcell Jacobs (ITA): Finale (1.) 9”80; Semif. (3.) 9”84; Batt. (1.) 9”94
• Fred Kerley (USA): Finale (2.) 9”84; Semif. (1.) 9”96; Batt. (2.) 9”97
• Andre de Grasse (CAN): Finale (3.) 9”89; Semif. (2.) 9”98; Batt. (1.) 9"91
• Akani Simbine (RSA): Finale (4.) 9”93; Semif. (4.) 9”90; Batt. (1.) 10”08
• Ronnie Baker (USA): Finale (5.) 9”95; Semif. (2.) 9”83; Batt. (1.) 10”03
• Su Bingtian (CHN): Finale (6.) 9”98; Semif. (1.) 9”83; Batt. (2.) 10”05

Se in un secolo e più di Olimpiadi, nessun italiano s’era affacciato in una finale dei 100, è altrettanto vero che mai sulla distanza regina il numero 1 al mondo è stato uno delle nostre parti. L’anno olimpico 2021 dello sprint porta adesso stampato il nome di Jacobs. Per tutti ora l’appuntamento – per conferme e rivincite – si sposta ai Mondiali di Eugene del prossimo anno. Ci sarà tempo e modo per molte altre verifiche.

TAMBERI - Di certo sulla pedana dell’alto non mancava nessuno, o almeno tra chi aveva diritto a starci. La gara aveva un favorito – il segaligno e redivivo Mutaz Essa Barshim – e quel favorito ha vinto, ma ha dovuto – sia pure di buon grado e con il sorriso – dividere il successo con Gianmarco Tamberi e la sua sete di rivincita coltivata lungo cinque anni. Non è il caso di ripercorrere le traversie che in quest’ultimo lustro ha dovuto affrontare, e superare, il saltatore marchigiano, non sempre baciato dalla fortuna. Ma questa sera c’è stato bisogno della fortuna, sono bastati il valore e la spinta della volontà per portarlo a quel titolo olimpico in cui, possiamo dirlo senza tema di smentite. Ha creduto solo e soltanto lui. Prova ne sia che s'era portato in pedana il gesso di quel drammatico infortunio di Montecarlo, quasi un ex-voto per esorcizzare il futuro.

L’andamento della gara, fermatasi alle soglie del record olimpico fissato al 2.39 saltato dall’americano Charles Austin nel lontano 1996, si è giocato due centimetri più basso, con i primi due alla pari. Ma poi, più che un possibile spareggio, la tensione si sciolta in un abbraccio tra due atleti accomunati da non pochi episodi sfortunati. E sempre riemersi. La conclusione più giusta. Tamberi era alla dodicesima gara della stagione, equamente divise tra indoor e outdoor e con un limite stagionale di 2.35.

Il 2.37 che gli ha dato la medaglia d’oro, acquista maggior valore se lo si confronta con i suoi migliori salti in carriera (compresi quelli “secondari”) e con il picco di maggior rendimento collocato nel lontano 2016, l’anno della grande e sfortunata gara di Montecarlo quando il destino gli vietò di volare a Rio dove, presumibilmente, sarebbe stato protagonista almeno quanto oggi. Ora, cinque anni più tardi, si vede ampiamente ripagato. Ecco quanto:

• 2.39 Montecarlo, 15 Lug 2016
• 2.38i Hustopece, 13 Feb 2016
• 2.37 Eberstadt, 2 Ago 2015
• 2.37 Montecarlo, 15 Lug 2016
• 2.37 Tokyo, 1° Ago 2021
• 2.36i Ancona, 6 Mar 2016
• 2.36i Portland, 19 Mar 2016
• 2.36 Rieti, 26 Giu 2016

Due medaglie d’oro ai Giochi in meno di mezz’ora, l’atletica italiana le aveva già vinte nel lontano 1984, con Gabriella Dorio che concludeva vittoriosa la volata sui 1500 metri proprio mentre Alessandro Andrei domava gli americani nel getto del peso. Ma le condizioni politiche/sportive del tempo erano profondamente diverse: era in atto il boicottaggio di ritorno dei paesi comunisti e sul valore tecnico di quei risultati c’è stato chi ha obiettato (come d’altra parte era accaduto quattro anni prima a Mosca). Oggi le cose sono andate in maniera diversa: c’erano tutti i migliori o almeno coloro che erano riusciti a sopravvivere a due anni di pandemia e all’usura della stagione (e al doping). E i due successi, pur senza togliere nulla ai precedenti, sono arrivati in due gare simbolo dell'atletica, i 100 e l'alto. E non c’è nulla da eccepire.

MISTI - La giornata s'era aperta con l'ultima medaglia vinta dal nuoto, la sesta, nella 4x100 mista, la gara che meglio delle staffette "stile" fotografa la qualità e la profondità del movimento. E' vero, in piscina è mancato quell'oro che fa la differenza tra l'eccellenza e lo straordinario, ma la federazione guidata da più di vent'anni da Paolo Barelli esce a pieni voti dall'Aquatic Center. Con i tanti personaggi che è stata in grado di presentare al mondo, - su tutti la Divina che, auguriamocelo, non lascerà l'ambiente - ma soprattutto esibendo un ricco serbatoio di giovani talenti e la conferma di un continuo ricambio. E pensare che non sono mancate le controprestazioni, dopo che alcuni dei più attesi hanno dovuto affrontare problemi di tenuta e, in qualche caso, di pressione: dico Quadarella e Paltrinieri, ma penso anche a Gabriele Detti e soprattutto alla teenager Benedetta Pilato, che ora dovrà ripartire dai suoi 16 anni e dal record mondiale dei 50. Ha tutto per farlo. Insomma, tanta roba, come dicono i giovani.

 

 

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