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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Persone / Loro di Londra: Niccolo Campriani

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Venerdì 31 agosto 2012

Tra i meno noti al di fuori dei ristretti circoli del tiro a segno, Niccolò Campriani e la sua avveniristica carabina sono tornati da Londra con un oro e un argento: meglio ha saputo fare solo Elisa Di Francisca che di ori ne ha vinti due (tanto che una società di autobus di Iesi, la capitale italiana della scherma, ha voluto dipingere il suo volto sugli autobus della linea Iesi-Ancona: misteri ed entusiasmi della sorprendente provincia italiana). Anche l’infallibile Niccolò a Londra c’è arrivato partendo da un piccolo centro, Sesto Fiorentino. Ma per salire su quel podio che in Italia pochi gli pronosticavano, ha dovuto fare un giro più largo, passando per la Virginia – uno stato cardine nella storia americana – dove se n’era andato a studiare ingegneria alla West University. E un po’ come Di Francisca – che al fioretto affianca cento diversi interessi di vita – anche Campriani, senza volerlo, resta un antipersonaggio, una persona che tiene molto a separare i successi sulla piazzola di tiro dalla riservata razionalità della propria esistenza.

Un ragazzo timido, che ama nascondere le sue emozioni dietro sorrisi imbarazzati, in una continua battaglia contro le incertezze difficili da contrastare al momento della verità, quando devi vincere soprattutto le tue paure, quando per un bersaglio mancato si rischia di passare dall’estasi della vittoria alla dannazione degli ultimi (come a Niccolò era capitato a Pechino, quattro anni prima). Una delusione che ha profondamente segnato la sua giovane esistenza (“io non posso essere solo un punteggio”, aveva sentenziato), suggerendogli un cambio di passo completo: riprendere a studiare e andarsene lontano, in America – a Morgantown –, per laurearsi (lo ha fatto nel dicembre scorso) e migliorare nelle tecniche di tiro in un ambiente più professionale del nostro. Per di più con a fianco la donna della vita, la bolzanina Petra Zublasing, anche lei tiratrice olimpica, sua compagna di vita prima che di allenamento.

Sarà stato un caso, ma la vittoria di Campriani è stata l’ultima della squadra italiana ai Giochi: non ne sarebbe arrivata un’altra per tutta la seconda settimana di gare. Il ché rende maggiormente significativa questo secondo podio del giovane ingegnere toscano. Campione europeo nel 2009 e campione mondiale nel 2010, molto conosciuto negli ambienti del tiro a segno d’oltre oceano, proprio dai giornali americani – Sports Illustrated su tutti – Campriani veniva indicato come il favorito nella carabina alla distanza di 10 metri. Rispondendo a pieno, aveva cominciato con il secondo posto nella prova in piedi, superato in finale da un outsider, il romeno Alin George Moldoveanu che aveva collezionato 103,1 punti contro i 102,5 dell’italiano, dopo le sei serie regolari concluse per entrambi a 599 (per Campriani il solo errore si era verificato alla quarta tornata). Una medaglia d’oro persa per l’inezia di 0,6 punti o un argento vinto?. Una delusione per tutti, ma non per lui che aveva opposto le sue sensazioni a chi azzardava spiegazioni: “non importa quale sia il risultato, quel che conta è avere la coscienza di se stesso, di quello che sai fare, e soprattutto provarci ancora”.

E così è stato, profezia fin troppo facile. Come è capitato nella prova più difficile e completa, il tiro a 50 metri dalle tre posizioni – in piedi, in ginocchio, sdraiati – dove il nostro non ha avuto rivali. Dopo aver concluso la serie regolare con un nuovo record olimpico (1180 ), un solco scavato rispetto agli altri concorrenti, i tiri di finale diventavano una sfida contro se stesso, da tenere a bada solo i demoni delle paure che salgono dal di dentro. “Sapevo di attraversare una condizione magica, non potevo permettermi di sbagliare”. Un vantaggio di otto punti da amministrare, e che è andato via via calando, ma non tanto da minacciare un successo fortemente voluto e costruito. Tanto da rendere vano il recupero del coreano Kim Jonghyun e, soprattutto, dell’americano – più un suo amico che un compagno di allenamento – Emmon Matthew, arrivato al bronzo dopo aver superato due anni fa un tumore alla tiroide e una operazione al cuore.

Un personaggio, Matthew, per il quale, durante la conferenza stampa conclusiva, Campriani, superando ogni pudore, ha avuto le parole più belle. Prima di commentare il suo nuovo successo – nessuno aveva mai vinto con tanto margine la gara dalle tre posizioni – con un semplice: “Ero tutt’altro che sicuro: le fragilità dell’uomo escono sempre e possono venirti a trovare nei momenti più indesiderati. Questa volta mi è andata bene”. Parole di saggezza che colpiscono tanto più in un giovane uomo di 24 anni. Che ha ancora molto da fare e, soprattutto, da insegnare. E che ora rientra nell’ombra degli eroi sconosciuti, in attesa di Rio 2016.

Перед этим я проводил Бриггса до самого корабля и убедился, что он задраил за собой крышку люка.

Полагаю, уже пора занять свои места, сказала Серая Метелка.

Что вы, он же собрал коллекцию скальпов сто один!

В доме было темно, и Плута нигде не было видно, поэтому я немного порыскал вокруг.

Сэр Оливер провалился в кромешную темноту, словно в бездонный колодец.

Таким образом, в Греции мы проведем еще примерно неделю, а потом отправимся в Рим.

Глаз собаки не покидал Рендера; он был как зажигательное стекло.

Блестящая идея, сказал "Формирование отчета о прибылях и убытках в автоматизированных бухгалтерских программах (на примере ОАО 'Биохимик')" я, хоть и плагиат.

Он подошел к двери и открыл ее.

Прежде чем я успел двинуться в ту сторону, осел повернулся, посмотрел на "Состояние и основные направления совершенствования денежных средств в кассе" меня и стал приближаться.

У нас еще нет "игровой автомат бутылочки" доказательств деятельности КЮРЕ на нашей территории.

Так он провел больше часа, прежде чем тронулся дальше.

 

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