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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Piste&Pedane / Il bello della diretta? Elena Bello' al primo -2

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Venerdì 10 Giugno 2022

 

bello 

Più d’un risultato di pregio al Go.Ga. e il secondo posto nel ranking WA dei meeting dell’anno appena dietro il Prefontaine di Eugene. Ma l’occasione di vedere riunite per la prima volta le sette medaglie d’oro di Tokyo, meritava qualcosa di più.


Daniele Perboni


Giorni e giorni di una martellante campagna stampa, cercando di preparare il pubblico ad un evento, scusate, all’evento, che avrebbe dovuto sconvolgere il globo terraqueo, ma soprattutto il cielo di questa piccola repubblica chiamata atletica. Alla fine tutto si è risolto nel giro di un paio d’ore abbondanti. Bello spettacolo, ottima atmosfera, pur in mancanza di quel brandy, tanto per citare un’antico slogan pubblicitario di quel Carosello di cui si son perse le tracce. Pubblico “caldo” e accogliente, anche se ci aspettavamo più numeri. 25.000 non son poi così tanti.

Ancora ricordiamo un cartello che girava qualche anno fa, ma allora in pista si esibiva un certo Usain Bolt. Ricordate? Scusate, ritorniamo al cartello con la scritta: 50.000 e si riferiva agli spettatori presenti. Si poteva fare di più? Forse, ma non siamo in grado di prendere posizioni. Non c’eravamo, prima, durante e dopo lo spettacolo su pista e pedane. Tutto visto in tivù, rigorosamente su mamma Rai. E poi, scusateci, viviamo ai confini dell’impero… Le notizie arrivano frammentate, anche a fatica.

Spettacolo si diceva. Bello, lo ripetiamo, tanto di cappello agli organizzatori. Forse non si poteva fare di meglio. Per quanto riguarda la repubblica azzurra a nostro sindacabile giudizio una festa riuscita solo a metà.

Attendevamo Gimbo Tamberi, con una curva di ultra solo per lui, e si è fermato ad un deludente 2.24. Ma il fresco trentenne (1 giugno) di Ancona ci ha abituato ad alti e bassi che Piazza Affari ci fa un baffo. Come sua consuetudine è stato spietato con se stesso. Nessuna assoluzione. Chiede pazienza. Diamogliela. Se la merita.

Dal mazzo è uscita la bellissima sorpresa di una donna finalmente scesa sotto la barriera dei due minuti: Elena Bellò, vicentina, grande appassionata di romanzi d’avventura. Con l’1’58”97, un crono finalmente di respiro internazionale, ha intrapreso un viaggio che, nelle intenzioni sue e del tecnico Alessandro Simonelli, dovrebbe portarla a tempi sempre più prossimi a quello che il 5 luglio 1980 a Pisa Gabriella Dorio fissò a 1’57”66, ancora oggi primato italiano. Non sarà un viaggio facile e agevole, ma le qualità della ragazza lasciano presagire ottimi risultati. Difetta un poco di lungimiranza tattica, ma quella verrà, gareggiando ad alti livelli. Vuoi vedere che, finalmente, abbiamo una mezzofondista di caratura internazionale?

Altra piacevole sorpresa è venuta dalle siepi: Ahmed Abdelwahed (8’10”29, terzo tempo all-time italiano) e Osama Zoghlami (8’11”00) hanno riportato la specialità su livelli abbandonati trent’anni or sono. Panetta, Lambruschini, Carosi sembra abbiano trovato degli eredi. La speranza, sempre l’ultima a morire, è che non si tratti di un fuoco di paglia. Tante, troppe volte siamo stati bruciati da vampate che hanno incendiato di entusiasmo gli addetti ai lavori per poi spegnersi mestamente. I rispettivi tecnici, Di Saverio e Polizzi, preparati e avvezzi a gestire cavalli di buona razza, anche in questo caso lasciano presagire una crescita iniziata qualche anno addietro ed ora giunta a maturazione, anche se il percorso non è ancora compiuto appieno.

Pur passato in secondo piano, da non trascurare la positiva prova di Yeman Crippa. In un 5000 stellare, i primi otto sotto i 13 minuti, con il successo del keniano Nicholas Kipkorir Kimeli in 12’46”33, l’allievo di Massimo Pegoretti ha colto una undicesima piazza che può anche risultare insipida, ma è pur sempre la seconda prestazione italiana di sempre (13’04”95) a pochi secondi dal suo record nazionale (13’02”26) colto in quel di Ostrava l’8 settembre del 2020. Primo degli europei che, in chiave continentale, lascia aperta la strada per il podio di Monaco di Baviera.

Applausi anche a Roberta Bruni. Mattinata dedicata alla discussione della tesi in agraria e ad inizio serata eccola eguagliare lo stagionale a 4.60, prima di incorrere in un affaticamento muscolare. 

Il resto della truppa? Mediamente risultati modesti e non in linea con quanto ci si aspettava o il battage pubblicitario aveva lasciato intendere. Onestamente la delusione più cocente è venuta dai 200 metri: protagonisti annunciati i tre superstiti del quartetto d’oro giapponese. Tortu (20”40), Desalu (20”59) e Patta 20”91). Mai stati in gara. Ma quel che più conta (o meno, a seconda da come si affronta l’argomento) sono i rispettivi risultati cronometrici.

Per chi ad inizio stagione (Desalu) ha dichiarato di voler scendere sotto i 20 secondi il crono romano non ci sembra un risultato neppure apprezzabile. È dal lontano agosto 2018, Europei di Berlino (sesto in finale con 20”13) che non migliora il personale. Anche lui, come nel caso di Tortu, lo si attende da troppo tempo su performance più che accettabili. Sinceramente per i due ai Mondiali di Eugene, stando la media di quanto ottenuto in questi ultimi anni, non vediamo prospettive migliori di un ingresso in semifinale. Vero che la maggior parte dei velocisti sta andando piuttosto “piano”, ma verrà il momento e allora…

Patta? Chissà chi lo sa.

Sintesi finale? Buoni, anzi ottimi interpreti, per una manifestazione europea, come ha più volte onestamente dichiarato anche il CT La Torre. Il resto del mondo è, ancora una volta, lontano, lontano nel tempo e nei centimetri.

 

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