- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / La cultura e' un'opinione. Non ci credete?

PDFPrintE-mail

Martedì 9 Luglio 2024

 

teatro-1 


“Lo sport italiano è un saliscendi: a mio parere nel calcio servirebbe una rivoluzione. Che temo non ci sarà. Non con l'attuale proprietario dell'attico. Nel basket cambiare servirebbe a poco. Mancano proprio i giocatori.”

Andrea Bosco

Le tre maturande del liceo “Marco Foscarini” di Venezia, delle quali ho scritto la scorsa settimana sono state respinte con perdite. Gli ispettori mandati dal ministro hanno ritenuto corretto il giudizio della commissaria esterna relativamente ai compiti di greco, negativamente giudicati. Non paghe le tre fanciulle (o probabilmente i genitori delle tre) hanno preannunciato ricorso in “appello”.

Va di, ... eccetera, ai maturandi che commissari e professori non adiscano le vie legali per le castronerie prodotte all'esame di maturità. Elenco succinto ma rivelatore. Il muro di Berlino? E' “caduto“ nel 1948. Del resto dal 1939 al 1945 l'Italia era sottoposta al “tallone comunista“. La “siepe” di Leopardi per i maturandi italici era “un cespuglio“. Quanto al regime, durante il Ventennio (che ad insaputa del Duce era in realtà comunista) formava la gioventù inquadrandola nei “barilla”. In un profluvio di ignoranza: Pirandello “fu premiato con l'Oscar“, quel raffinato di D'Annunzio era un “estetista“, il Superuomo “è stato concepito da Freud”, Dante Alighieri ha scritto “Il Decameron“, e quel demonio di Giuseppe Garibaldi persino “La Divina Commedia“.

ASINI – Domanda: chi ha prodotto un tale scempio? Risposta: i professori degli “asini“ di cui sopra. Spesso più asini degli studenti ai quali dovrebbero insegnare. Lo stato dell'arte è questo. Del resto per entrare in Parlamento non serve essere istruiti. Come potrebbero testimoniare i parlamentari intercettati dalle “Jene“. O i Di Maio e i Toninelli, gaffeurs sensazionali. I quali peraltro potrebbero offendersi per essere stati citati come esempi. Altri, recentemente, hanno fatto peggio di loro: molto peggio. Del “battutista“ Sangiuliano che ha spedito Colombo a scoprire l'America dopo aver studiato le “carte“ di Galileo Galilei mi sono già occupato.

L'aggravante per Sangiuliano è rappresentata dal fatto che trattasi del ministro della cultura del governo Meloni. E che sia stato (prima di vedersi affidato il dicastero) il direttore del Tg2 della RAI. Insomma non un “Lollo“ qualsiasi. Ma ce chi Sangiuliano l'ha stracciato: 6-0, 6-0, 6-0. Il suo nome è Giuseppi, in arte Giuseppe Conte, avvocato del popolo, ex (due volte) presidente del Consiglio, attuale leader dei Movimento 5 Stelle. Ha spiegato Conte che “nel 2026, a Bologna, c'è stato l'attentato a Matteotti“. Ora: passi per il 2026. Un colpo di caldo capita a tutti in questa stagione. Ma Bologna che ci azzecca? E poi quale “attentato“? Conte, con il parlamentare socialista che denunciò pubblicamente le malefatte di Mussolini, rapito a Roma e poi assassinato (nel 1924) proprio non si prende.

Già in passato lo aveva confuso (in Parlamento) con Andreotti. Ma evidentemente Conte deve evitare anche la lettura dei giornali, probabilmente troppo impegnato in quella del blog di Beppe Grillo. Altrimenti saprebbe che è tutta una commemorazione nel ricordare Giacomo Matteotti: siamo infatti nel 2024. Cento anni dopo una delle pagine più luride della storia italiana.

Il fatto è che quando ci si mette, Giuseppi è imbattibile: meglio di Crozza che imita Razzifattilicazzitua. Alla fiera del Levante a Bari (da presidente del consiglio) disse che “con l'8 settembre (del 1943, NdR) inizia un periodo di ricostruzione“. Convinto probabilmente che il 25 aprile (del 1945, NdR) fosse stato firmato l'armistizio. Inutile quindi indignarsi se poi alla “Festa dell' Unità“ per omaggiare la vocazione gender hanno sostituito la “a“ accentata, con un asterisco.

