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I sentieri di Cimbricus / Il primo uomo sotto i 10"

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Lunedì 5 Giugno 2023

 

hines-68 

Quando gli svaligiarono casa portando ogni cosa, compresi i due ori del Messico, mise un annuncio: “tenetevi pure tutto ma ridatemi le medaglie”. Gliele resero, recapitate in un’anonima busta.

Giorgio Cimbrico

Dopo Lee Evans, Dick Fosbury, Ralph Boston, se n’è andato un altro protagonista di Mexico ’68: Jim Hines, 76 anni, è stato il primo uomo sotto i 10”, con il vecchio e con il nuovo sistema di cronometraggio. Aveva concesso un anticipo a Sacramento, prima di salire in quota, a Messico, e centrare un record, 9”95, che avrebbe tenuto duro per quasi 15 anni, il più longevo nella storia moderna dei 100. Bolt è arrivato alla stessa durata in tre tappe successive.

Hines – cinque lettere come Bob Hayes, come Carl Lewis, come Calvin Smith – era nato a Dumas, Arkansas, era cresciuto a Oakland, California: il padre era muratore. Jim amava il baseball ma venne notato da Jim Coleman e portato in pista. Coleman venne presto rilevato da Bobby Morrow che portò Jim al primo titolo americano, sui 200 nel ’65, Quello dei 100 venne nel ’67, l’anno dell’ingresso in scena: 9”1 nelle 100 yards, 10”0 nei 100. Due record del mondo uguagliati.

L’atletica ama la definizione “giorno dei giorni”. In questo caso la data è il 20 giugno 1968, il luogo è Sacramento, l’occasione i campionati americani. Prima batteria dei 100, alle 18,30: Jim Hines corre in 9”8 ed è la prima volta che un essere umano percorre 100 metri in così breve tempo. Ronnie Ray Smith e Kirk Clayton finiscono alle spalle della Freccia dell’Arkansas in 10”0. Vento a favore, 2,8. Con brezza più sensibile, 4,7, Bob Hayes aveva chiuso in 9”9 cinque anni prima a Walnut. Quarta batteria, le 19,20: Charlie Greene e il francese Roger Bambuck eguagliano il record del mondo in 10”0. Il vento è un cm dentro la norma.

Prima semifinale, le 21,15: Jim Hines e Ronnie Ray Smith diventano i primi velocisti a varcare i cancelli dei 10”: 9”9 con vento +0,8. I cronometri dicono 9”8, 9”9 e 10”0 per Hines, 9”9, tutti e tre, per Smith.  Dietro, Mel Pender 10”0, Larry Questad 10”0, Kirk Clayton 10”0, Ernest Provost 10”0. Rilevamenti elettrici non ufficiali assegnano 10”03 a Hines, 10”14 a Smith. Seconda semifinale, le 21,20: Charlie Greene è il terzo uomo: 9”9 (10”10) con +0,88, davanti al giamaicano Lennox Miller, 10”0, e a Bambuck, 10”0, che questa volta eguaglia solo il record d’Europa.

Finale, le 23: il vento torna a soffiare oltre i 2 metri e gli uomini sono stanchi. Vince Greene in 10”0 su Hines, 10”0. Una muta formata da Miller, Bambuck, Smith e Pender finisce nell’ordine in 10”1. E’ l’ottava e ultima vittoria di Greene su Hines in una serie di 13 scontri.

14 ottobre 1968, Città del Messico, finale dei Giochi Olimpici, la prima tutta nera della storia: sino ai 50 conduce il piccolo Mel Pender, capitano dell’esercito. Hines e Greene gli sono addosso, sinché, ai 70, Hines prende vantaggio mentre una coscia del delicato Greene inizia a essere tormentata. Hines vince di un metro, 9”95, su Lennox Miller, giamaicano della University of Southern California, 10”04 (più tardi padre di Inger, 10”07, e Greene, 10”07. Sei giorni dopo, con il recuperato Greene, con Pender e con Ronnie Ray Smith, Hines corre l’ultima frazione della staffetta: 38”20, record del mondo, venti centesimi davanti a Cuba e ventitrè sulla Francia.

Appena tornato a casa, a Houston, Jim subì il saccheggio del suo appartamento: rubarono il televisore, il giradischi, i gioielli della moglie e le due medaglie d’oro. Mise un annuncio su un quotidiano: “tenetevi pure tutto ma ridatemi le medaglie”. Gliele resero, in un’anonima busta.

Passò professionista nel football, prima nei Miami Dolphins, poi nei Kansas City Chiefs senza lasciare tracce. Nella corsa con la palla appena afferrata Hayes era un’altra cosa.

 

 

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