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Osservatorio / Quando la professionalita' e' un'opinione

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Martedì 15 Marzo 2022

 

tv


Gli appassionati di atletica hanno appreso che – dopo Ancona – anche per i Mondiali di Belgrado la direzione di RAI Sport ha “accantonato” Franco Bragagna affidando ad altri il commento delle gare iridate. Il motivo? Si ignora.

Luciano Barra

Quando sta accadendo a RAI Sport con Franco Bragagna pare essere la dimostrazione che la professionalità non vale o vale poco. Parrebbero contare altri parametri, come simpatie o appartenenze. La storia è semplice: Franco Bragagna, uno dei telecronisti di punta della RAI, dove è entrato nel 1990, senza apparente motivo è stato declassato a “numero due” degli sport olimpici e dell’atletica.

Non ha “fatto” le cerimonie dei Giochi Invernali, da lui onorate da circa vent’anni, ed è stato declassato anche a numero due nell’atletica, privandolo delle telecronache dei Campionati Indoor di Ancona ed ora dei Mondiali Indoor di Belgrado. Campionati di cui Bragagna ha raccontato dal vivo 16 edizioni consecutive.

Il motivo? Nessuno lo conosce anche perché da RAI Sport, in un momento di transizione sulla cui gestione si sa poco, nulla è trapelato. Solo per dare un esempio, la settimana scorsa avevo inviato sull’argomento un email all’attuale direttore Alessandra De Stefano, ai vice-direttori Massimiliano Mascolo, Alessandro Fabretti, Sandro Jacobini, Donatella Scarnati, Marco Franzelli e ai membri del C.d.R. Maurizio Colantuoni, Paolo Paganini e Tommaso Mecarozzi. Lo stesso email lo avevo inviato ad altri 40 indirizzi RAI a vari livelli.


Quale è stata la risposta? Zero. Nessuna risposta. Il chè sta a significare almeno due cose: primo, non avendo nessuno controbattuto alle mie valutazioni, ne deriva che, evidentemente, le condividono; secondo che all’interno di RAI Sport esiste una certa calcolata prudenza ad esporsi. Segno di una gestione poco trasparente e poco disponibile al dialogo.

Non è che io ritenga Bragagna un assoluto "fenomeno", ma è sicuramente un giornalista di punta, tanto più nell’attuale condizione della RAI. La sua telecronaca in quei magici quindici minuti del primo agosto resta fra i momenti più esaltanti della storia dello sport in RAI. Non per nulla nelle sintesi serali dei Giochi di Tokyo un serio professionista come Jacopo Volpi, accompagnato da tecnici del livello di Julio Velasco e Fiona May, ha riproposto quell’intervento almeno una decina di volte.

C’è di più. Come il suo ingresso nella rubrica “Italiani” del Corriere della Sera (12 settembre 2021), un paginone a firma Flavio Vanetti. Un riconoscimento per un giornalista RAI che ha solo un precedente, l’analoga intervista al pensionato Bruno Pizzul di due mesi prima. E se vogliamo, in tema di popolarità, si può ricordare l'esistenza del “Franco Bragagna Fan Club” molto attivo sui social da parte di duemila iscritti. Ci sono altri esempi del genere dalle parti di Saxa Rubra?

Ma ancor più a nome della sua professionalità testimoniano le 15 edizioni dei Giochi Olimpici e di non so quanti Mondiali ed Europei di atletica. Non mi pare esagerato affermare che Bragagna si colloca sulla scia di quegli illustri telecronisti RAI che hanno avuto in Niccolò Carosio e Alberto Giubilo, per finire con Giampiero Galeazzi, i protagonisti di esaltanti pagine sportive e non che sono rimaste nella memoria collettiva. Ora, come ricompensa per l’eccezionale performance di Tokyo, è stato “oscurato e silenziato” per le cerimonie di Pechino e come “prima voce” dell’atletica.

A sostituirlo pare sia stato chiamato un giornalista come Luca Di Bella, certamente bravo per servizi o interviste, ma “freddo” e poco adatto per telecronache dove occorrono calore e passione. Le sue telecronache delle cerimonie di Pechino e del Biathlon lo hanno dimostrato ampiamente. Ora viene “sbattuto” in prima fila anche in atletica, per un confronto che risulta impietoso.

Infine non voglio credere alle insistenti voci che parlano di un intervento della FIDAL. Non penso che a RAI Sport di facciano condizionare dall’esterno. Qualora questo fosse malauguratamente vero, pur con tutti i dovuti distinguo, ricorderebbe il famigerato “editto bulgaro” – attribuito al presidente del consiglio del 2002 – che portò al siluramento di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Ciò detto, spero proprio che Bragagna trovi il modo per tutelarsi e che a RAI Sport si ristabiliscano presto le dovute gerarchie.

Ovviamente – ma credo sia superfluo rammentarlo – resto sempre in attesa di una risposta dai maggiorenti della RAI. Ma arriverà mai?

 

               

 

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