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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / "Analizzare (ci mancherebbe) e ripartire"

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Lunedì 8 Luglio 2024

 

basket


“Aspettando rivelazioni dai governanti che nello sport, come nella politica, sono bravissimi a vedere i difetti degli altri. Conti in rosso? Pazienza. Eliminazioni dolorose per calciatori e cestisti? Pazienza.”

Oscar Eleni

A spasso fra i geyser islandesi del circolo d’oro tenendo al guinzaglio un riluttante tucano dal lungo becco arancione che sembra una prima pagina sbagliata di giornale, un giocatore di basket italiano. Malumore da cestofilo tradito, appassionato deluso di sport la qualunque, non solo calcio accidenti, per aver visto prime pagine dedicate al frigno rombante, alle vendite più o meno coperte da cambiali straniere, alle “imprese”, pazienza se siamo soltanto ai quarti, del tennis che, comunque, merita per come Sinner e la Paolini vivono il loro mondo, ma nessun richiamo per un record storico dell’atletica battuto dopo 37 anni.

C’eravamo a vedere saltare in alto oltre i 2 e 09 la Kostadinova a Roma, grazie alla diretta SKY abbiamo spalancato la finestra quando l’ucraina Mahuchick, dopo 11 salti, guardando il cielo della Parigi che la cullerà anche nell’Olimpiade, ha superato i 2 metri e 10, un pivot del basket che purtroppo all’Italia manca dal 2004.

Insomma ci siamo alzati di cattivo umore, il risveglio con le campane francesi stava per rendere radioso il mattino, ma poi quel salto storico è finito nelle pagine interne come un mondiale sui 1500, l’indice da telefonino sempre acceso è andato a cercare l’ultimo risultato oltre la Iapichino, senza fermarsi all’ostacolo su cui sbatteva il Simonelli gran talento, lingua già più lunga dei suoi primati, annusando l’aria di Parigi.

Come si vede tempo da perdere e fiele da allungare con acqua ringraziando Bagnaia, nella speranza che Briatore si prenda i borbottanti ferraristi, aspettando rivelazioni dai governanti che nello sport, come nella politica, sono bravissimi a vedere i difetti degli altri. Conti in rosso? Pazienza. Eliminazioni dolorose per calciatori e cestisti? Pazienza. Soltanto quattro squadre ai Giochi? Ma cosa ti preoccupi, avremo una partecipazione record di azzurri. Insomma servirebbe un pellegrinaggio al Buddha millenario o alla spiaggia di Cleopatra per ritrovare un dialogo con il nostro tucano toco, ma siamo chiusi per nervoso come diceva Montanelli imprecando contro l’Arno straripante.

Per fortuna le accoglienze ai nuovi allenatori del calcio, a parte il povero Pioli che in Arabia ha trovato l’ostacolo Benzema, sono trionfali, giornali da mettere da parte per i giorni in cui i padroni cambieranno timoniere, magari dopo due mesi.

La filosofia del sistema è questa: quando si perde bisogna cambiare. Per fortuna non tutti la pensano allo stesso modo o forse sbagliamo? Prendete il basket dove Guido Valori, l’unico avversario alla rielezione del Petrucci onnipotente, ha detto subito che il Pozzecco se lo mangerebbe a colazione. Per fortuna, dicono nel cerchio magico al Circeo, il presidente resterà al suo posto e allora ci siamo tranquillizzati pur senza capire il messaggio camomilla dal soglio: “Analizzare (ci mancherebbe) e ripartire”. Già, ma ripartire con chi? Fuori i nomi dei probabili salvatori della patria a spicchi. Qualcuno ci ha provato sbattendo sulla rinuncia di Belinelli, sapendo come è andata a finire per Brescia in Europa presentando il miglior Della Valle.

Certo che l’analisi diventa difficile se poi gli orchi lituani, giocatori che sanno stupire, eretici in un paese dove la religione cestistica batte quella proposta dalle varie chiese, perdono il volo per Parigi sul campo di San Juan non andando oltre i 68 punti contro la difesa portoricana che, come pensavano gli azzurri tenebra, non era poi la parte più difficile da capire in una semifinale che ha mandato al macero i cappellini con la torre Eiffel che il segretario federale teneva nascosti in valigia.

