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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Questa specie di Coppa Europa

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Lunedì 20 Giugno 2023

 

chorzow-23 

Possibile si tinga di azzurro, fatto qualche calcolo e soprattutto valutato come è arretrata l’atletica europea. Farebbe piacere, ma nulla giustifica la protervia di chi si ostina a imporre improbabili novità tecniche e organizzative.

Giorgio Cimbrico

L’Italia ha forti chances di metter le mani sul Campionato Europeo per Nazioni che non è la Coppa Europa. Ne è l’erede, dice qualcuno, sempre molto compiacente con le novità. L’importante è che, nei titoli di testa, non compaia più il nome di Bruno Zauli che, hegelianamente, inventò qualcosa di bello e di arduo. L’altro aggettivo potrebbe essere immediato. Nel senso che quando si gareggiava a sei o a otto ogni corsa era una finale e il verdetto veniva febbrilmente trascritto dagli emozionati marcatori di punti.

Sparite da tempo memorabile le semifinali, sparite anche le Leagues, sono nate le Divisions, tre, ciascuna con sedici squadre: 100, 200, 400, 800, 110H, 400H, 4x100 e 4x400 mista si corrono in due serie. La fame delle novità a tutti i costi si è mangiata la 4x400 uomini e la 4x400 donne che spesso erano scenario di lotte furibonde e decisive, specie al tempo delle tenzoni serrate tra URSS e DDR. Sparite anche queste.

La nuova formula – pardon, format – assomiglia un po’ al nostro vecchio campionato di società quando i buchi venivano riempiti in qualche modo, convocando chi era ormai fuori dal giro ma poteva dare una mano afferrando un giavellotto, provando a rimbalzare tre volte verso la buca piena di sabbia. Sperando di non farsi male.

Da appuntamento assoluto – ai vecchi tempi, terzo dopo Olimpiade e Europei quadriennali– è diventato una rassegna di medio valore, una serie B con qualche top player come usa dire oggi, disposto a collaborare con la federazione che assicura un cespite più o meno abbondante.

D’altra parte, è normale che sia finita così con quest’aria di decadenza – o di crisi di vocazioni – che si respira attorno a certe potenze sgonfiate o bandite: la Russia, ovvio, ma anche la Germania, la Gran Bretagna, la Francia. Non è che l’Europa non abbia le sue punte di freccia, anche molto acuminate, ma sono spesso frutto di movimenti piccoli (Warholm, Ingebrigtsen, Bol) o di colpi di fortuna: potevano mai immaginare all’Ik Uppsala di tesserare un giorno Armand Duplantis?

Il vecchio spirito di corpo, quello dei Capitani Coraggiosi britannici, si andato affievolendo. Un esempio: in pieno campionato a squadre, allo Slaski di Chorzow, Zharnel Hughes, 10”00 controvento quest’anno e campione europeo di 200, corre a New York, in un Grand Prix tempestato di stelle: Lyles contro Kerley è l‘attrazione principale.

Tutto sommato il CEN (il campionato europeo per nazioni) può anche essere una parentesi divertente, disinvolta, lontana dagli inseguimenti ai record, dalle doppie lepri, dall’onda di lucine verdi. Peccato che qualcuno abbia architettato delle variazioni che suonano come stecche: i quatto errori complessivi concessi nell’alto e nell’asta sono un esempio nefasto. Dopo aver superato 5.50 alla terza, non è più possibile ripetersi a 5.60 alla prova d’appello.

Le avversarie dell’Italia in ordine alfabetico sono: Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceka, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia.

La Polonia ha vinto le due ultime edizioni (con formato diverso) sfruttando il fattore campo a Bydgoszcz e a Chorzow. Due anni fa per due punti e mezzo sull’Italia che incassò uno zero nel salto in alto. Gian Marco Tamberi rinunciò all’ultimo momento e nessuno aveva pensato a una riserva.

Dopo una decisione maturata al pari di un’illuminazione Gimbo, dopo dieci mesi di assenza, ha deciso di andare a riprendersi i gradi di capitano. Dopo il divorzio dal padre e il matrimonio con Chiara (e con Giulio Ciotti, adriatico come lui), dice di essere sereno ed entusiasta come un ragazzino.

Scorrendo le liste di partenza, appare chiaro che l’Italia ha pochi buchi (i tre lanci lunghi maschili, il peso e il giavellotto femminili), può vincere molte gare (100, 200, 5000, 3000 siepi, 400H, alto, peso, 4x100, lungo donne, 5000 donne) o piazzarsi nelle zone alte. Un testa a testa con la Polonia, più forte tra le donne, molto vulnerabile nelle corse medio-lunghe.

La gara più bella è il lungo: Mattia Furlani, 18 anni, 8.44w con il vento, 8.24 senza, affronta il campione olimpico, il greco Tentoglou, lo svizzero Ehammer (decathleta con un record di 8.45, capace di pasticci proprio nella sua specialità preferita) e lo svedese Montler. E’ un bell’esame ed è inutile aggiungere altro.

La staffetta insegue un tempo sotto il 38”38 fiorentino di inizio maggio. Era venuto – appena appena – a Parigi ma era arrivata la squalifica per il secondo cambio tra Ricci e Desalu. Ora – sempre senza Jacobs che non corre una staffetta da 23 mesi – si cambia: Patta all’avvio, Tortu in seconda (frazione lunga e determinante), Desalu e Ceccarelli, l’uomo lampo delle indoor, sceso da un ridicolo 10”45 a 10”13. Aspettando le uscite di Cina, Giappone e Nigeria, consigliabile correre sotto i 38”20 per avere accesso alla nuova arena di Budapest.

 

 

 

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