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I sentieri di Cimbricus / Sulla strada degli 800 "perfetti"

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Domenica 16 Giugno 2024

 

wanyonyi 


A 45 giorni dal pronti-via di Parigi, Cimbricus ci invita a seguirlo sui suoi sentieri impervi: questa volta alla scoperta delle novità africane e della messe di riscontri messi a libro nei Trials di Nairobi (kenyani) e di Neiria (etiopi).

Giorgio Cimbrico

Le parole di David Rudisha, in tribuna al Nyayo Stadium di Nairobi, 1800 metri di altitudine: “Vinciamo gli 800 dal 2008. Li vinceremo ancora”. Ottimismo vasto e giustificato dopo la magnifica esibizione di Emmanuel Wanyonyi che, un mese e mezzo prima del suo ventesimo compleanno, corre gli 800 in 1’41”70, in testa dalla pistola al filo, come dicono gli inglesi. Le frazioni sono 49”95 e 51”75.

Il giovanotto, secondo l’anno scorso ai Mondiali di Budapest, diventa il terzo uomo della storia del mezzo miglio dopo Rudisha e Wilson Kipketer, kenyano di Danimarca, con il nono tempo: sei sono di Rudisha (l’uomo delle meraviglie a Londra 2012, due di Kipketer, ed è il sesto ad andare sotto la barriera degli 1’42”: gli altri, in ordine cronologico, Sebastian Coe, Joaquim Cruz, Njell Amos).

Wanyonyi, che aveva 1’42”80, era stato eliminato in batteria, ha fatto ricorso ed è stato ammesso in finale. Meno male. Nella sua scia sono andati molto forte Wycliffe Kinyamal e Koitatol Kidali, 1’42”50 e 1’42”66. Per Parigi c’è aria di tripletta ma i kenyani, a volte ingenui, devono fare molta attenzione all’algerino Djemal Sedjati che ha 150 metri finali che possono risultare micidiali. Alla finale punta pure Catalin Tecuceanu, allenato da Gianni Ghidini (precedenti: Andrea Benvenuti, Wilfred Bungei, Amel Tuka: non male, …) che a Montecarlo, con un presumibile cast molto qualificato potrà andare all’attacco dell’1’43”7 di Marcello Fiasconaro che sta per tagliare i 51 anni di durata.

Altro. Una prestazione che assomiglia a un record del mondo: si tratta del 3’53”98 di Faith Kipyegon, la piccola grande donna che a Parigi vuole l’accoppiata 1500/5000, riuscita ai Giochi soltanto a Paavo Nurmi, giusto cento anni fa a Colombes, e a Hicham el Guerrouj, vent’anni or sono ad Atene.

Ma nessuna, a 1800 metri di quota, aveva centrato un tempo del genere. Per trovare un sub 4’ è necessario scorrere centinaia e centinaia di risultati per approdare al 3’59”77 di Nelly Chepchirchir, un anno fa, stesso stadio, stessa quota. Seguendo da lontano Faith, moglie di Timothy Kiptum (bronzo a Londra nella serata di Rudisha) aveva chiuso in 3’56”46.

Risultati che fanno impallidire il 9”79 di Ferdinand Omanyala che dall’altitudine e dall’aria rarefatta che vi si respira ha tratto vantaggio – grazie anche a un vento di coda +1,5 –, per sottrarre al giamaicano Oblique Seville il mondiale stagionale, 9”82, e portarsi a due centesimi dal record personale che il muscolato ottenne proprio a Nairobi nella scia di Trayvon Bromell.

Sempre nella categoria del formidabile i tempi registrati a Neiria, nei pressi di Malaga, sede dei Trials etiopi sui 10.000: Kejelcha e Aregawi 26’31” (la media dice 2’39” a chilometro per i due che si sono inseriti al settimo e ottavo posto di sempre), Barega campione olimpico 26’34”, Mehary, 17 anni e mezzo, appena sotto i 26’38”. Può puntare a Los Angeles 2028, quando avrà 21 anni.

Tra pochi giorni, a Eugene, la città dell’atletica, altri Trials, quelli americani. Preparatevi.

 

 

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