Atletica / Dopo Pechino … il nulla

Lunedì, 15 Settembre 2008    

(gfc) Imbarazzante. Il solo termine che viene in soccorso dopo le conclusioni della riunione tecnica – tenuta nella sede federale – venerdì 12 settembre. Sul tavolo c’era l’esame dei riscontri agonistici dei Giochi Olimpici. Archiviate le medaglie della marcia (a proposito: come si può definire lo stile con il quale la presidenza della FIDAL ha assegnato “un riconoscimento economico speciale” a Sandro Damilano? Per i più curiosi, si tratta di 10.000 euro ...), anche all’insondabile presidente Arese è sfuggito un accorato “c’è bisogno di cambiamento”. Ebbene, se se ne accorto anche lui, vivaddio, siamo sulla buona strada.

Intanto le prime risultanze. Il C.T. Nicola Silvaggi ci lascia dopo quattro anni e se ne torna sui banchi di scuola. S’era visto poco e poco aveva parlato. Su quello che ha fatto, in uno sport nel quale i raffronti sono elementari, parlano a iosa i risultati. Ringraziamolo comunque e voltiamo pagina. Una pagina che resta ancora tutta bianca. I bene informati parlano di sondaggi più o meno cauti in diverse direzioni (consta che lo sguardo si spinga fino a Cuba …). Pare che lo stesso Damilano (Sandro, per intenderci) e La Torre (nome già gettonato nel 2004) abbiano cortesemente declinato l’invito. Nei corridoi di via Flaminia si fa con insistenza il nome di Vittorio Visini, un onest’uomo come pochi, di adamantina concretezza abruzzese, oggi pensionato ai Carabinieri dei quali per decenni è stata l’anima sportiva. Si vorrebbe ripartire dalla panacea della marcia, quindi: ma non si sa cosa augurare all’amico Visini. Se le voci corrispondono al vero, rimettiamoci al suo buon senso. Il fondo del barile è stato grattato in tutti i sensi. Cosa potrà fare in un ambiente di accidiosi, di tutti contro tutti, lo sa solo Dio.
    Staremo a vedere. Quello che preme sottolineare è che la faraonica spedizione verso Pechino (una cinquantina di atleti, metà dei quali senza speranza di superare il primo turno, e senza volersela prendere col solo settore della velocità) sia stata sostanzialmente un fallimento. Né bastano a riscattarla le due lucide medaglie arrivate dalla solita marcia, un mondo a parte sul quale – per fortuna – i bempensanti consiglieri federali influiscono poco o nulla. Né vale ad attenuare il giudizio la circostanza che lo stesso presidente del CONI Petrucci – proprio lui che aveva preso di petto il malcapitato Gianni Gola reo di aver riportato da Atene “solo” un bronzo e due medaglie d’oro, una delle quali nella trionfale maratona finale – in sede di consuntivo non abbia voluto infierire. Restano i fatti e le vicende e i risultati che parlano a sufficienza.
    I Giochi di Pechino costituivano il punto di arrivo del primo quadriennio di Ciccio Arese. Per l’atleticuzza di casa nostra lo si può ritenere un quadriennio in lento, ma costante, decremento. Di reclutamento, di gestione, di motivazioni, di valori, di risultati. Ben distante dai propositi, e dalla arroganza, con cui il “nuovo corso” s’era insediato all’indomani di Atene. Se problemi c’erano in partenza, tecnici ma ancora più organizzativi, essi ne escono ingigantiti. Ad ogni modo, e con buona pace di tutti, sappiamo già che alla possima assemblea l’uomo di Cuneo non avrà avversari e dovrà confrontarsi solo con se stesso. E con lui saranno rieletti tutti coloro che lo avevano dapprima designato e poi eletto il 27 novembre del 2004 (con il 91,55% dei consensi, ricordate?).
    E tra costoro, neanche a dirlo, figurerà il consigliere di matrice CUSI Mauro Nasciuti al quale competono le scelte operate in questi quattro anni nel settore tecnico.