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I sentieri di Cimbricus / La curiosa storia del primo olimpionico nero

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Venerdì 31 Maggio 2024

 

william-dehart-hubbard 


W.D. Hubbard si era messo in testa di vincere le Olimpiadi e stabilire il record del lungo. Lo aveva scritto alla madre prima di partire: “Il mio obiettivo si sta avvicinando: fare il meglio per diventare The First Colored Olympic Champion”.

Giorgio Cimbrico

L’8 luglio cadranno i 100 anni del primo campione olimpico nero: William DeHart Hubbard vinse il salto in lungo a Colombes, Parigi. Il giorno prima Harold Abrahams era diventato campione olimpico dei 100 e Robert LeGendre –, uno studente di Princeton dalle profonde radici francesi e in possesso di un inglese rudimentale –, era salito sul podio del pentathlon, terzo, e soprattutto, atterrando a 7.76, era diventato il nuovo primatista mondiale del lungo.

Con una battuta che oggi scatenerebbe sdegno, Lawson Robertson, capo allenatore degli USA, disse che alla notizia Hubbard, abbandonato il puzzle che stava componendo per distrarsi, “era diventato bianco”.

Il record del mondo era la sua ossessione sin da quando, affidato a Pittsburgh al tecnico Steve Farrell (un singolare passato tra circo e attività professionistica nello sprint) era andato a ridosso dei 7.60 (i mitici 25 piedi per chi ignorava il sistema metrico). Il vertice, a quel tempo, era occupato da Ed Gourdin: nel Luglio 1921, a Cambridge, Massachusetts, saltando 25 piedi e 3 pollici (come dire 7.69) aveva migliorato dopo vent’anni un record memorabile, il 7.61 (24 piedi, 11 pollici e 3/4) che Peter O’Connor, irlandese costretto dallo status della sua isola a gareggiare per la Gran Bretagna, aveva raggiunto a Dublino il 5 Agosto del 1901.

Hubbard si era messo in testa di diventare il primatista del mondo e di essere il primo nero a vincere una gara individuale. Lo aveva scritto alla madre poco prima che la SS America salpasse da Hoboken, New Jersey, con destinazione Cherbourg: “Sto per partire e il mio obiettivo si sta avvicinando: fare il meglio per diventare FIRST COLORED OLYMPIC CHAMPION”. Le ultime quattro parole sono sottolineate, colored è sottolineata due volte.

Dopo nove giorni di viaggio, la nave attracca a Cherbourg. La destinazione è il castello di Rocquencourt, nei pressi di Versailles, dimora del quinto duca Murat, discendente del Gioacchino maresciallo di Francia, brevemente re di Napoli e fucilato a Tolentino. Gli atleti non sono alloggiati nel castello, ma in baracche costruite nel parco. Il posto è decisamente sgradito.

Il viaggio per andare a Colombes è lungo, disagevole e la pista e le pedane che trovano li lasciano stupiti e preoccupati: troppa carbonella li ha rese soffici. Ma Hubbard, che ha una grande leggerezza in volo, diventa un’attrazione e il titolo di primo tifoso è strappato da Douglas Fairbanks, sugli schermi pirata e spadaccino.

Il giorno della gara decide di cambiare scarpe: ne indossa un paio più leggere, con della gomma spugnosa sul tallone, qualcosa che ricorda la “schiuma” odierna. Nullo al primo salto, una brutta esecuzione al secondo: si qualifica per la finale ma il tallone è dolorante.

Robertson racconterà: “Non ho avuto il coraggio di dirgli di smettere”. Ed è dopo essersi appoggiato a un paio di stampelle che torna in pedana e piazza il salto buono, 7.44, diciassette centimetri davanti ad Ed Gourdin, il primatista appena detronizzato. “Avevo pensato – ricorderà –, che la sfortuna che quattro anni prima si era accanita contro Sol Butler volesse colpire anche me”. Ad Anversa Butler era il favorito ma un grave infortunio al primo salto lo tagliò fuori dalla lotta.

Centrato l’obiettivo di diventare il primo campione nero, DeHart inseguì il secondo e lo centrò quattro anni dopo a Chicago atterrando a 7.89 (in realtà 25 piedi, 10 pollici e 7/8). L’Associated Press scrisse nel suo resoconto che quel record sarebbe durato a lungo. Sbagliava: appena 24 giorni dopo, ai Trials di Cambridge, Ed Hamm, futuro campione olimpico, aggiunse un centimetro. Hubbard finì terzo con 7.30 e la condizione fisica mediocre gli fece saltare l’appuntamento di Amsterdam.

Da allora si dedicò al baseball e fondò il Cincinnati Tigers Negro Baseball e più tardi lavorò, al fianco di Jesse Owens, nella Federal Housing Administration. “Era un atleta eccezionale: avesse giocato a basket sarebbe stato il numero uno”: il giudizio è di Abe Saperstein, inventore degli Harlem Globetrotters. W.D. Hubbard che era nato nel Novembre 1903, si è spento nel Giugno del 1976.

 

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