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I sentieri di Cimbricus / Una ragazza chiamata coraggio

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Venerdì 10 Giugno 2022

 

lasitskene-cio


Con la lunga lettera indirizzata a Thomas Bach e pubblicata su Instagram, Mariya Lasitskene ha rivendicato il diritto a “esistere” per sé e per gli atleti del suo paese. Ma anche ammesso la vergogna che prova verso le amiche ucraine.

Giorgio Cimbrico

Ha espresso la sua opinione e così anch’io esprimo la mia, comportamento esecrabile nel mondo d’oggi dove ogni stelo è buono per nascondersi. Chi opta per la chiarezza può essere accusato di ogni infamia. Pazienza. Per alleggerire il clima, e usando un modestissimo gioco di parole, Mariya “Kuchina” il CIO con una lettera che non è il caso di definire coraggiosa, parla soltanto dello stato delle cose. E credo che partire dal fondo sia il modo migliore per capire argomento e tono. 

“Sospetto che non avrete il coraggio e la dignità di por fine alle sanzioni contro gli atleti russi”. I destinatari sono Thomas Bach e lo stato maggiore (consiglio d’amministrazione è meglio) del CIO, sede (in continua e lussuosa espansione) in Losanna, città molto tranquilla e molto stellata quanto a hotel e restaurant

Mariya, che ora si chiama Lasitskene, è una russa che viene dalla periferia montana del vecchio impero: è nata nel Kabardino-Barkalia, uno di quei territori caucasici da sempre bollenti. Venne russificato nell’Ottocento, più o meno ai tempi di Michele Strogoff, e la lingua d’origine è di ceppo iraniano. Così come nel Daghestan, da dove proveniva il padre di Yelena Isinbayeva. Russia zarista, URSS, Federazione Russa: un atlante di etnie, ambienti, climi, un’enciclopedia di storie e di religioni. Senza voler fare l’antiamericano a tutti i costi, Topeka e Milwaukee non reggono il confronto. 

Nel 2016 Mariya venne esclusa dagli Europei di Amsterdam e dai Giochi di Rio. Al Golden Gala di Roma ne parlò e pianse. Nella lettera parla di quei momenti: “Negli ultimi sette anni non ho avuto l’opportunità di gareggiare per quattro”. La formula ANA – atleta neutrale autorizzato –, ha impedito che perdesse i Mondiali del 2017 e del 2019 (vinti, come già aveva vinto quello del ’15) e l’Olimpiade di Tokyo, vinta pure quella dalla sottile ragazza che ricorda certi volti visti in manifesti pubblicitari di un’URSS molto giovane. 

Le istituzioni sportive russe sono sempre al bando per l’affare del doping di stato, ma i salvacondotto per chi poteva dimostrare di non avere niente a che fare con esami truccati o distrutti è stato sospeso. I russi, a parte i tennisti, sono finiti nel limbo. Esclusi. 

“World Athletics usa il mio passaporto come una carta e ora lo fa su vostra istigazione. Voi preferite non sapere nulla delle opinioni degli atleti russi e di come vivano alla luce di quel che sta avvenendo. Voi dite che questa è una decisione per fermare una guerra e ne fate nascere un’altra. Avete anche detto che è stata presa per la nostra sicurezza e non è vero”. 

Firmato Lasitskene Mariya, così, prima il cognome e poi il nome. Non è noto se mentre la scriveva abbia pianto. 

 

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