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  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Il lato oscuro del surrealismo

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Martedì 7 Maggio 2024

 
statua

Sempre più spesso, dalle nostre parti, il surreale sbeffeggia il reale. Capita in ogni dove, dalle università alla comunicazione. E con una protervia che meriterebbe qualche riflessione. Se non avesse anche risvolti tragicamente comici.

Andrea Bosco

Cose surreali. Per dirla con Andrè Breton che firmò il “Manifesto del surrealismo”, “un pensiero, in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d’ogni preoccupazione estetica e morale”. Con queste basi Magritte, Dalì, (lo stesso Picasso), hanno regalato al mondo incomparabili capolavori. Ma questa è la parte “nobile“ del surrealismo. Quella maleodorante va in scena ogni giorno: su qualsiasi palcoscenico.

È o non è surreale che la RAI remuneri con 70.000 euro il signor Fedez (in Ferragni) per partecipare al programma della collega Fagnani (in Mentana) nel quale si finge di “azzannare” un ospite, felice di farsi (si fa per dire) “sbranare” previo cachet d’oro? Non è surreale: è solo indecente. C’era una volta la RAI: dove era un onore e un privilegio essere intervistati. Da giornalisti, come Barbato, come Biagi, come Zavoli, che avrebbero rifiutato di interloquire con soggetti che per sedersi in poltrona con un microfono addosso avessero preteso di venire pagati.

IN SALSA WOKE – A Trento l’ateneo ha deciso che d’ora in avanti ogni rettore sarà definito “rettrice“ in omaggio alla moda woke che vede nel patriarcato (vero o immaginario) la radice di ogni male. A Trento non infrequentemente il surreale ha calpestato il reale. Se è vero, come è vero, che quell’Università ha prodotto anche i Renato Curcio. Io ero a Padova (dove officiava Toni Negri) quando certi “pifferai“, incantavano.

Consiglierei di non sottovalutare quanto sta accadendo nelle università di mezzo mondo con le proteste pro Palestina. Le università USA, soprattutto, nelle quali ogni anno (dai paesi islamici) vengono riversati fiumi di denaro. Nel famoso stato “chiave“ per le elezioni presidenziali americane, l’Ohio, il candidato Biden “trema“ nel prendere decisioni, per la notevole presenza di immigrati musulmani di prima e seconda generazione. Una graticola per Biden la vicenda mediorientale, considerato che la lobby ebraica negli USA è a sua volta potentissima. E in grado di condizionare economicamente il paese.

La portavoce degli occupanti l’Università di Bologna è stata esplicita: nessuna condanna di Hamas, ma totale condanna di Israele. E sostegno ai terroristi, per una Palestina libera “dal fiume al mare“. Tradotto: distruzione e cancellazione dello stato ebraico. Si chiama antisemitismo: ed è una peste antichissima, mai debellata. Nella stagione dei miei studi universitari i nemici erano gli “amerikani“. Molto più di quanto non lo siano oggi. Si protestava, si occupava, si faceva l’amore in ateneo con le compagne di corso, si faceva a botte con i “fascisti“ e i “celerini“. Si finiva in galera. Si indossava l’eskimo come divisa. Si chiedevano i piani di studio, un rappresentante degli studenti nel consiglio di facoltà, la mensa universitaria, il calmiere (anche allora) sugli affitti delle case, una sessione in più di esami, la presenza dei “baroni“ che raramente si presentavano in aula, la fine dello sconcio della sessione estiva di Bressanone, speculazione che impoveriva gli studenti e arricchiva docenti e locali albergatori.

Scoprimmo (chi tra di noi volle togliersi la benda dagli occhi) che c’erano i sobillatori, gli agitatori di professione, i fuori corso manutengoli dei partiti. Noi ballavamo come i sorci di Hamelin, senza renderci conto che sotto le ceneri, la brace ardeva. E che con la richiesta del 18 politico, anche le P38 cominciavano ad essere oliate. Oggi i nemici sono gli ebrei. Con una inaccettabile equazione: sionismo = fascismo. Siamo ad un passo dal baratro. Non saranno gli studenti ad impedire a Israele di entrare a Rafah. Non sarà Biden. Non sarà l’Europa. Solo Hamas può mettere fine a questa carneficina evitando di tenere in ostaggio oltre che (quanti sono ancora vivi?) gli israeliani anche i palestinesi: scudi umani che per Hamas sono solo carne da sacrificare.  