Dice ‘o presidente che bisogna ripartire e lo fa benedicendo il modenese Giuseppe Mangone che ha portato la under 17 dall’isola delle maledizioni dopo le prime due partite a quella del sollievo nella Istanbul più bella regalando alla carestia nazionale di medaglie uno splendido argento, presentando addirittura un ragazzo di oltre due metri nel quintetto ideale. Si chiama Maikal Perez, è uno dei cinque che giocano a Bassano, ma siamo sicuri che qualcuno, oltre l’urna elettorale, digrignerà i denti come quando vede la Egonu e l’Antropova in azzurro, o deve applaudire a denti stretti il lunghista Furlani, l’ostacolista Simonelli, la primatista dei 100 Dosso, perplesso per i bei salti di Larissa Iapichino?

Noi ci disgustiamo con le pagelle mentre Petrucci si siederà al tavolo con Trainotti e il Datome che il Poz avrebbe preferito in canottiera piuttosto che con la giacca, un po’ come rimpiangere Meneghin che certo Tanjevic, pur benedicendo i suoi omoni, avrebbe preferito in campo, anche se era felice che potesse abbracciare i campioni europei del 1999, il figlio Andrea primo fra tutti, proprio a Parigi. La meravigliosa città che ora è diventata maledetta per chi sognava di vedere Melli e Gallinari contro Lebron James.

• 10 Al GALLINARI che anche zoppicante è stato il migliore di una NAZIONALE anemica, senza regia, rimbalzisti, con poco talento offensivo se nelle due partite che contavano siamo rimasti sotto i 70 punti.

• 9 A PORTORICO per come ha gestito la festa in casa, per come ha cucinato Azzurra e poi calpestato l’anarchia dei lituani che non erano poi così feroci se pure loro sono rimasti sotto i 70 punti nella finale.

• 8 Al meraviglioso ANTETOKOUNMPO che candida la Grecia per un podio olimpico più della SPAGNA che abbiamo visto balbettare contro la Finlandia e la sorprendente BAHAMAS.

• 7 A Sergio SCARIOLO che ha portato la Spagna per la sesta volta alle Olimpiadi, unico italiano del basket presente, insieme all’arbitro MAZZONI, nella festa cestistica a 5 cerchi, anche se questa selezione iberica ci sembra davvero meno forte delle altre. Lo diciamo senza ascoltare chi sussurra: ma questi con l’Italia hanno perso. Amichevoli gente, non verità e poi non c’era Brown il migliore anche a Valencia.

• 6 con lode alle UNDER 17 – 5 di Bassano, 4 dell’Armani –, che MANGONE ha ritrovato dopo un inizio da brivido. Il futuro è questo? Speriamo, ma ci vorrà tempo e coraggio perché in serie A preferiscono l’usato sicuro.

• 5 A POZECCO che ha fatto tutto bene, sulle scelte si potrà discutere se si si è in malafede sapendo che la dispensa è quasi vuota, ma non pensavamo che come scusa parlasse delle assenze, mettendo fra i giocatori rimpianti anche l’accompagnatore DATOME oltre al FONTECCHIO che è certo mancato più di PROCIDA, ma non esageriamo.

• 4 A Luca BANCHI che dopo uno splendido mondiale con la LETTONIA si è trovato una squadra scarica nel preolimpico di RIGA avvelenando ancora di più il finale di una stagione che era iniziata alla grande. Nel preolimpico catastrofe della scuola slava, fuori il pessimo DONIC con la Slovenia, fuori la CROAZIA, si è salvato, proprio contro BANCHI, l’AZA PETROVIC con il Brasile del COBOCLO mai contento scappato da Venezia e Belgrado.

• 3 Agli ARBITRI FIBA visti nelle quattro sedi del preolimpico. Da brividi, quasi peggio della giuria al TOUR che ha multato il francese BERNARD perché si è fermato per baciare la moglie e i figli durante la cronometro.

• 2 Alla LITUANIA che qualcuno ha definito fortissima dopo averla vista inventare canestri contro la diga debolissima dell’Italia dove il vecchio KUZMINSKAS sembrava un drago, pur riconoscendo che il SABONIS junior bravo nella NBA con la NAZIONALE sembrava un pesce senza acqua e palloni. Portorico ci ha fatto capire che eravamo confusi.

• 1 Al giovane talento CARUSO che dopo tanta panchina con l’ARMANI ha passato più tempo a sventolare asciugamani che a giocare con la NAZIONALE. Ora mentre al vertice ripensano perché non partiamo dall’idea che forse si cresce molto di più giocando partite vere che facendo allenamenti pesanti.

• 0 Al SISTEMA SPORT italiano che manderà soltanto quattro squadre alle Olimpiadi, guarda caso assente negli sport dove i club più ricchi hanno più stranieri. Speriamo che almeno nelle staffette si possa fingere di essere squadra.
       

 

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