Londra 2012 / Federica: solo un buco nellacqua?
Martedì 31 Luglio 2012
Quarta giornata. Non è andata come ci si aspettava. Nessuna medaglia ha raggiunto Casa Italia. Giocavamo due carte pesanti, tra le più importanti per la nostra spedizione: Federica Pellegrini nei 200 stile e Andrea Baldini nel fioretto, quest’ultimo – dopo la vicenda farsa di Pechino – è stato fermato nella finale per il terzo posto dal coreano Cho, un piccolo giullare delle pedane, capace però sul 14 pari di trovare la stoccata della storia. Ma fermiamoci ora su nostra signora delle acque. Archiviata la sconfitta sulla distanza doppia, Fede cercava la sua rivincita. A questi ritorni, dopo la caduta, ci ha abituati da tempo. Dopo una batteria sufficiente (ma nuotata nel miglior riscontro di giornata), e una semifinale dalla quale ci si attendeva qualcosa in più – entrambe vinte sul piede di 1’57” – dalla finale ci si attendeva il riscatto: il podio se non proprio la vittoria parevano ancora possibili. Almeno a stare a quanto s’era visto nelle eliminatorie. In acqua le faccende sono andate in maniera differente, hanno seguito un copione diverso e forse già scritto in partenza.
Ed ora? Un ultimo impegno con la staffetta lunga e per Fede potrà iniziare quell’anno sabbatico che pare essersi imposto prima di un cauto rientro ma solo in staffetta, quasi a volersi nascondere nel gruppo. Lontano dalla pazza folla che non le perdona nulla, neppure di voler essere – almeno qualche volta – solo una ragazza di ventitré anni. Ma, soprattutto, una lunga pausa di riflessione per una esistenza fin troppo convulsa, sempre sotto i riflettori di un paese che non dimentica mai di essere più provinciale di altri.
A Londra per Fede si è concluso un periodo difficile, forse il più arduo da mettersi alle spalle. A voler far data dall’ottobre 2009, dalla morte di Castagnetti – un grande tecnico, ma, come sempre capita dalle nostre parti, ora beatificato oltre misura – l’uomo, più che l'allenatore, che l’aveva trasformata da una ragazzina di talento in un guerriero delle corsie. Per sostituire Castagnetti (o meglio, quel rapporto complesso e speciale che con lui s’era creato), per cercare l’equilibrio che la rassicurasse sul suo potenziale, Federica ha consumato quattro allenatori, e dei migliori, per cercare in fondo solo se stessa e per sondare fino in fondo le proprio possibilità. Così si spiegano scelte da fuori non sempre condivisibili. I trasferimenti sull’asse Verona-Parigi-Roma, i quattro allenatori accolti e rifiutati (Morini, Lucas, Bonifacenti e, per ora, Rossetto), le vicende affettive, la fine della storia con Marin e il legame con Magnini. Sullo sfondo, ma solo sullo sfondo, la vita di una ragazza normale che deve ora ritrovare il piacere di nuotare. Rio è ancora molto lontana.
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