STORIE DI LODEN – Surreale appare che intere pagine di giornali siano ancora dedicate al “loden di Mario Monti“. Ha spiegato Chiara Berie d’Argentine, bravissima collega, che fu lei su La Stampa a segnalare per prima, la cosa. Avendo Monti firmato con la lacrimante professoressa Elsa Fornero il provvedimento relativo agli “esodati“,   l’intervista di Aldo Cazzullo avrebbe meritato sul tema qualche riflessione. Ma il loden del professore fa più audience. Come a suo tempo le scarpe con “rialzo“ di Berlusconi. O il cashmerino del “compagno“ Bertinotti.

C’è una magnifica trasmissione RAI su un canale dedicato, “Tutti frutti”, che parla con competenza di arte e cultura. Ho visto uno speciale dedicato a Radio Caroline, la radio pirata che trasmetteva fuori dalle acque territoriali inglesi (dal 1964 al 1968) musica fantastica. E mi è tornato in mente quando, anni Sessanta del secolo scorso, nell’Istituto nel quale studiavo, alla sera dopo la “ritirata“ ascoltavamo clandestinamente Radio Luxembourg dove folleggiava il rock con titoli che in Italia sarebbero arrivati molti mesi (se non anni) dopo. Avevamo una orchestrina (io non suonavo) dove faceva magie con le bacchette, alla batteria, un compagno di Napoli. Una sera ascoltiamo Let there be drums di Sandy Nelson. Bonetti (così si chiamava il mio compagno) memorizzò le note, e ne fece una versione quasi simile all’originale. Il fatto è che poi gli educatori non ne volevano sapere di farcelo suonare. Troppo rumoroso. Ma alla fine riuscimmo a presentarlo alla serata di fine anno nel teatrino dell’Istituto. Ovviamente con grande successo.

MORIRE PER KIEV? – Altro capitolo: Putin sta vincendo in Ucraina. Colpa degli europei e degli americani. Che gli aiuti militari li hanno concessi a rate. Ora l’Europa vuole “armarsi“. Ora l’Europa ha capito che Putin, dopo l’Ucraina, la Crimea e la Georgia, potrebbe rivolgere le sue mire ai paesi baltici. Morire per Kiev? I pacifisti alla Santoro spiegano che “si vis pacem, para pacem“. Ma non funziona così. Se vuoi la pace devi preparare la guerra. E’ la storia a dirlo. Altrimenti funziona sempre come nella celebre fiaba: “superior stabat lupus“. Si chiama “deterrenza“ e per decenni ha consentito una guerra “fredda“. Fatta di spie, di assassinii, di schifezze politiche e militari, senza mai peraltro che si mettesse mano né da parte statunitense, né sovietica, all’arsenale atomico. La diplomazia può arrivare fino ad un certo punto. Puoi “ingoiare“ che uno ti nazionalizzi una azienda dalla sera alla mattina, di fatto espropriandola. Ma tutto non puoi ingoiare. Nel mondo surreale che ormai ci circonda, però, tutto è possibile: anche che un generale con il quale non prenderesti un caffè a causa della sue nauseanti idee venga proposto per il Parlamento Europeo. O che parimenti, candidata sia una pluri-pregiudicata, accusata di violenze, in carcere in Ungheria in attesa di giudizio.  

CHE PALLE, VOI UMANI! – “Qui è Voyager-1: mi sentite?”. La sonda viaggia nello spazio da 47 anni. Ne ha passate di tutte i colori (persino un cielo di asteroidi nel quale è difficile sopravvivere), ma ha sempre continuato a navigare. Ogni tanto tace. Una volta lo ha fatto per lungo tempo. Fino a quando un centro di ascolto in Spagna non ha intercettato il suo segnale. Sembrava impossibile, invece era lei: l’inossidabile vecchietta spaziale. Stavolta non si faceva sentire dal 14 novembre dello scorso anno. Ma pochi giorni fa, ecco la comunicazione della NASA: “Voyager-1 sta restituendo dati utilizzabili sulla sua salute e sullo stato dei suoi sistemi”.

Oggi Voyager-1 viaggia a 24 miliardi di chilometri dalla Terra. Una cifra che ti viene il mal di testa solo a scriverla. Ogni volta che da Pasadena comunicano con Voyager il messaggio per arrivare ci mette 22 ore e mezza. Il vero problema è che l’hardware di Voyager è stato progettato nel 1965: in Vietnam c’era la guerra. Insomma è anzianotto. Le sonde che furono lanciate erano due per poter sfruttare l’allineamento dei pianeti che avviene ogni 176 anni. Facile che nel suo diario di bordo Voyager-1 abbia annotato: “Ho visto cose che voi umani, eccetera”.

