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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il gioco perverso delle previsioni

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Venerdì 5 Luglio 2024

 

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Quattro settimane al via dell’atletica olimpica che è quella che interessa a noi della vecchia confraternita: breakdance, biciclettine, taekwondo e basket 3 vs 3 non fanno per noi. E così, attenti a questa prima dozzina di temi.

Giorgio Cimbrico

Tre Curiazi contro un Orazio. Lorenzo Simonelli, 22.enne, deve chiedere consiglio all’ottuagenario Eddy Ottoz, riuscito nell’impresa di domarne uno (Leon Coleman) e di arrivare molto vicino al secondo (Ervin Hall). Se a Mexico l’imbattibile era Willie Davenport, qui il ruolo è coperto da Grant Holloway.

Chance per gli eterni secondi. Athing Mu è caduta ed è arrivata in lacrime (ha chiesto venia, non le è stata concessa). Souffiane el Bakkali ha problemi a un ginocchio: per Keely Hodgkinsone e per Lamecha Girma uno scenario da “vie in rose”, finalmente. “L’assenza di Athing mi riempie di tristezza”, dice Keely, campionessa d’Europa malgrado una febbre che l’aveva messa ko. Nessun commento da parte di Girma anche perché il marocchino potrebbe riprendersi e allora …

Eliud, Versailles e ritorno. I 40 anni non sono lontani, le stagioni di imbattibilità sono alle spalle: Kipchoge sa che l’inseguimento al terzo titolo olimpico può diventare il pomeriggio di un giorno da cani. Vada come vada, è nella storia.

Come Nurmi e El Guerrou. Ce l’hanno fatta un silenzioso finlandese e un gentile marocchino, con intervalli di riposo molto diversi e in tempi lontani, un secolo e un ventennio. Ora l’accoppiata 1500-5000 per la prima volta è inseguita da una donna, Faith Kipyegon, minuscola e spietata. Non ha avuto lo spazio che meritava il suo esordio a Nairobi: 14’46” sui 5000 e soprattutto 3’53”98 nei 1500. Mai nessuna lontanamente come lei a 1800 metri di altitudine.

Remake di Tokyo. Karsten Warholm contro Rai Benamin contro Alison dos Santos, nella battaglia dei tre continenti e nel sequel dell’ultima finale olimpica, i 45 e 46 secondi che sconvolsero i 400H. Le gerarchie di quel giorno possono subire una scossa, offrire un’inversione. Ai Trials la vittoria di Benjamin, 46”46, quinto tempo della storia, è stata impressionante.

Sydney viso di pietra. Come capita spesso ad Armand Duplantis, McLaughlin ha tirato il sipario sulle selezioni USA con il suo sesto record del mondo, il quarto sulla pista di Hayward Field, sempre con quel volto concentrato, serio, a tratti aggressivo (foto Trackandfieldnews.com). E’ una che sa dove vuole andare e quanto mettere in banca. Lo ha dimostrato sin dai suoi esordi e con la fresca adesione alla Lega di Michael Johnson.

Un ostacolo per Noah. L’anno scorso aveva chiuso la stagione in Cina corredo in 9”85 ma il risultato non era stato sottolineato, ma ora, dopo quel che ha combinato a Kingston, Kishane Thompson (in successione, 9”82-9”84-9”77) può creare qualche apprensione anche a chi, come Lyles, esibisce una sicurezza che sconfina nella spavalderia. Thompson è allenato da Stephen Francis che portò al record del mondo Asafa Powell e spera che Kishane, 23 anni, non sia emotivo come Asafa.

Cucciolo Quincy. A sedici anni e mezzo Wilson, virginiano di nascita e residente nel Maryland, è il più giovane americano selezionato per i Giochi. Premiato per il doppio record mondiale under 18 (nel suo caso anche under 17) a 44”66 e poi a 44”59. Correrà sicuramente la batteria di una delle 4x400. E a Los Angeles avrà 20 anni.

Leo, Joe, Ryan. Fabbri, Kovacs e Crouser hanno lasciato molto indietro tutto il resto della genia dei giganti. Sarà una disfida a tre e “ogni tanto – racconta Leonardo con un lieve sorriso – penso che potrei fare 23 metri e finire terzo”. La finale è il 3 agosto. L’11 dello stesso mese, quarant’anni or sono, il concittadino Alessandro Andrei diventava campione olimpico al Coliseum.

Dopo David, Emmanuel. Nomi biblici per Rudisha e Wanyonyi. “Ha ricordato i miei giorni migliori”, ha commentato, commosso, David dopo l’assolo di Emmanuel, 1’41”70 fuggendo allo sparo e andando sino in fondo per diventare il terzo di sempre. Giusto all’inizio dell’atletica olimpica festeggerà 20 anni e l’energia della gioventù dovrà essere riversata in un altro recital. In una gara più tattica l’elegante Marco Arop e l’abile americano Bryce Hoppel hanno armi pericolose.

Altius. Scommesse e quote in divenire per la misura finale dei due salti in cui ci si eleva dal suolo. Sui vincitori, pochi dubbi: Armand Duplantis al 99% e Gian Marco Tamberi al 95”. Il piccolo margine è solo scaramantico.

Kerr il giustiziere. Dietro quelle lenti scure, Josh vede chiaro: accoppiare il titolo mondiale a quello olimpico, prolungare e allargare i domini dei miler scozzesi, abbattere, come a Budapest, come a Eugene, le sicurezze di Jakob Ingebrigtsen.

 

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