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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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I sentieri di Cimbricus / Variazioni sul tema: atletica o surrealismo?

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Mercoledì 29 Dicembre 2021

long jumper 

Dramma ed eccitazione: i postulati per un’atletica, direbbe Petrolini, più bella e più grande che pria. Come se non avessimo vissuto drammi o non fossimo stati attraversati dalla corrente dell’eccitazione in lunghi anni di pellegrinaggio.

Giorgio Cimbrico

Un vertice della Wanda Diamond League, al quale hanno partecipato manager, organizzatori, rappresentanti delle tv e degli atleti, ha partorito una riforma della Final 3 che altro non è che quella delirante invenzione (stronzata?), in forza della quale chi, per paradosso o iperbole, avesse centrato il record del mondo in uno dei primi cinque turni poteva perdere la gara se nel salto o nel lancio supplementare avesse avuto la peggio con uno o entrambi gli ammessi alla sunnominata Final.

Un esempio? Il risultato del peso al Golden Gala fiorentino di quest’anno: primo Tom Walsh 21.47, secondo Armin Sinancevic 21.60, terzo Leonardo Fabbri 21.70. Essendo metri e non secondi si può concludere che il mondo andava alla rovescia. Quel risultato mi ha fatto venire in mente quel quadretto di René Magritte che rappresenta una pipa. Titolo: “Questa non è una pipa”. Atletica e surrealismo?

Andava alla rovescia, perché il consesso ha portato dei cambiamenti. Quello più saggio – o solo molto normale – prevede che per la classifica finale si terrà conto della miglior misura ottenuta, in qualsiasi turno essa sia venuta. Meno male.

Non resta che elencare le altre variazioni: nei primi tre turni di salti e di lanci coloro che sono in possesso dei migliori risultati stagionali salteranno/lanceranno per primi e non per ultimi; l’ordine di salto/lancio per il quarto e quinto turno sarà stabilito dalla classifica provvisoria, e anche in questo caso in ordine decrescente, dal migliore al peggiore.

A questo punto, ecco la Final 3 che, in nome del dramma e dell’eccitazione, prevede che tutto il resto delle competizioni si fermi per la costruzione di un momento thriller al quale dovrà dare un contributo chi crea lo spettacolo e chi produce le immagini. Per fortuna tre salti o tre lanci non portano via molto tempo – a meno di contestazioni sulla battuta o sull’atterraggio del giavellotto – e non andranno a portare sconvolgimenti in programmi orari piuttosto densi, serrati. Nel malaugurato caso venga dato il via ai 5000, si può sempre ricorrere alla safety car.

Dramma ed eccitazione sono gli antidoti a quell’elemento temuto da chi vende e compra lo sport: la noia. Dopo sessantun anni passati a guardare l’atletica, dal vero o in tv, non mi sono mai annoiato. E un gruppo di fidati amici la pensa come me. Chi si annoia può fare qualcos’altro: scalare il monte Taigeto, collezionare farfalle, affidarsi all’amico più fidato, lo smartphone.

Non è il caso di riesumare vecchie e nuove riforme che, per via della noia, hanno investito, tanto per fare due esempi, tennis e pallavolo, o di sottolineare un progressivo arruffamento dei regolamenti e un proliferare sempre più spietato di eventi molto rinunciabili.

Semplicemente, nel caso della Diamond League così riformata viene negato il diritto di un ultimo salto, di un ultimo lancio a chi, dopo cinque turni, è tra la quarta e l’ottava posizione. E, chissà, potrebbe far saltare il banco. Quello sì che è dramma, quella sì che è eccitazione.

 

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