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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / GoGa: tocchera’ a Pippo reggere il cartello

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Mercoledì 8 Giugno 2022

 

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Sarà o meno l’atletica la sorella minore del calcio, ma conoscendo i gusti e le tendenze del pubblico e – in particolare –, di quello romano, la gara che finisce nel centro del mirino di domani, molto presto all'Olimpico, saranno proprio i 200. 

Giorgio Cimbrico

Senza Marcell Jacobs, in recupero dopo l’infortunio di Savona (con nuovo rassicurante controllo odierno), senza il duello tra i fraterni amici Gian Marco Tamberi e Mutaz Essa Barshim (il qatariota vuol preparare l’assalto al terzo titolo mondiale consecutivo nel luogo dove, sette anni fa, ha portato i suoi pochi chili oltre 2.41), tocca a Filippo Tortu la parte più impegnativa all’interno di un cast azzurro molto numeroso, un coro da 36 elementi. 

I 200 sono nel futuro di chi continua a professarsi convinto centometrista e che, ad attempati suiveur, desta più il ricordo della calligrafia di Livio Berruti che la ferocia di Pietro Mennea, che a fine mese avrebbe raggiunto il traguardo dei 70 anni. Il record europeo si avvia verso i 43 anni. 

In pista, intorno alle 20,30, tre quarti della 4x100 dell’Impresa cui attribuire l’iniziale maiuscola: Lorenzo Patta, che scattò dai blocchi per dare il cambio a Marcell Jacobs, Fausto Desalu che consegnò il testimone a Filippo che, in un lungo lampo sotto i 9”0, interpretò la parte del finisseur, anche in questo caso rinfocolando immagini memorabili: non correva al largo come Mennea a Mosca, e contro un avversario britannico? Anche in questo una maiuscola: la Rimonta. 

Pippo corre contro il trinidegno Jareem Richards, un personale sotto i 20” e un titolo mondiale sui 400 indoor, e soprattutto contro il vicecampione olimpico, Kenny Bednarek che domenica, dopo essersi cinto la fronte con un nastro dorato, non ha nascosto il disappunto per aver raccolto 20”20 sulla pista di Rabat. Oggi non sembra lontano come lo è stata la terribile banda che il sardo/brianzolo, prossimo ai 24 anni, ha dovuto affrontare a Doha, costretto per di più nella strettoia della prima corsia. 

Giocando con i parametri, Salvino –, padre e mentore –, ritiene che quel 20”41 non sia lontano dal 20”11 di Nairobi: 1800 metri di quota e un vento di due metri a favore hanno avuto il loro peso nella conquista del secondo posto nella lista italiana di sempre. Tirando le somme, ma senza riuscire a ottenere una confessione, c’è in ballo un tempo attorno ai 20”20. La finale di Eugene non è agevole, quella degli Europei assicurata, e con prospettive piuttosto interessanti. 

Molto belle gare propina l’Olimpico, alcune eccellenti: i 200 con Elaine Thompson, Shaunae Miller, Dina Asher Smith e la pre-pensionanda Allyson Felix; gli 800 con la biondina britannica Keely Hodgkinosn già molto in palla contro Athing Mu che, dice lei, in palla non è ancora; le siepi con Lamecha Girma per mettere assieme tre gare sotto gli 8’ in una settimana dopo il meraviglioso faccia a faccia con Souffiane el Bakkali (per il romano Ahmed Abdelwahed una chance succosa); i 100 con Fred Kerley che non ha ancora deciso cosa fare ai Trials (una corsia è andata in sorte al gigante Chituru Ali); i 5000 con Selemon Barega e altri scorridori degli alti ritmi; il disco con Christjan Ceh, edizione aggiornata e slovena di Clark Kent (appena entra nella gabbia, si trasforma); i 400H con Femke Bol detta “Bambi”, i 400 con l’eterno Kirani James e Gimbo Tamberi a infiammare curva e settori limitrofi. E, come si dice n questi casi, molto altro ancora. 

Con la speranza che tutto quello che verrà offerto, venga anche capito. Ricordo un Golden Gala in cui, a stadio ormai quasi deserto, Eliud Kipchoge e Silehi Sihine si sfidarono sul passo dei 12’46”. Una faccenda per intimi, culminata nel settimo e ottavo tempo di sempre. L’hop hop di Zurigo, il clap clap di Oslo erano tamburi lontani. 

 

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