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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Piste&Pedane / Antonio guarda lontano: "abbiamo una visione"

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Sabato 15 Giugno 2024

 

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Da quando guida il settore tecnico –, ottobre 2018 –, chiamato da Alfio Giomi, La Torre ha innestato una nuova marcia, portando nuove metodologie e, soprattutto, chiedendo un cambio di mentalità: «Dall’io al noi, il suo mantra». 

Daniele Perboni

Lanci il primo blocco chi non è stato sorpreso dalla gran massa di medaglie raccolte (24 totali, di cui 11 d’oro, 9 d’argento e 4 di bronzo) a questi Campionati Europei casalinghi, senza contare gli otto primati nazionali (Sito nei 400/44”75, Simonelli nei 110H/13”20 e 13”05, Sibilio nei 400H/47”50, Dester nel Decathlon/8.235, Dosso nei 100/11”01, Gerevini nell’Eptathlon/6.379, e le staffette 4x400 donne/3’23”40 e mista/3’10”69).

Forse il solo Antonio La Torre in cuor suo aveva pronosticato questi numeri. Infatti, nella classica conferenza stampa in chiusura ha candidamente ammesso di aver «Ipotizzato da 15 a 28 podi», mai confessati per scaramanzia. Anche il presidente Stefano Mei, molto più ottimista del suo timoniere, dubitiamo avesse in animo di arrivare a tanto. Eppure è successo, raddoppiando il bottino di Spalato 1990, il massimo mai raggiunto. Allora si era alla conclusione di un ciclo, quello inaugurato alla fine degli anni 70 da Primo Nebiolo, e oggi? Le statistiche non lasciano dubbi: siamo di fronte ad un nuovo corso che potrebbe esser altrettanto epocale.


C’è chi fa notare che a Roma mancavano alcuni atleti dell’élite europea, mentre altri dichiarano sicuri che in un contesto mondiale non ci saremmo trovati a dominare in lungo e in largo. Tutto vero. Intanto i “nostri” erano presenti, mentre gli assenti hanno sempre (quasi) torto. E in secondo luogo i risultati tecnici non sono stati affatto deludenti. Da chi è salito sul podio a chi è finito più semplicemente in finale (ma una volta non si gridava al miracolo quando qualche maglia azzurra si piazzava fra i primi otto?) ha squadernato riscontri tecnici d’eccellenza. Poche le controprestazioni. E, soprattutto, pochissime le giustificazioni.

A chi il merito di tutto questo? In prima linea potremmo schierare Stefano Mei, che, a suo dire, ha aumentato considerevolmente (57%) il bilancio destinato al settore tecnico, con ulteriori 2,9 milioni di euro per l’alto livello e l’attività giovanile, portando poi nel “club élite” 72 atleti, dai 37 seguiti in precedenza. Da sottolineare, per dovere di cronaca, che una buona fetta di questi finanziamenti sono venuti da Sport e Salute, grazie soprattutto ai cinque ori di Tokyo 2021. Medaglie non certo frutto della gestione attuale, essendo entrato in carica, Mei, alla fine di gennaio dello stesso anno. Comunque, onore al merito per averci creduto.

Tutto questo, comunque, non basta a spiegare l’enorme crescita del movimento. Certo, molto è dovuto al fattore emulazione e alle vittorie giapponesi («Ero sul divano di casa quando ho visto Marcell vincere – ha dichiarato Lorenzo Simonelli – e mi son detto: voglio provare anch’io quelle emozioni»). Dunque? 

Dunque il motore di tutto ciò è Antonio La Torre, stimato tecnico, studioso conosciuto a livello internazionale, a sua volta, allenatore di campioni come Ivano Brugnetti, oro olimpico ad Atene nella 20 e mondiale nella 50 km di Siviglia (dopo la squalifica per doping del russo German Skurygin attesa due anni).

Da quando guida il settore tecnico –, ottobre 2018 –, chiamato dall’allora presidente Alfio Giomi dopo i deludenti Europei di Berlino che causarono anche le dimissioni di Stefano Baldini, La Torre ha innestato una nuova marcia, portando nuove metodologie e, soprattutto, chiedendo una unità di squadra e un cambio di mentalità: «Dall’io al noi” il suo mantra e “basta scuse assurde: tutti devono assumersi le proprie responsabilità, dai tecnici agli atleti”». 

Con alcuni dei suoi migliori allievi universitari ed i tecnici personali degli atleti, su un solido retroterra tecnico, ha saputo innestare alcune metodiche in precedenza mai prese in esame: l’importanza del sonno, per esempio, un vero e proprio pallino, studiato ed applicato in poche nazioni al mondo ma che ha saputo portare sensibili miglioramenti. Con il centro di medicina dello sport del CONI –, che conosce molto bene essendone stato uno dei responsabili per la preparazione olimpica –, ha iniziato una profonda collaborazione che, in pochi anni, ha dato i suoi frutti. Anche in questo caso uno degli esempi è il profondo e attento studio effettuato sugli effetti del “tempo di recupero” tra una frazione e l’altra della staffetta di marcia. I risultati ottenuto alla Coppa del Mondo di Antalya sono lì a dimostrarlo con la coppia Trapletti-Fortunato. E i tecnici degli altri paesi tutti a chiedersi e, a chiedere, che cosa si era fatto in tal senso …

La Torre ha tenuto a precisare che l’Italia può contare su una New Wave. Atleti come Simonelli, Furlani, Sito, Iapichino sono proiettati verso Los Angeles 2028, mentre altri, vedi Fabbri, hanno raccolto la sfida e sono pronti a gareggiare ad armi pari con gli statunitensi. «Guardiamo, ai Giochi di Brisbane 2032. Abbiamo una visione».

Determinato e sicuro, pronto a metterci la faccia, sempre, senza mai dimenticare i suoi collaboratori più stretti. All’inizio del mandato, in una intervista rilasciata allo scrivente, sottolineò con forza che: «Non sono un fenomeno, non è arrivato il salvatore della Patria. Cerco di applicare quello che ho in testa, supportato da una buona squadra e da un uomo come Roberto Pericoli, una garanzia. È preziosissimo, dotato di enorme pacatezza e grande lucidità nell’analizzare ogni singolo aspetto del problema». Ora a questi ringraziamenti ha aggiunto un altro nome: Tonino Andreozzi, il responsabile del settore giovanile. L’uomo che, affiancato da Stefano Baldin mise in piedi quel “Progetto talento” pensato, voluto e sostenuto dall’allora commissario tecnico Francesco Uguagliati.

Tra una quarantina di giorni Parigi sarà la prova del nove per verificare la tenuta di questa atletica azzurra che pare abbia sostituito la scomparsa Germania dell’Est. «Attenzione! – sottolinea il Direttore Tecnico – Non aspettatevi un’altra Tokyo. Quello in Francia sarà un altro sport». Sta forse mettendo le mani avanti? No, semplice realismo.

 

 

 

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