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I sentieri di Cimbricus / Marcell alla difesa della corona

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Mercoledì 19 Giugno 2024

 

jacobs-turku 

“Ha scommesso su se stesso e i fatti gli stanno dando ragione. Vuole rincorrere il bis olimpico, riuscito a Carl Lewis e tre volte a Bolt il Lampo. Sembrava un’iperbole, un azzardo ma ora la sfida ha forti contenuti nella dimensione del possibile”.

Giorgio Cimbrico

Come in tutte le buone storie, cominciamo dalla fine: Marcell Jacobs da podio, Chituru Ali da finale. A Parigi. A Turku, ai Paavo Nermi Games, capita quel che non era mai capitato: nessun uomo morde un cane, in compenso due velocisti azzurri vanno sotto i 10” e il campione olimpico affibbia non più di 40 centimetri al Bolt cresciuto a Como. Singolare: l’uno e l’altro hanno un passato lacustre alle spalle.

Marcel Jacobs 9”92 (non correva così da Tokyo 2021), Chituru Ali 9”96: la luce del Nord e un vento di 1,5 sono perfetti per il ritorno di Marcell, per l’ingresso tra i grandi di Chituru che a metà gara è avanti di un palmo ma cede nella seconda parte alla progressione del campione olimpico che sta mettendo assieme i pezzi del puzzle. Ora sono vicini ad esser tutti al loro posto.

La scelta di spostarsi in Florida e la cura Rana Reider stanno dando frutti. “E questo è l’inizio di una grande stagione. Passo dopo passo, gara dopo gara miglioro e qui ho avvertito le sensazioni giuste di due impegni nel giro di poco più di un’ora”. E’ quello che lo attende nella semifinale e nella finale olimpica. Perché, dopo esser tornato a toccare il cielo con un dito, questa è la realtà: Marcel è risalito nelle zone nobili e ambiziose. Ancora un’annotazione: a Tokyo si era avvicinato con 9”95, ora è a 9”92. La difesa della corona ha contorni sempre più netti.

Prima di Turku era 31° con il 10”02 della sua seconda vittoria agli Europei, ha cambiato quota dopo la batteria in decontrazione. 9”99, ritorno sotto la barriera a 22 mesi dall’ultima volta, quando in 9”95 conquistò la sua prima euro-corona. Sino a quel momento Jacobs non aveva il severo “minimo” (10”00) per l’Olimpiade, era tra i primi 56 e non correva pericolo. Ma stare in un gruppo così numeroso non gli andava.

Una settantina di minuti dopo la batteria (Ali corre in 10”01 con 3,8 di vento illegale), i due vanno sui blocchi fianco a fianco.

Con radici materne e paterne in Ghana e in Nigeria, allenato da Claudio Licciardello, un fisico pari a quello di Usain Bolt e un paio di piedi alla Steve Lewis (49 e mezzo le scarpe), malgrado i quasi due metri Ali è il più rapido allo sparo. Jacobs lo pareggia a metà gara e da quel momento l’assetto di corsa affianca l’efficacia della fase lanciata, la rapidità nell’appoggio a terra. Ali cede per meno di mezzo metro, batte Andre de Grasse, 10”00, e diventa il secondo azzurro di sempre, dietro il 9”80 olimpico di Marcell, davanti al 9”99 di Filippo Tortu e al 10”01 di Pietro Mennea. La coppia procede a due voci “L’avevo pronosticato: sono diventato il suo fratello maggiore”. “Marcell non faceva che urlare: hai visto cos’hai fatto?”

Jacobs ha scommesso su se stesso e i fatti gli stanno dando ragione. Vuole rincorrere il bis olimpico, riuscito a Carl Lewis (in parte a tavolino, dopo la squalifica di Ben Johnson) e tre volte a Bolt il Lampo. Sembrava un’iperbole, un azzardo e ora la sfida ha forti contenuti nella dimensione del possibile: non correva così da quei 90’ miracolosi a Tokyo – 9”84 e 9”80 – e il 9”92 lo spedisce al quinto posto al mondo dietro al kenyano Ferdinand Omanyala, 9”79 ai 1800 metri di Nairobi e in sofferenza nei turni, al giamaicano Oblique Seville, 9”82, al tri-campione mondiale Noah Lyles, 9”85 e a uno sconosciuto cubano, Shainer Montoya, 9”90; appena dietro, Christian Coleman, 9”95. Ali sale in 12ª posizione, virtualmente dentro a una semifinale allo Stade de France.

Venerdì, a Eugene, via ai Trials USA, la selezione senza quartiere. Marcell avrà più di un occhio di riguardo per quel che capiterà in Oregon.

 

 

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