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I sentieri di Cimbricus / I 100 anni dello Scozzese Volante

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Giovedì, 11 Luglio 2024

 

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Ricorre oggi il centenario della mitica vittoria olimpica di Eric Liddell che a Colombes si impose sui 400. Quattro giorni prima aveva rinunciato a correre le batterie dei 100 perché cadevano di domenica e non intendeva “offendere il Signore”.

Giorgio Cimbrico

L’11 luglio di cento anni fa, allo stadio parigino di Colombes, Eric Liddell vinse la medaglia d’oro dei 400. Non aveva esperienza sulla distanza – “è un velocista, vedrete che prima o poi scoppierà”, dissero gli allenatori americani ai loro atleti – ma Eric era lo Scozzese Volante, non saltò per aria, vinse con un margine molto ampio, giudicato attorno ai sei metri su Horatio Fitch e confermato dai cronometri: 47”6 a 48”4. Crono ratificato come primato mondiale.

Molti anni dopo, quando a Weifang, il luogo della sua morte –, dove sorgeva un campo di concentramento giapponese –, eressero un monumento in granito scozzese, scelsero dei versetti di Isaia che si adattavano alla perfezione a quell’impresa: “Avranno ali di aquile, correranno e non saranno stanchi”.

Nella corsia più esterna – allora era la sesta – Eric passò ai 200 in 22”2, solo tre decimi sopra il tempo che gli aveva dato la medaglia di bronzo due giorni prima, alle spalle di Jackson Scholz e di Charlie Paddock. Correva con il coraggio tipico della sua gente e della sua fede: al suo esordio sul quarto di miglio, in un triangolare tra Inghilterra, Irlanda e Scozia, cadde, accusò almeno 20 yarde di distacco dai primi, rimontò e vinse. “Non mi piace perdere”.

Anche nel suo giorno dei giorni qualcuno cadde, non lui: lo svizzero Josef Imbach, il più veloce in batteria, 48”0, assaggiò la terra battuta di Colombes e non si rialzò. Ohn Taylor, uno dei due americani, bene o male raggiunse il traguardo in 50”. Che Liddell potesse essere pericoloso, era risultato chiaro dalle semifinali: al 47”8 di Fitch, Eric aveva risposto con 48”2, prima volta sotto i 49”. A quel punto doveva andare in meta.

Liddell aveva giocato da ala per la Scozia sette volte tra il 1922 e il 1923 segnando quattro mete e dando un forte contributo ai successi dei blu con il cardo su Irlanda, Francia e Galles. “Proibito dire che è un velocista prestato al rugby: è un giocatore vero”, scrisse lo Scotsman.

Dopo la vittoria, Liddell si concesse una sorprendente visita a un Tango Tea Party sugli Champs Elysées. Più fedele al suo normale comportamento era stato dopo la rinuncia, per motivi religiosi, ai 100 metri e alle staffette: in cambio aveva letto un sermone nella parigina Chiesa di Scozia.

Quanto tornò a Edimburgo ricevette onori in una parata lungo Princess Street. Lasciò la Scozia per la missione di Tientsin, dov’era nato nel 1902, e nella terra dei suoi padri tornò un paio di volte, prima di stabilirsi definitivamente in Cina. Continuò sporadicamente a misurarsi con atleti di passaggio e nel ’28 mise in fila francesi e giapponesi selezionati per i Giochi di Amsterdam nel meeting che celebrava la costruzione della ferrovia della Manciuria.

A Tientsin insegnò nella scuola anglo-cinese, fondò l’istituto per poveri e nel ’32 venne nominato ministro della Chiesa di Scozia. Due anni dopo sposerà la canadese Florence MacKenzie (il corteggiamento iniziò al ristorante Kiesling, tuttora esistente) e dal matrimonio nasceranno Patricia, Heather e Maureen. Nel ’41, con le truppe dell’impero giapponese da tempo alle porte, impose alla moglie e alle figlie di andare in Canada e si trasferì nella missione rurale di Shaocang, dove lavorava il fratello Rob, medico.

Nel ’43 viene internato nel campo di Weifang: qualcuno ricorda abbia arbitrato partite di calcio, giocate di domenica. Per tutti era lo Zio Eric, pronto a dividere le scarse provviste, a leggere la Bibbia, a tener alto il morale. In uno scambio di prigionieri organizzato da Winston Churchill, lasciò il suo posto a una ragazza incinta. Morì il 21 febbraio 1945, cinque mesi prima della liberazione. “Mi abbandono completamente”, le ultime parole dell’uomo che venne sepolto sotto una croce che portava il suo nome scritto col lucido da scarpe.

Quando nel 1980 Allan Wells, nato a Edimburgo, diventò il secondo britannico campione olimpico dei 100, qualcuno gli chiese se avesse corso nel ricordo di Abrahams (che sorprendentemente aveva vinto a Colombes). “L’ho fatto per Liddell”, rispose. Nel 2007, dopo un referendum, Eric è diventato il più grande atleta nella storia della Scozia.

 

 

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