STREGA – La cultura è un'opinione. Non ci credete? Leggete l'ultimo romanzo (in criptoitaliano) di Chiara Valerio classificatasi al terzo posto nell'ultimo Premio Strega. Se arrivate alla fine o siete dei fachiri, oppure vi piace (come al sottoscritto) farvi letterariamente del male. Ha ragione Aldo Grasso che nella sua rubrica sul Corriere della Sera ha citato la celebre profezia di Karl Kraus: “In principio era la copia per la recensione, e uno la riceveva dall'editore. Poi scriveva una recensione. Poi scriveva un libro, che l'editore riceveva e rispediva come copia per recensione. Il prossimo a cui arrivava faceva lo stesso. Così è nata la letteratura moderna”. Che in Italia ha subito una inarrestabile degenerazione: un circolo chiuso, dove tutti si conoscono, dove tutti tra di loro si recensiscono, all'insegna dell'amichettismo che non è frequente solo in politica.

Vale per la letteratura, ma vale anche per il giornalismo. Nessuno fa più inchieste a 360 gradi. Nessuno “stronca più“ una canzone, un libro, una sfilata di moda, una piece teatrale, un film, un concerto, una regia, una interpretazione. Ci sono Tg che sembrano nei servizi di “colore“, dei postalmarket: sono appunto “al servizio“. Non dei tele-ascoltatori, ma degli inserzionisti. La pubblicità può essere occulta, oppure palese. A volte né palese, né occulta: semplicemente è “marchetta“. E anche tra i giornalisti, te li raccomando gli “ sfondoni”. Ha spiegato giulivamente la conduttrice di un Tg che stava per mandare in onda un servizio sui “Carmina burini“. Non mi sono stupito: niente di nuovo. Alcuni anni fa, una collega annunciò una diversa collocazione al Castello Sforzesco di Milano per la “Pietà di Rondanini“. Provocando certamente un fremito nelle ormai sbriciolate ossa di Michelangelo.

SALISCENDI – Lo sport italiano è un saliscendi: sale Pecco Bagnania in MotoGp, sprofonda ancora una volta la Ferrari con Sainz e Leclerc. Forse più che i piloti (la prossima stagione arriverà Hamilton) manca alla Rossa un progettista. Sale il tennis (Sinner, Musetti, Paolini), scendono calcio e basket. Sul calcio e Gravina ho già dato. Sul basket ha dato l'Orso. Nel calcio a mio parere servirebbe una rivoluzione. Che temo non ci sarà. Non con l'attuale proprietario dell'attico. Nel basket cambiare servirebbe a poco. Mancano i giocatori. E se per mera sfortuna devi lasciare a casa i Fontecchio, i Procida, gli Spagnolo (e se reputi magari che i Belinelli siano alla frutta e gli Hackett non c'è verso che perdonino) allora parti ad handicap.

Nulla accadrà, comunque, fino a quando non muterà la cultura di base. Ergo il coinvolgimento della scuola, gli investimenti per i vivai, una vera campagna di promozione per il movimento. Ha ragione Bargnani: non è possibile che una piazza come Roma non abbia una squadra di basket. Da malandato rudere ho nostalgia di quando il basket era il verbo anche di Gorizia, Udine, Livorno, Cantù, Padova, Biella. Quando Milano di squadre in serie A ne aveva due. Oggi un gruppo di amanti del basket femminile sta cercando di “salvare“ la Virtus di Bologna. Se un magnate come Zanetti ha mollato la presa, qualche cosa evidentemente nel sistema non funziona. E la cosa dovrebbe far riflettere.

Un tempo il basket italiano era “lo spaghetti circuit“: la lega più importante dopo l'NBA. Vengono i brividi nel rammentare i campioni stellari visti sui parquet della penisola. Altri tempi. Ma non è colpa del “movimento“ se i due metri invece che essere indirizzati al basket, vanno a schiacciare sopra la rete. Forse solo gli immigrati ci potranno salvare. Nel basket come nel calcio. Forse.  

 

Cerca