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I sentieri di Cimbricus / Trials USA, la crudelta' dell'atletica

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Mercoledì 24 Giugno 2024

 

lyles-trials 


Scontri da giganti nella velocità, questo il responso delle prime tre giornate delle selezioni americane per Parigi. Ma la caratteristica resta la grande massa degli “eliminati” che troverebbero posto in tutte le altre rappresentative.

Giorgio Cimbrico

A Eugene, la TrackTown, i Trials olimpici si aprono con l’impresa di un ragazzo prodigio: nel primo turno dei 400, 44”66 di Quincy Wilson, data di nascita 8 Gennaio 2008. Sedici anni e mezzo per il virginiano, oggi residente nel Maryland, che abbatte il record mondiale under 18 di Justin Robinson, 44”84, con una prestazione che può dargli chances di finale olimpica.

Il miglior tempo delle batterie è 44”60 di Quincy Hall. Wilson, non alto e piuttosto robusto, si era già segnalato per un mondiale indoor e per una prestazione all’aperto appena superiore ai 45”.

Primo turno anche per i 100 donne: Sha’Carri Richardson dà subito fuoco alle polveri, 10”88, imitata da Melissa Jefferson, 10”91, e da McKenzie Long, 10”94. Prima apparizione dell’anno per il primatista mondiale Ryan Crouser: un lancio senza forzare a 21.44 per mettere i piedi nella finale. Joe Kovacs, che guida il mondo davanti a Leonardo Fabbri, si spinge più lontano, 22.13.


Tre nulli a 5.60 per KC Lightfoot, seimetrista e salito a 6.07 all’inizio di quest‘anno in una gara in un centro commerciale. Qui la legge spietata dei Trials c’entra relativamente.

Ventiquattro ore dopo, la piccola Sha’Carri, malgrado una difficoltosa partenza, offre quell’azione di aderenza assoluta, di contatto fulmineo con la pista che sembra farla scivolare sul rettilineo: 10”71, secondo tempo di sempre per la texana dopo il 10”65 che le diede il titolo mondiale: “Un capitolo dopo l’altro nella mia vita per preparare questo momento”. Sha’Carri, meno balzana che in passato, è allenata da Dennis Mitchell, come le altre due che, come dicono gli americani, “hanno fatto” la squadra per Parigi: Melissa Jefferson 10”80 e Twanisha Terry 10”89. Fuori, recuperabili per la staffetta, Tamari Davis e Aleja Hobbs, 10”91 e 10”93. Sesta Tamara Clark, 10”95. Lo sprint USA è sempre un forziere.

Nella batterie dei 100, il migliore è Noah Lyles, 9”92 – ottenuto, come si sarebbe detto una volta, in scioltezza – lo stesso crono di Marcell Jacobs qualche giorno fa a Turku e il secondo dell’anno del velocista della Florida dopo il 9”85 di Kingston, quando venne battuto dal giamaicano Oblique Seville, 9”82. Da tempo Lyles sostiene di voler puntare alla tripletta 100-200-4x100 e di poter ambire al poker se troverà un posto nella 4x400. L’unica altra prestazione sotto i 10” è il 9”99 di Christian Coleman.

Dopo aver superato problemi al gomito destro e, più di recente, a un muscolo pettorale, Ryan Crouser, enfant du pays, spedisce il peso a 22.84, terzo in stagione dopo Joe Kovacs, 23.13, e Leonardo Fabbri, 22.95. Kovacs è secondo con 22.43 e il terzo posto per Parigi è di Payton Otterdahl, 22.26. Crouser ha la chance di diventare il primo e l’unico ad aver conquistato tre volte l’oro olimpico.

Corre forte Yared Nuguse nelle semifinali dei 1500: 3’34”09 è record nei Trials. Il giovanotto di radice etiope, dalla singolare azione di braccia, può essere un cliente pericoloso sia per Jakob Ingebrigtsen che per Josh Kerr. Heath Baldwin vince il decathlon con 8625 punti e Zack Ziemer per la terza volta stacca il biglietto olimpico. Tra i canadesi, il tedesco Neugebuaer e l’estone Erm difficile pensare a Parigi a un podio USA.

Brooke Andersen, vicina agli 80 metri quest’anno, si elimina da sola: tre nulli e addio per la campionessa mondiale di due anni fa. La regolarità su alte misure paga: Sam Kendricks supera 5.92 e andrà a Parigi a passare un paio di pomeriggi con l’amico ed ex-connazionale Armand Duplantis. In squadra anche Chris Nilsen e Jakob Wooten, 5.82. In tre ampiamente sotto i 50”: 49”46 Kendall Ellis, 49”71 Aaliyah Butler, 49”78 Alexis Holmes. Fuori, quarta in 50”07, Kaylyn Brown, cotta dopo una massacrante stagione NCAA. Al massimo, un podio olimpico: Kaczmarek e Paulino sono fuori portata.

Il clou, la finale dei 100, preceduta da semifinali con vento ondivago: molto forte per quella di Lyles (9”80, +3,0, con Bednarek a 9”82), regolare per Coleman, 9”86, che inizia a cullare grandi speranze. Più tardi verranno spazzate via quando dopo 80 metri l’uomo di Atlanta verrà ripreso e lasciato sul posto da Lyles che trascina con sé Bednarek e un rigenerato Fred Kerley.

Noah eguaglia se stesso, 9”83, Bednarek centra il record personale, 9”87, Kerley torna a rombare, 9”88. Coleman, 9”93, rimedia una selezione in staffetta con il 18.enne Christian Miller, originario della Florida come Lyles: il 9”93 di inizio stagione non è un caso. Malgrado il margine esiguo, maturato in una seconda parte eseguita alla perfezione, Lyles alza il dito e dà appuntamento ai 200: “ll record USA è vulnerabile”. E’ il 19”31 con cui l’atleta dell’Adidas (che ha trionfato a casa della Nike) ha sottratto il primato a Michael Johnson portandolo e portandosi a dodici centesimi da Usain Bolt e a cinque dall’episodico exploit di Yohan Blake. Bednarek, dal mirabile assetto di corsa, può essere l’avversario giusto per una prova molto veloce su una pista generosa.

Ancora un progresso e un record mondiale under 18 (nel suo caso, anche under 17) per Quincy Wilson, più che mai il Mozart del giro di pista, capace di chiudere con un “allegro molto vivace” e avere accesso alla finale in 44”59, non lontano da Bryce Deadmon, 44”44, e Quincy Hall, 44”42.

Foto tratta da trackandfieldnews.com


 

 

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