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I sentieri di Cimbricus / Tamburi lontani dall'atletica USA

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Mercoledì 5 Luglio 2023

 

hayward field 

Fari accesi sui campionati americani, aperti a professionisti e dilettanti (studenti della NCAA) ma tecnicamente non Trials: si promettono responsi torridi e sfide senza appello nello sprint e negli ostacoli. Non solo per buongustai.

Giorgio Cimbrico

Ancora a Eugene, diventata sede fissa, culla, incubatrice dell’atletica americana o USATF, usando uno di quegli acronimi che loro amano tanto. E tamburi lontani per l’abissale distanza oraria: le albe possono esser piacevoli quando regalano lunghe collane di risultati. L’atletica americana è rigogliosa tra marzo e giugno quando, con l’apporto della schiera di africani e di caribici (ma meno di una volta) le fasi e le finali NCAA offrono responsi a cui si fatica a credere. Ma saranno davvero elettronici quei tempi? ma sarà davvero +1,9 il vento? L’esperienza ha consigliato a usare la prudenza e la tara.

Ora, tra poco (dal 6 al 9 Luglio), i campionati americani, aperti a professionisti e dilettanti (gli studenti), tecnicamente non Trials (l’etichetta spetta solo alla formazione della squadra olimpica), ma momento di selezione per quelli che andranno a i Mondiali di Budapest.

Per profondità di risultati degli iscritti e delle iscritte, il meglio nelle gare veloci che a Eugene per via del vento possono essere velocissime. Una ventina al via dei 100H ha un personale sotto i 13”0, appena qualcuna in meno sotto gli 11”0 nei 100, l’ultimo “accepted” nei 100 ha 10”19. Nessun’altra distanza o specialità si avvicina, a parte il peso uomini: con 21.80 si rischia di “non fare” la squadra, come dicono loro.

I 100 sono interessanti: in Finlandia, a Kuortane, posto da giavellotto, Cravont Charleston ha … ballato in 9”90. Non è stato uno sparo nel buio: a Walnut aveva già corso in 9”91 cedendo per due centesimi al 21.enne giamaicano Akeem Blake, erede di Yohan e di Usain Bolt.

L’americano più veloce, per il momento, è stato Fred Kerley, 9”88 a Yokohama, ma il texano per Budapest ha una wild card e si concentrerà sui 200, Un centesimo meglio di Charleston ha fatto Piaj Austin nella città che porta il suo cognome, sede delle finali collegiali e un centesimo peggio Christian Coleman, nelle immediate vicinanze di Charleston.

Coleman, che dopo aver pagato il suo debito con la società atletica, sembra soffrire la distanza piena ha corso in 9”78 a Bermuda, con forte vento alle spalle e qui entra in scena Noah Lyles che quel giorno, dai 30 ai 100, offrendo fotogrammi accelerati, divorò i due metri che aveva beccato da Coleman per cedere di un palmo: 9”80.

Noah, 34 volte sotto i 20”0, si è messo in testa di poter essere molto competitivo anche nello sprint breve e di poter puntare a due finali mondiali. Alla doppietta sarà difficile se Zharnel Hughes (il capitano, come lo chiama Bolt per la passione per il volo dell’uomo di Anguilla, allenato da Glenn Mills)) sarà lo stesso di Randall Island, 9”83, e se Kerley avrà la forma palesata soprattutto nella sua doppia esibizione a Yokohama: 9”88 e 9”91.

Lyles risulta iscritto anche ai 200 ma che si presenti al via lo diranno le ore che separano dalla camera d’appello. Campione in carica con 19”31, capolista dell’anno con 19”67, potrebbe starsene tranquillo e vedere cosa combinano Kerley, il ragazzo prodigio Erriyon Knighton – 19”77 sulla curva stretta di Oslo e altre due volte sotto i 20”0 –, Kenny Bednarek e soprattutto Courtney Lindsey, 19”86 alle finali NCAA, tre quarti d’ora dopo il 9”89 nei 100.

C’è molta curiosità per vedere come andrà a finire tra la muscolata Aleia Hobbs, 10”86 a Baton Rouge dopo un inverno al fulmicotone, e la piccola texana, fuori da ogni schema, Sha’Carry Richardson, 10”57 nel vento della Florida e 10”76 a Doha.

Per chi ama tutto il resto, buone prove multiple, un’eccellente asta sia donne che uomini e la certa promozione di Yared Nuguse nella squadra per i Mondiali dopo esser diventato il secondo americano di sempre in fondo al memorabile e fresco 1500 dei Bislett.

 

 

 

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