Del resto la “vegliarda“ è transitata nei pressi di Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Pensare che la missione sarebbe dovuta durare solo 4 anni. Ma gli ingegneri dell’epoca fecero un lavoro incredibile, visto che Voyager finora è sopravvissuta a qualsiasi tipo di radiazione. L’ambizione della NASA è di far “durare“ la sonda fino al 2030 e magari oltre. Poi tutto dovrebbe spegnersi. Condizionale d’obbligo. Cosa sta cercando Voyager? Sta cercando specie aliene. Anche quando ogni suo congegno dovesse disattivarsi, a bordo un disco d’oro dovrebbe aver registrato ogni minuto della sua vita. E quel disco fatto di materiale inerte resistente è in grado di durare per un miliardo di anni.

Nel disco ci sono 115 immagini della Terra e dei suoi abitanti, 90 minuti di musica, da Bach a Chuck Berry, suoni della natura e saluti in 55 lingue. Fin qui la cronaca. Fossi Asimov, immaginerei che Voyager-1, stufa di vagare nell’universo e dopo aver immagazzinato tutti i possibili dati su pianeti, raggi solari e perché no, alieni di vario genere, faccia rotta verso casa: direzione Terra. In fondo è quello che accade al protagonista de Il pianeta delle scimmie: viaggiando nel tempo, la Terra, che nuovamente lo accoglie, è profondamente cambiata. Gli uomini l’hanno distrutta e le scimmie che la governano hanno ridotto (legge del contrappasso) gli umani in schiavitù. Visto che possiede una mente superiore, garantito che Voyager-1 tornata nell’atmosfera terrestre, trasmetterebbe: “Che palle, voi umani!“

SPUNTA L’INTRUSO – Lo sport: questo “intruso“ a Duribanchi (non è vero: per la leggenda di Ocsi ho ricevuto complimenti e ringrazio). Dunque la notizia del giorno è che (probabilmente) oltre a Hamilton, la Ferrari metterà sotto contratto il progettista mitologico della Red Bull: come prendere Messi o Cristiano Ronaldo. Per cercare di non arrivare costantemente dietro a Verstappen (o a Norris). La seconda notizia è che Sinner (guai all’anca) si è fermato. E allora tradimento: di Madrid chi se ne frega, del Roland Garros, anche. Ma agli Internazionali di Roma non puoi mancare caro Sinner, là dove presenzia Malagò, assieme agli ottimati capitolini (politici compresi). E adesso come la mettiamo con i selfie? Per fortuna il giovanotto ha la testa sulle spalle e se ne sbatte di queste miserie. Auguri per il futuro.

È stato ricordato il Grande Torino: un calcio, quello odierno, che avrebbe fatto vergognare Loik e Mazzola. Loro erano uomini veri, adorati dai battilastra della Bertone che – spiegava Giovanni Arpino – da come “suonava“ il pallone calciato sapevano dirti se la pedata era stata di Valentino o di Castigliano. Oggi il governo vuole congedare la Covisoc (che troppe ne ha combinate e tollerate) creando un organismo indipendente. Vuole, il governo, mandare a casa chi non rispetta le regole, impedendo a chi non ha i conti in regola, di iscriversi ai campionati. A qualcuno saranno fischiate le orecchie? Come si dice “sì“ in cinese? Si dice “Shì de“.

Segnalo che dal Paradiso dei Calciatori, l’immenso Garrincha ha querelato un sito che ha definito un portoghese il “nuovo Manè“. Mentre il basket italico si godrà in poltrona le coppe europee, il calcio nostrano con l’Atalanta e la Fiorentina qualche speranza continentale può ancora coltivarla. Non credo con la Roma sconfitta per 0-2 da Xabi Alonso e che difficilmente potrà recuperare.

Basket NBA: Celtics o Denver? In finale dovrebbero andare loro. Boston martella da tre. Il basket è cosa diversa, ma ormai la moda è questa. Personalmente preferisco (pur tifando Celtics) il basket di Denver, nonostante Minnesota sia andata a “schiacciare“ in gara-1 in casa sua. Tiro da tre che ha contagiato anche il basket femminile. La Reyer di Mazzon, prima in regular season (a proposito, eliminata a sorpresa la Virtus) fa tirare da dietro l’arco Kuier che con il suo 1.96 dovrebbe fare la voce grossa sotto ai tabelloni. Soddisfazione per Matilde Villa che è stata scelta al terzo giro del draft e andrà in WNBA. Potrebbe giocare poco. Ma ha talento e se scenderà in campo si farà onore.

Infine Juventus: meglio non approfondire. “Ha da passà ‘a nuttata“ dice sempre un mio caro amico siciliano, che ama la poesia partenopea. Il pericolo è che la notte sia “senza fine”. Storiaccia western del 1947 con Robert Mitchum diretta da Raoul Walsh.

 

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