- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Quello spiritello allegro di Luca Doncic

PDFPrintE-mail

Sabato 16 Settembre 2017

doncic 3

di Giorgio Cimbrico

Cimbricus non esce dai suoi sentieri, non vuole invadere gli sconfinati spazi elisi e eleniani del baloncesto, ma deve dirvi che da tanto non vedeva una cosa di sport che lo avvinceva e lo entusiasmava come Slovenia-Spagna. Primo perché, da inguaribile esteta, ha visto Luca Doncic (nella foto nella semifinale europea vinta contro la Spagna) e gli ha ricordato un altro mozartiano come quel buonanima di Drazen Petrovic. Rapito dagli dei, si dice e si scrive: macché, fregato da qualcosa di oscuro, appostato alle  spalle, come nelle acqueforti di Goya.

Secondo, perché gli sloveni erano spiritelli allegri e gli spagnoli mammuth sempre più ingrugnati. La prima immagine che mi è venuta in mente è quella dell’elfo arciere – Orlando Bloom – che fa secco un mastodonte con zanne da 60 pollici: citazione dal Signore degli Anelli parte II. L’elfo, naturalmente, è Doncic che ha 18 anni, gioca nel Real e che qualcuno  paragona già a Larry Bird.

Terzo perché gli sloveni, entrati nella galleria dei grandi sovvertitori, erano tutti sloveni, a parte Randolph, americano e compagno di squadra di Luca a Madrid. Non è frequente vedere uno sloveno con la pelle scura: l’antesignana in questo senso fu Merlene Ottey che diventò mitteleuropea nel meriggio della sua lunga vita in pista.

Lasciamo il basket e parliamo della Slovenia, intesa come paese, piccolo paese. La Slovenia ha 2 milioni di abitanti e misura 20.000 kmq. La Lombardia è sui 23.000. Nel ranking della Fiba è 12a, l’Italia è 35a. Nel ranking della Fifa è 55°, bassina, e l’Italia, comunque, è 17°: la mazzolata del Bernabeu è costata un arretramento di cinque caselle. Se consideriamo cos’è – purtroppo – il calcio in Italia e cosa dev’essere in Slovenia, un certo riavvicinamento è consentito.

Al tempo dell’Imperial Regio (K und K, Koenig und Kaiser), la Slovenia era vista come un luogo popolato da gente piuttosto curiosa – più o meno come gli inglesi vedono i gallesi – che vestiva in fustagno e quand’era stagione vendeva caldarroste a Vienna, Budapest e sino ai più remoti confini asburgici. Durante il crollo della Jugoslavia e lo strazio della guerra, è riuscita a evitare quegli orrori.

A occhio bisogna pensare che gli sloveni siano di buon razza, un incrocio riuscito tra gli slavi del sud e il mondo germanico. Nei 25 anni d’esistenza hanno collezionato 38 medaglie olimpiche, 23 estive e 15 invernali. Se il simbolo del paese sono tre picchi innevati, qualcosa vuol dire: per anni il simbolo, il punto di riferimento, è stato Bojan Krizaj che gareggiò al tempo di Gustavo Thoeni e sino ben dentro gli anni Ottanta, seppe impegnare tra i pali stetti e larghi Ingemar Stenmark, infilò otto vittorie in Coppa del Mondo e finì secondo in slalom ai Mondiali di Schladming, alle spalle dell’irresistibile svedese. Ora l’icona è Tina Maze, occhi da gatto e, dopo il fresco ritiro, velleità da rockstar: due medaglie a Sochi, discesa e gigante, per un medagliere che si rivelò il più ricco della storia (2-2-4) con bell’apporto, un argento e un bronzo, di Peter Prevc, punta di lancia dello sport più amato, il salto con gli sci.

Eccellenti impianti, vocazioni, predisposizione, capacità dei tecnici di trarre il meglio: mescolate il tutto e avrete la piccola Slovenia che regge la forza d’urto – e a volte ha la meglio – su Austria, Germania e Polonia, le potenze della specialità dopo il progressivo arretramento delle scandinave, Finlandia in particolare.

Non conosco il bilancio del comitato olimpico sloveno (queste sono le praterie di Luciano B), non propongo neppure un confronto con l’Italia. Dico solo che anche gli sloveni, nel loro piccolo, possono essere felici. Orgogliosi, anche.  

Cerca