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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Storie vissute di fantasmi e di sponsali

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Domenica 4 Giugno 2023

 

dophin 

Per il mio compleanno – sono nato il giorno delle decisioni irrevocabili, ma undici anni dopo – ho deciso di farmi un regalo: tornare a Southampton per raccontarvi come è andata nelle mie visite. Dunque, correva l'anno ...


Giorgio Cimbrico

Sono andato due volte, per il Fastnet, una regata tremenda, 608 miglia da Cowes, isola di Wight, sino a uno scoglio irlandese sormontato da un faro – Fastnet, appunto – che serve da boa, per tornare verso l’Inghilterra e il traguardo di Plymouth. Nel ’79 divenne sinistramente famosa: venne investita da una tempesta e i dispersi in mare furono quindici. Disperso significa morto.

L’unico danno di cui sono stato vittima è un’ondata improvvisa che mi ha bagnato dalla testa ai piedi mentre seguivo la partenza su un motoscafo. Danni collaterali: il nostro piccolo buffet venne spazzato via. Anche quella – era il 2007 – è stata un’edizione da ricordare: 207 su 271 barche furono costretta al ritiro. Ma non voglio parlare di vela, semmai di sistemazioni alberghiere.

Prima esperienza: il nostro drappello, invitato da Alfa Romeo (ne faceva parte anche quel buonanima di Carlo Marincovich) viene ospitato in un vecchio hotel accanto alle rovine di un’antica e scoperchiata chiesa. Una delle tante devastate dalle truppe di Cromwell?

Il vanto dell’hotel che, se ricordo bene, si chiama Dolphin, è di ospitare sette fantasmi. Alla reception viene distribuito un pieghevole che riassume storie e apparizioni. Quelli che si offrono più frequentemente alla clientela sono una sottile signora dell’età vittoriana e un monaco senza testa.

L’albergo è labirintico, può ricordare certe incisioni di Piranesi della serie “le carceri immaginarie”: rampe e controrampe di scale, corridoi silenziosi e bui. Una signora appare per un attimo svoltando un angolo. Sono troppo lontano per inseguirla e constatare la sua sparizione.

La mia stanza è grande: dà su un cortile interno lastricato. Penombra anche di giorno. Quando vado a dormire, mi assicuro di aver chiuso bene la porta. Come servisse a qualcosa: le serrature non sono un ostacolo per i fantasmi. Mi sveglio in piena notte. Come si dice nei peggiori romanzi, seduto e con gli occhi sbarrati. Il monaco c’è, c’è stato? L’aria è fredda. Mi affaccio alla finestra. Il cortile è vuoto e silenzioso.

“Dormito bene?”. Vorrei continuare con il solito repertorio letterario e rispondere con un grugnito, ma mi riprendo in tempo e dico: “Certo, sì”. Sui volti degli altri leggo qualcosa di indefinibile. Nessuno si azzarda a toccare l’argomento, a parte il solito buontempone: “Com’è andata con i fantasmi?”

Seconda esperienza, meno traumatica. L’albergo è un altro, vicino allo stadio dove giocano i Saints. Passiamo la serata in un ristorante sul porto che a una cert’ora diventa locale, piantonato da due giganteschi lituani. Bene, è ora di andare a dormire: il primo traghetto per Wight parte presto.

Armeggio con la scheda per aprire la porta (mai riuscito alla prima…) ma qualcuno mi precede dall’interno: è una ragazza in abito da sposa che, chissà perché, mi ricorda Uma Thurman in Kill Bill. “Sarebbe la mia stanza” dico. E lei, confusa: “Sì, sì, scusi”. Compare un piccolotto in smoking, con la bocca impastata (intravvedo bottiglie di birra e di champagne, sparse e vuote) che prova ad alzare la voce. Mi dà l’idea di uno che picchi duro. Se lei è la Sposa, lui è lo Sposo.

Nessun fantasma, sono molto reali. Lei è imbarazzata, lui no anche perché non mi sembra “compos sui”. Comunque, sloggiano. La domanda è: avevano già consumato prima del sì o hanno consumato nella mia stanza? Le condizioni dello sposino fanno propendere per la prima ipotesi. Il letto non è un campo di battaglia e mi corico.

 

 

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