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CONI / A dieci giorni dal voto: Malago contro tutti

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Sabato 9 febbraio 2013

malag2 A meno di dieci giorni dall’elezione del presidente del CONI – casualmente fissata al 19 febbraio, come dire una settimana prima delle politiche – Giovanni Malagò ha precisato i termini della sua candidatura che dovrà confrontarsi con le ambizioni dell’attuale segretario (in regime di sospensione dalla carica) Raffaele Pagnozzi. Nell’occasione, cornice il liceo pariolino intitolato al partigiano Manfredi Azzarita, il presidente del CC Aniene ha svelato i nomi della sua “squada” e rivelato il nome del segretario che vorrebbe al suo fianco in caso di vittoria elettorale. Si tratterebbe, neanche a dirlo e solo nelle intenzioni di Malagò, del presidente del CIP Luca Pancalli che ricordiamo sul palco dello Sport-Day di Berlusconi, nel lontano 8 marzo 2001. Una evocazione un po’ strana, specie dopo che lo stesso Pancalli ha da tempo accettata la medesima offerta da parte di Pagnozzi, del quale si dichiara fedele sodale.

E allora? Non è dato sapere. La parola alle urne, direbbero i più acculturati sulle segrete vicende dello sport italiano. Intanto, tanto per chiarezza ulteriore, dopo la diffusione del programma, Malagò ha reso noti i nomi di coloro che vorrebbe accanto a sé in questa avventura. Si tratta, tra personaggio noti o meno, dell’olimpionica Alessandra Sensini e dell’ex azzurro di rugby Paolo Vaccari, di Sergio Anesi, Cesare Croce, Roberto Fabbricini, Giovanni Gallo, Fabio Sturani, Nello Talento. Sui presidenti di federazione giusto, e prudente, riserbo. I votanti, come noto, saranno 76, anche grazie a un bizzarro regolamento, figlio di mille manomissioni e qualche furbata, che equipara il voto della danza sportiva (tanto per fare un nome a caso, non ce ne vogliano i ballerini) a quello del miliardario calcio. Numeri e norme già contestate fieramente da Pierluigi Bersani che, in caso di vittoria del PD, ha annunciato un colpo di volano e il ministero dello sport. Ma che volete, così va in un ambiente che sa solo guardarsi allo specchio e riproporre sempre se stesso. Il richiamo a Petrucci che, dopo 15 anni, lascia il CONI e torna al bistrattato basket è puramente voluto.

Se c'è una osservazione da fare, alla luce di questo scontro elettorare, chiunque sarà a prevalere, il CONI come istituzione ne uscirà meno solido, spaccato a metà, e più esposto ad appetiti, diciamo così, di natura politica. A cominciare, come detto, da parte di chi vede giunto il momento di rimettere mano a un sistema che appare sempre meno autorevole e che vive in toto di denaro pubblico. Più opportuno sarebbe stato proporre una soluzione unitaria per la nuova presidenza. Per di più a fronte di un sistema che oggi presenta imbarazzanti anomalie. Si pensi, tanto per citare, alla presenza nella Curia del CONI di tutti i membri del CIO, personaggi che nessuno ha eletto e che amministrano denari dello Stato. Più corretto sarebbe, norme CIO o meno, che gli stessi sedessero al tavolo delle decisioni "solo" quando fossero in ballo vicende olimpiche.   

Previsioni? Con 39 voti si vince, con 38 si va ai tempi supplementari. Come andrà a finire lo sapremo tra pochi giorni. Qualunque sarà l’esito, appare difficile non guardare con simpatia al tentativo di Malagò di imprimere una accelerata a tutto il sistema, per indirizzarlo verso metodologie più rispondenti ai tempi, e soprattutto aprirlo a nuove energie, anche economiche. Una battaglia difficile, la sua, quasi impossibile, intrapresa – per così dire – da solo e fuori casa, su un terreno molto munito e con molti “volontari” votati alla difesa. Tanto per dirne una, lunedì prossimo si annuncia una convocazione al Foro Italico dei due contendenti (il terzo aspirante sarà il presidente della federcricket, Simone Gambino) per convenire sulle regole del gioco (ergo: criteri delle votazioni). Officiante: neanche a dirlo, il dirigente di lungo corso Franco Carraro, perenne membro di GE e che al CONI ha trascorso buona parte della vita, già designato a presiedere anche l’assemblea elettiva. E che oggi, tanto per non farsi mancare nulla, a 75 anni suonati – l’età in cui vanno in pensione cardinali e gli stessi membri CIO – si candida per il Senato, ovviamente in quota Berlusconi, n. 4 in Emilia-Romagna.

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