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I sentieri di Cimbricus / La saga del "terzo uomo"

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Mercoledì 16 Marzo 2022

 

sacramento-100 2


Quando la terra tremò a Sacramento: per numero e densità di risultati, per la qualità e la disponibilità della pattuglia di atleti che sfidarono il cronometro. In morte di Charlie Greene è stato bello e commovente riviverlo ancora una volta.


Giorgio Cimbrico

Qualche giorno prima di toccare i 77 anni, ultima partenza per Charlie Greene, quello con gli occhiali scuri, anche se si correva di notte (“non voglio bruciarmi gli occhi quando torno sulla terra”), le fasce attorno alle cosce delicate. Gli ultimi anni non sono stati facili: tormentato dal diabete, aveva subito anche il trapianto di un rene.

Greene, nato a Pine Bluff, Arkansas, e morto a Lincoln, Nebraska, tornò da Messico con il bronzo dei 100 (Jim Hines 9”95, primo sub 10”0 della storia con crono elettronico, il giamaicano Lennox Miller 10”04, lui, in odore di stiramento, 10”07) e l’oro (e il record mondiale) della 4x100. E tutto questo capitò tra il 14 il 20 ottobre 1968. Ma il giorno dei giorni, suo e degli altri scorridori, rimane il 20 giugno di quell’anno, da rivivere minuto per minuto, volata per volata, con lo strumento del presente storico. Il luogo è Sacramento, capitale della California. Hines si presenta da co-detentore dei record delle 100 yards (9”1) e dei 100 (10”0), Charlie della distanza imperiale.

Prima batteria dei 100, verso le 18,30: Jim Hines corre in 9”8 ed è la prima volta che un essere umano percorre 100 metri in così breve tempo. Ronnie Ray Smith e Kirk Clayton finiscono alle spalle della Freccia dell’Arkansas in 10”0. Vento a favore, 2,8. Con brezza assai più sensibile, 4,7, Bob Hayes aveva chiuso in 9”9 cinque anni prima a Walnut.

Quarta batteria, le 19,20: Charlie Greene e Roger Bambuck eguagliano il record del mondo in 10”0. Il vento è un cm dentro la norma. Bambuck aveva ottenuto il permesso di gareggiare negli USA malgrado la contemporaneità del match tra Francia e Germania.

Prima semifinale, le 21,15: Jim Hines e Ronnie Ray Smith diventano i primi velocisti a varcare i cancelli dei 10”0: 9”9 con vento +0,8. I cronometri dicono 9”8, 9”9 e 10.”0 per Hines, 9”9, tutti e tre, per Smith. Alle loro spalle, Melvin Pender 10”0, Larry Questad 10”0, Kirk Clayton 10”0, Ernest Provost 10”0, ma molto dubbio. Rilevamenti elettronici non ufficiali assegnano 10”03 a Hines, 10”14 a Smith.

Seconda semifinale, le 21,20: Charlie Greene diventa il Terzo Uomo: 9”9 (10.10) con +0,88, davanti al giamaicano Lennox Miller, 10”0 (famoso per correre con la maglietta della salute e più tardi per aver partecipato alla venuta al mondo di Inger) e a Bambuck, 10”0. Ma questa volta il francese eguaglia … solo il record d’Europa.

Finale, le 23: il vento torna a soffiare oltre i 2 metri e soprattutto gli uomini non sono macchine: vince Greene in 10”0 su Hines, 10”0. Una muta formata da Miller, Bambuck, Smith e Pender finisce nell’ordine in 10”1. E’ l’ottava e ultima vittoria di Greene su Hines in una serie di 13 scontri. Ai Trials di Echo Summit, la stessa altitudine di Mexico City, cederà a Jim per quattro centesimi: 10”11 a 10”15.

Qualcuno ha definito il giorno di Sacramento la più grande festa dello sprint: lo è stata per numero e densità di risultati, per la qualità e la disponibilità di una pattuglia di atleti che non ebbero nulla da eccepire su un orario improbo. Continua a esserlo per quella magnifica patina vintage che il tempo le ha sparso addosso. In morte di Charlie è stato commovente riviverlo ancora una volta.

 

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