- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / L'atletica e' un grafico bislacco

PDFPrintE-mail

Martedì 5 Luglio 2022

 

benjamin 


Con ascisse e ordinate che ballano frenetiche, più calando che salendo. Anche ad Eugene potrà dirsi che si stava meglio quando si stava peggio. Ma con la concreta possibilità di riscrittura per qualche datato record.

Giorgio Cimbrico 

Impazza la caccia alle chances di medaglie azzurre, dopo il paradisiaco stordimento giapponese di undici mesi or sono, tra divorzi sull’asse famigliare, visite presso illustri traumatologi, rinunce, infortuni più o meno gravi, rifugi anticipati nelle clausura dell’Oregon alla ricerca di ali ai piedi, tentativi di reazione dopo aver imboccato una nuova strada, i 200, che può portare lontano in Europa, a rinverdire i fasti di chi non è arrivato neanche lontanamente a festeggiare i 70 anni. 

In nome del nuovo nazionalismo che poggia su pasta, burro, pancetta, tranquillanti, assicurazioni etc etc, non è di moda dare un’occhiata a quel sta capitando nella galassia delle 40 gare – e più – che porta il nome di atletica e che qualcuno si ostina ancora a etichettare come leggera. Con il mio misero telescopio di cartone e stagnola – ma le lenti sono state molate ad Amsterdam dal rifugiato Baruch Spinoza e così sono eccellenti e molto etiche – provo a tenerla sotto controllo e ogni giorno provo soprassalti, stupori, attacchi di nostalgia. E divoro, all’ora del tè, le madeleines del tempo lontano e passato, mai più ritrovato. 

L’atletica è un grafico bislacco, inattendibile. A Eugene esiste la chance di diventare campioni del mondo saltando 2.32/2.33 (non conosco la successione dell’innalzamento dell’asticella), quando il gruppo degli undici che hanno superato 2.30 –, che Dwight Stones superò quasi mezzo secolo fa –, si sarà rarefatto, per attaccare misure che negli anni Ottanta sarebbero state da piazzamento. Sempre bene fornire esempi: a Roma ‘87, trentacinque anni fa (più o meno tre generazioni), Patrick Sjöberg 2.38, secondi, senza possibilità di spareggio, Gennady Avdeenko e Igor Paklin, ucraino l’uno, kirghizo l’altro, 2.38 anche loro. Per altri esempi, consultare antichi albi d’oro. 

Un caro amico mi ha fatto osservare che il minimo – chiamiamolo ancora così – per partecipare ai 100 è 10”05, un centesimo meno del tempo di Bob Hayes a Tokyo ‘64. La velocità corre veloce, lo dice il nome stesso. E ogni anno, a questo punto della stagione, una ventina (oggi 24) hanno doppiato il promontorio dei 10”00. Gli ultimi sono il cingalese di Roma Yupun Abeykoon, 9”96, il cubano Reynier Mena e il francese Michale Zeze, 9”99, protagonisti a La Chaux de Fonds, poco più tardi, di un formidabile 200: Mena 19”63, decimo di sempre, Zeze 19”97. E Tortu 20”15. Per sua stessa ammissione, perduta l’occasione per far meglio, sui 20”00 o appena sotto. Direi che Pippo ha virtualmente superato la batteria. Ora, la semifinale. Più ispida. 

La barriera dei 13 minuti nei 5000 è stata a lungo un obiettivo memorabile. Ora la passano in tanti, e non solo dell’Africa Orientale o dall’Africa Orientale donati a USA e Canada. In compenso con 8.30 di lungo ogni traguardo è possibile. Sufficiente pensare che a poco più di una settimana dai Mondiali a guidare c’è un decathleta, lo svizzero Simon Ehammer, 8.45 nel “tempio” austriaco di Götzis. 

Va anche peggio nel triplo: senza il duo dei fenomenali Diaz (Jordan è appena diventato spagnolo, Andy risiede in Italia), un Viktor Saneyev risorto dalla tomba potrebbe reclamare un titolo che manca alla sua collezione perché Nebiolo, non ancora al potere, non aveva inventato i Mondiali. Dato per scontato che un altro protagonista della diaspora cubana, Pedro Pablo Pichardo, portoghese, è il favorito, per il resto dei piazzamenti nobili la lotta è molto aperta e include anche il piacentino Andrea Dallavalle se le condizioni fisiche saranno quelle di Grosseto e di Rieti. 

L’equilibrio regna anche negli 800 che non hanno un sicuro punto di riferimento: il giovane britannico Max Burgin sa correre from gun to tape, dallo sparo al traguardo, come dicono loro, ma i finisseur spietati non mancano, a cominciare dai francesi Robert e Tual, l’uno proveniente dal Pas de Calais, l’altro di radice maghrebina. Con il tempo di Marcello Fiasconaro, avviato al mezzo secolo, vittoria sicura. L’era dell’ariostesco meraviglioso, offerta da David Rudisha, è lontana. 

Anche nelle donne i salti sono in ribasso. Se la britannica Lorraine Ugen riuscirà a eseguire il suo complicato tre e mezzo, potrebbe anche strappare il titolo a ridosso dei 7 metri, misura che con il suo balzo più lineare Malaika Mihambo sa spesso raggiungere. A parte qualche “avventura” di Yaroslava Mahuchick, i 2.00 sono un pianeta proibito per tutte le altre e nel triplo Yulimar Rojas (che pare abbia velleità di doppiare) ha tutte le chances per mettersi in testa la corona con un metro di vantaggio sulla seconda. Il giavellotto è la prova più difficile per chi intende cimentarsi in pronostici: chi andrà a toccare i 65 metri avrà il podio assicurato e magari non solo quello.  

Qualcuno ha detto che i record datati ’88 di FloJo hanno poca sabbia nella clessidra. La pista piemontese di Eugene è veloce e Elaine Thompson ne ha approfittato per il 10”54 di meno di un anno fa, subito dopo i trionfi giapponesi, quando sui 200 si era portata a 19 centesimi dalla buonanima. Shericka Jackson ha risposto di recente ai Trials giamaicani con 21”55. 

Non capiterà ai Mondiali ma in un meeting ben organizzato: il record di Jarmila Kratochvilova, ormai vicino ai quarant’anni, può cadere in una sfida, che diventa assalto combinato, di Athing Mu, Keely Hodgkinson e Mary Moraa, la kenyana che alle selezioni di Nairobi e al meeting di Stoccolma ha lasciato il segno. 

Gli ostacoli bassi attendono l’avvicinamento di Sydney McLaughlin ai 51” e la discesa di Femke Bol sotto i 52”. “Sono pronta per uno show da offrire al mondo”, ha detto l’americana allenata da Bob Kersee, una garanzia. 

Il mezzofondo vivrà, sino all’ultimo istante, sulle decisioni di Sifan Hassaan: quali distanze sceglierà l’infaticabile etiope d’Olanda? Un suggerimento (non richiesto): eviti i 1500 della piccola killer Faith Kipyegono e punti su 5000 e 10.000: Gidey e Taye non sono sembrate irresistibili. 

Per tutto il resto chiedo un lasso (senza l’apostrofo tra la l e la a) di tempo per riflettere meglio.

 

 

Cerca