I sentieri di Cimbricus / Il mondo delle tessere del domino
Venerdì 29 Gennaio 2021
Dialogo (non tanto) immaginario sulle certezze che stanno sommergendo quel mondo che abbiamo conosciuto e nel quale (fino a quando?) continueremo a vivere. Senza adeguarci.
Giorgio Cimbrico
Estragone e Vladimiro si incontrano. O forse non si incontrano. Forse parlano al telefono o forse dialogano via e-mail. Forse comunicano per via telepatica. Forse Estragone non conosce Vladimiro. Forse Estragone e Vladimiro non esistono e rimane soltanto l’albero scheletrito che era il luogo del loro appuntamento (?).
– Ma come, l’hanno postato e non l’hai ancora visto?”
“No”
– Ma è già pieno di like”
“I don’t like i likes”
– Non si pluralizzano le parole straniere”
“Chi l’ha detto?”
– Non so, quelli della Crusca?”
“Crusca maiuscolo o minuscolo? Ho appena visto una pubblicità sui benefici della crusca, perfetta per chi ha problemi intestinali”.
– Con te ormai non si riesce più a parlare”.
“Cosa vuoi, ho la mia nuvola…”
– Finalmente hai capito la praticità del cloud”.
“No, no. Parlo di una nuvola vera. Hai presente de André? O Iannacci? O Mick Jagger: get off my cloud. Che tradotto vuol dire: porta via le palle”.
– La verità è che ti sei rintanato”.
“La verità è che mi è dolce naufragar in questa tana che, con qualche sacrificio, ho abbellito con magnifiche litografie che tengono alto il mio spirito”.
– Parli come un vecchio”.
“Io sono vecchio e sto scoprendo i vantaggi della vecchiaia”.
– Ma così non hai più una mission”
“Già. Ma vivo in un vuoto molto pieno. Più o meno il contrario di quel che capita a tanti. Ai tanti”.
– Sei un diverso”.
“Con l’aria che tira, sono da proteggere”.
– Si può essere protetti finendo in gabbia. Ti lanciano pistacchi e mele, ti indicano, ridono. Guarda, lavora su un computer che avrà dieci anni”.
“Se parli di questo, ne sta per compiere quattordici. Era giovane quando lo portai con me a Osaka”.
– Quattordici anni sono un lungo tempo”.
“Ora anche tu fai il poeta”.
– Ma che poeta, era una constatazione. Non capisco se il tuo sia l’atteggiamento del soldato giapponese che non si arrende o una specie di ostinata resistenza”.
“Vedi tu. Mi basta che non tiri fuori la resilienza. Non voglio cominciare a ululare coprendomi di aculei e di squame”.
– Devi rassegnarti: il mondo è cambiato. E anche la lingua”.
“Ora le dico, come fanno gli aborigeni (pardon, i nativi), e così me ne libero, le faccio sparire: sostenibilità, digitalizzazione, green economy, governance, filiera, sentiment, …”
– Fermati. Il mondo tutto attorno a me sta sparendo”.
“Share, step, cash back, fidelizzare, road map, tracciamento, …”
– Ti prego, ti prego”.
“Ormai non mi fermo più. E ora attacco con qualcosa di importante: Facebook, Instagram, …”
– Non sai quel che stai facendo”.
“Sì, lo so”.
Va avanti e like, cuoricini, faccine sorridenti, pollici alzati spariscono, in un’onda che pare quella del record del mondo di tessere del domino abbattute da un tocco di dito.
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