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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Cent'anni Primo / Viaggio nell'isola che esisteva davvero

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Venerdì 14 Luglio 2023

 

nebiolo_samaranch 


“In memoria di giorni indimenticabili. In memoria di un grande attore, che nella sua vita ha inventato di tutto, l’Universiade per riunire chi si era diviso, i Mondiali e la rivoluzione dell’atletica portandola dalla pizzeria al cinque stelle del palazzo monegasco.”

Oscar Eleni

Sdraiato sul letto diverso da quello che mi accoglie oggi prigioniero del fuoco. Mosca. Vigilia delle Universiadi che in Cina celebreranno proprio Nebiolo Primo genio da Scurzolengo. Se la mente non tradisce serata per festeggiare il compleanno di un collega meraviglioso come Gianni Romeo. Stanze russe, con tutto quello che serviva a chi spiava di spiarci. Bella comitiva, giornalisti di qualità, da Giulio Signori a Melidoni. Brindisi, abbracci, ma anche voglia di sentirsi più giovani. Goliardia e teatro.

Non so chi –, un perfido, di sicuro –, per ingannare colleghi petulanti, s’inventò la storia della morte di Giulio Onesti, divinità mai dimenticata del CONI che aveva salvato dalla voracità dei politici. La commedia dell’arte interpretata bene da quasi tutti. Se il CONI aveva perso il padre padrone, Nebiolo doveva rientrare subito a Roma e candidarsi alla successione.

Primo mangiò la foglia, divenne l’attore protagonista e il fido Cremascoli entrò in scena. Lui doveva preparare il viaggio e la candidatura. Applausi, incitamenti, anche se il collega preso in mezzo, quello che non aveva capito, nei brindisi gli si avvicinava e sussurrava: “Taci, non ti compromettere”. Lui, Primo, era al centro della scena. Grande attore, come spesso nella sua vita quando ha inventato di tutto, l’Universiade per riunire chi si era diviso alle Olimpiadi, la rivoluzione dell’atletica portandola dalla pizzeria al cinque stelle, dalle stanzette londinesi al palazzo monegasco, ai mondiali di Helsinki facendo dimenticare il grigio.

Tutti in scena, chi non resisteva e voleva ridere in libertà fuggiva sui lettoni moscoviti rientrando in scena con lacrime che sembravano vere.

Quella notte ci portò davvero nell’isola di Nebiolo, un’isola che per molti non esisteva, ma che poi scoprimmo essere davvero il mondo nuovo dove l’atletica divenne spettacolo, per la gloria e il portafoglio dei campioni e non soltanto quello. Aveva difetti, ma la sua epoca è ancora quella dell’oro e oggi, nel centenario, dovremmo almeno dirgli grazie come facemmo a Siviglia quando gli occhi di Nazareno Rocchetti che cercava di dare sollievo, con le sue mani da fisio-artista poi diventato scultore, ci fecero capire che un epoca era finita e l’invidia se lo sarebbe mangiato.

 

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